Si leggano attentamente queste righe (e mi scuso per la lunghezza della citazione): “Perché come Paese contiamo poco o niente? Una delle risposte è venuta questa settimana nella stretta di mano tra Putin ed Erdogan all’inaugurazione del Turkish Stream, il simbolo del fallimento della nostra politica estera nel Mediterraneo e in Libia. Quel gasdotto con il nome di South Stream doveva costruirlo l’italiana Saipem non Erdogan ma fu bloccato da Europa e Stati Uniti per sanzionare la Russia sull’Ucraina. Peccato che alla Germania in questi anni sia stato consentito di raddoppiare il North Stream con Mosca e alla Turchia, riottoso membro della Nato, di raggiungere accordi con Putin nel gas e persino negli armamenti. Dov’erano l’Unione europea e gli Stati Uniti? Hanno contribuito a bloccare i nostri interessi nazionali ma dato via libera a quelli altrui”.

L’Italia che si è fatta così mettere i piedi in testa senza difendere i propri interessi è stata l’Italia antisovranista, progressista ed europeista. E a metterle i piedi in testa furono gli Stati Uniti di Obama e della Clinton e l’Unione europea della Merkel.

Di chi è quel (sacrosanto) e impietoso proclama sovranista che avete appena letto fra virgolette? Di certo potrebbe essere pronunciato da qualche leader sovranista nostrano o trovarsi sulle pagine di “Libero”.

Prima di sciogliere l’enigma sull’autore vediamo ancora il seguito del suo ragionamento. Costui scrive che “l’Europa produce soltanto un quarto del gas che consuma e ne importa il 75 per cento” quindi “ci sarebbe spazio anche per l’Eni che produce la maggior parte del suo gas in Egitto e Libia, alla quale siamo legati dalla pipeline Green Stream”.

Dunque si può capire facilmente, anche da questo, cosa significa essere stati tagliati fuori dalla Libia. Conclusione del nostro autore ignoto: “È quasi impietoso misurare la pochezza della nostra classe dirigente con quella del passato: a Enrico Mattei gli americani avevano imposto di liquidare l’Agip ma lui la tenne in vita per fondare l’Eni che arrivò a sfidare le ‘Sette Sorelle’ (…). Senza le spregiudicate manovre di questo ex capo partigiano non avremmo neppure una compagnia petrolifera”.

Chi è che fa questa apologia di Mattei, un grande democristiano della prima repubblica che dovrebbe essere considerato il vero campione del sovranismo italiano? Quello che ho citato è un articolo uscito ieri sul “Manifesto” a firma di un collaboratore di prestigio come Alberto Negri, un bravo collega (ottimo analista di cose internazionali) che è stato per anni inviato speciale del “Sole 24 ore”.

Da notare che “il Manifesto” e “il Sole”, due giornali (apparentemente) opposti, sono entrambi ideologicamente anti-sovranisti. Ma poi c’è la realtà e, quando si considera la situazione italiana, non si può che riconoscere il disastro della desovranizzazione che abbiamo subito.

Se un Paese non difende i propri interessi nazionali, la propria sovranità e identità, semplicemente muore: le altre potenze se lo mangiano. Se un Paese si fa mettere i piedi in capo è destinato alla marginalità e alla sottomissione, diventa una preda per i voraci appetiti e i disegni egemonici degli altri.

Un altro esempio di sovranismo inatteso? Il “Foglio” (un altro giornale accanitamente anti sovranista) ieri ha ripubblicato su tre pagine il famoso discorso di Craxi sul controverso episodio di Sigonella (dove si trovò a contrapporsi al presidente Usa, Reagan). In esso il leader socialista spiegava che non c’era stato, nella sua azione, nessun antiamericanismo, ma “semplice affermazione della nostra sovranità e dignità nazionale”.

Parole che pronunciate oggi – per il “Foglio” – suonerebbero come una bestemmia. Il giornale di Giuliano Ferrara le celebra al passato, come se “affermare la nostra sovranità e dignità nazionale” fosse una cosa giusta nel passato (ai tempi di Craxi) e invece orribile oggi.

In effetti i politici della prima Repubblica – che pure non erano esenti da difetti (anche enormi) – sembrano giganti se paragonati ai nani dell’attuale classe di governo che non è presa neanche in considerazione a livello internazionale.

Ma è stupefacente l’atteggiamento dei media che hanno demonizzato il sovranismo di Salvini e della Meloni, spingendo verso la sottomissione, e poi lamentano di avere un governo inesistente nella difesa dei nostri interessi nazionali.

Eppure anche uno studioso di sinistra come Carlo Galli, col suo libro “Sovranità”, ha mostrato che proprio la sovranità rappresenta il fondamento della nostra Costituzione, proclamato fin dall’articolo 1.

Galli inizia così il suo libro: “‘Sovranità: disprezzarla, o deriderla’. Nel nuovo Dizionario dei luoghi comuni, il ‘politicamente corretto’ delle élite mainstream, sembra esserci questo imperativo. Chi fa un uso positivo di quello che era il cuore della dottrina dello Stato, luogo centrale del diritto pubblico, bene custodito nella Costituzione repubblicana e nella Carta dell’Onu, è ormai considerato un maleducato, un troglodita: è compatito con un sorriso di scherno quando non è demonizzato come fascista”.

Al contrario “la tesi di questo libro” conclude Galli “è che la sovranità è una tematica ineludibile, e che – se l’Italia non vuole sperimentare la ‘non-sovranità in un solo Paese’ – va trattata seriamente, in chiave storica e politica, e non con anatemi”.

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Antonio Socci

 

Da “Libero”, 12 gennaio 2020

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