“Servire i poveri è nel Vangelo, non è comunismo”, ha detto ieri papa Bergoglio per rispondere ai suoi critici. Dimenticando di dire che il comunismo è stato il peggior nemico dei poveri. E dimenticando che nel Vangelo c’è scritto che anzitutto bisogna servire Dio.

Gesù non vara un partito, non si occupa di elezioni e di politica, ma del Regno dei Cieli. Dei poveri Cristo parla in modo diametralmente opposto a Marx e Lenin, che non a caso detestavano il cristianesimo. Il magistero bergogliano è confusionario e genera confusione.

Secondo una ricerca della Doxa negli ultimi cinque anni, che corrispondono al pontificato di Francesco, il numero di fedeli cattolici in Italia è crollato di quasi otto punti percentuali (il 7,7 per cento).

Ma papa Bergoglio non sembra preoccupato di questa catastrofe spirituale (anzi, continua a colpire duramente gli ordini religiosi più ferventi e con più vocazioni cosicché si aggraverà tale crollo).

Ciò che lo preoccupa sembra essere il crollo del numero di migranti da quando al Viminale è arrivato Matteo Salvini , il quale peraltro sottolinea che la fine delle partenze dei barconi, significa il quasi azzeramento del numero di morti nel Mediterraneo.

Per Bergoglio i migranti rappresentano una specie di dogma di una nuova religione sociale, modello Teologia della liberazione. Con lui il cattolicesimo pare progressivamente sostituito da una religione globalista, comunisteggiante, tutta mondana, politically correct, non soprannaturale, tanto che nei giorni scorsi (sul tema dei rom) Bergoglio ha meritato addirittura un tweet di entusiastico appoggio da George Soros  in persona.

C’è chi lo ha definito “il Vescovo di Rom” , anziché “il Vescovo di Roma”. Ma anche “Vescovo di Romadan”.

Infatti i musulmani sono così felici di questo smantellamento del cattolicesimo  che gli hanno dedicato il Ramadam. Cito da “Vatican news” un titolo eloquente: “La festa di fine Ramadan, in Italia, per la prima volta dedicata a papa Francesco”.

Bergoglio raccoglie dunque il plauso di laicisti, islamici, comunisti, atei, miscredenti e mangiapreti. Mentre i cattolici, sconcertati, sempre più spesso decidono di avversare pubblicamente la politica bergogliana proprio sul suo dogma fondamentale: l’immigrazione.

E’ accaduto, in Italia, con le  elezioni europee del 26 maggio, per le quali papa Bergoglio  si era così ostinatamente schierato contro Matteo Salvini da essere indicato dalla Sinistra come suo simbolo e leader.

Proprio in queste elezioni si è avuto il boom del voto cattolico per la Lega che oggi – secondo i dati di Ilvo Diamanti (pubblicati ieri da “Repubblica”) – è il primo partito dei cattolici italiani. E il loro consenso a Salvini è cresciuto enormemente negli ultimi mesi, in concomitanza con la sua demonizzazione da parte dei media bergogliani.

Lo scontro interno alla Chiesa riemerge in queste ore per una vicenda surreale. E’ noto che con Bergoglio il Natale, più che l’Incarnazione di Dio, è diventato la festa del “Gesù migrante” (mai stato migrante). La Pasqua, più che la resurrezione di Cristo, celebra oggi la pace nel mondo e l’accoglienza del migrante.

Adesso Bergoglio, indispettito per la cocente sconfitta subita nelle urne, sembra usare a scopo politico anche la festa di Pentecoste che si celebra oggi. Pare impossibile strumentalizzare a fini politici la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e su Maria, nel cenacolo di Gerusalemme, una festa che rimanda al mistero di Dio e all’eternità. Eppure lo fanno.

I vescovi del Lazio – su ovvia spinta di Bergoglio – hanno preso a pretesto la Pentecoste per scrivere una “Lettera ai fedeli”, da proclamare oggi in tutte le chiese della regione, proprio sull’accoglienza ai migranti.

Per capirne il tono riporto il titolo che ha fatto “La Bussola quotidiana”  (un sito cattolico non allineato): “Proclama immigrazionista a messa, preti laziali coscritti”.

Il sito definisce tale lettera “politicamente strumentale e quindi illegittima. Molti preti si interrogano se disubbidire a una violazione del genere: ‘Ho dato la vita per Cristo, non per un partito’ ”.

