Ho spedito a don Julian Carron tre brani. Quello di Péguy molte volte lo abbiamo letto e rilanciato al tempo di don Giussani nei confronti di quei cattolici che avevano fatto “la scelta religiosa”.

Lo ripropongo oggi come contributo di giudizio sull’attuale (triste) situazione del Movimento.Il primo, quello appunto di Péguy, è rivolto al “partito dei devoti”, cioè a quelli che pretendevano – in nome di una presunta purezza della loro fede – di non sporcarsi le mani con la realtà (mi pare sia l’attuale tentazione del Movimento, agli antipodi della sua storia):

“Poiché essi non hanno la forza (e la grazia) di essere della natura, credono di essere della grazia. Poiché non hanno il coraggio temporale, credono di essere entrati nella penetrazione dell’eterno. Poiché non hanno il coraggio di essere del mondo, credono di essere di Dio. Poiché non hanno il coraggio di essere di uno dei partiti dell’uomo, credono di essere del partito di Dio. Poiché non sono dell’uomo credono di essere di Dio. Poiché non amano nessuno, credono di amare Dio”. 

Il secondo brano è di papa Francesco ed è la domanda giusta per l’attuale situazione di CL:

“Noi cristiani non vogliamo adorare niente e nessuno in questo mondo se non Gesù Cristo, che è presente nella santa Eucaristia. Forse non sempre ci rendiamo conto fino in fondo di ciò che significa questo, di quali conseguenze ha, o dovrebbe avere questa nostra professione di fede. Questa nostra fede nella presenza reale di Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, nel pane e nel vino consacrati, è autentica se noi ci impegniamo a camminare dietro a Lui e con Lui”.

Il terzo è un illuminante pensiero di Ratzinger (che spiega appunto cosa significa seguire Cristo):

“Non esiste la nuda fede o la pura religione. In termini concreti, quando la fede dice all’uomo chi egli è e come deve incominciare ad essere uomo, la fede crea cultura. La fede è essa stessa cultura”.

Antonio Socci
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