Più avanti la “Bussola” (che peraltro non ha simpatie leghiste) lo giudica “un documento veramente singolare, che sembra collocarsi a metà strada fra una forma di autolesionismo e l’ingerenza partitica”.

Il commentatore Marco Tosatti scrive ancora: “Sembra che molti parroci abbiano il buon senso di non leggere questo manifesto pro PD  nel corso della messa. Anche perché correrebbero il rischio di avere dei fedeli che si alzano in piedi e ricordano loro che in chiesa non si fa politica, e non si leggono documenti partitici”.

In effetti sull’account Twitter della diocesi di Roma, dove viene lanciata l’iniziativa, i commenti sono indignati. Uno è lapidario: “Documento squisitamente politico”.

Beatrice Leoni commenta: “Speravo fosse una notizia ‘esagerata’, al limite che la lettera esistesse, ma non (ci fosse) l’intenzione di leggerla durante le Messe.Per quanto mi riguarda mi alzerò ed uscirò alla lettura della citata lettera. A quanto pare non basta il Vangelo, ma il di più, si sa, viene dal Maligno”.

Antonio commenta sconsolato che “hanno snaturato anche la Pentecoste”. Una certa Piperita Patti conclude: “questo papa è eretico”  (sull’account della Diocesi di Roma).

Fabrizio Brasili ricorda l’insegnamento di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, del tutto diverso dall’attuale.

Cristina chiede ironicamente ai vescovi: “L’incoraggiamento a pregare, a evangelizzare e a non peccare l’avete poi messo nell’allegato?”

Maria scrive: “Prima fate stare bene quelli di famiglia nostra, quelli che vivono nelle macchine, quelli che non hanno lavoro, quelli che non vengono assistiti. Poi potremo volgere lo sguardo allo straniero che ha documenti, che voglia lavorare, che non stupra, non uccide e rispetta le leggi”.

Un certo “Trovo lavoro” è drastico: “Buffoni. Fondate un partito piuttosto. Così vi contiamo”. Memedesima scrive sconsolata: “Ma dobbiamo andare a messa fuori dal Lazio per non sentire strumentalizzazioni politiche? Ma cosa sta succedendo alla Chiesa?

Sangarre invita i vescovi a meditare “seriamente” sul Vangelo: “Siete immersi nel mondo caduco e transeunte tanto da non rendervi nemmeno più conto di chi parli davvero la Scrittura. E a chi”.

Zot scrive ai vescovi: “Direi che siete solo un filino eretici”. Poi riporta una pagina di Giovanni Paolo II, che definisce “vero papa”, il quale rimandava “alle autorità pubbliche” il “controllo dei flussi migratori”. Papa Wojtyla scriveva: “L’accoglienza deve sempre realizzarsi nel rispetto delle leggi  e quindi coniugarsi, quando necessario, con la ferma repressione degli abusi”.

Luca cita il cardinale africano Robert Sarah e scrive: “Il card. Sarah sostiene la lettura fedele delle Sacre Scritture: ‘Dio non vuole le migrazioni… Non possiamo accogliere i migranti in occidente, le persone vanno aiutate nei loro paesi’”.

Un altro richiama il Catechismo: “L’appello all’accoglienza e all’immigrazionismo viola il Catechismo  secondo cui i pastori della Chiesa non possono intervenire direttamente nell’azione politica e nell’organizzazione della vita sociale”.

In effetti il n. 2442 del Catechismo che egli riporta recita: “Non spetta ai pastori intervenire direttamente nell’azione politica e nell’organizzazione della vita sociale. Questo compito fa parte della vocazione dei fedeli laici, i quali operano di propria iniziativa insieme con i loro concittadini”.

Lucilla chiede: “è possibile parlarci di Cristo e lasciare fuori della Messa la politica?”. Un altro aggiunge: “State distruggendo un’eredità millenaria di spiritualità”. Cicnus spera “che Dio abbia pietà” di questi pastori e prega “per la loro conversione”.

Anna Rota osserva:Che tristezza una Chiesa ridotta ad una Onlus… Il Cielo non perdonerà questa blasfemia”.

E Lorenzo Stecchetti: “Anche la solennità di Pentecoste è occasione per voi per fare politica, anziché parlare di Cristo. Vergognatevi”.

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 9 giugno 2019

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