“PORTA A PORTA” GLI AVEVA PREPARATO UN GOL A PORTA VUOTA E LUI HA FATTO AUTOGOL…

Il vero colpo di maglio sul Vaticano, giovedì sera, non l’ha assestato Michele Santoro (con la puntata tutto sommato “in pareggio” sui preti pedofili), ma Bruno Vespa che ha mandato in onda il Segretario di Stato Vaticano, il cardinal Bertone, il quale ha fatto il più clamoroso degli autogol: ha dimostrato (involontariamente) che in effetti la parte esplosiva del “terzo segreto di Fatima” esiste seppure ben nascosta. Questo sì che è imbarazzante oltretevere. Di tale servizio alla verità (sia pure indiretto) bisogna ringraziare il cardinale. E incoraggiarlo ora a dire tutto, perché – come spiega il Vangelo – “la verità vi farà liberi” (da quanto anticipato da suor Lucia, ad esempio a padre Fuentes, si desume che il “quarto segreto” contiene proprio l’avvertimento profetico della Madonna sull’apostasia nella Chiesa, compresa la terribile crisi del clero che segue il Concilio e quindi anche gli scandali di cui oggi si parla come i “preti pedofili”).

Riassumiamo gli antefatti. A novembre esce il mio libro “Il quarto segreto di Fatima” dove dimostro che c’è una parte che il Vaticano non ha pubblicato del famoso “terzo segreto”. A maggio il Segretario di Stato vaticano pubblica pamphlet contro di me che contiene qualche insulto, ma neanche una risposta e oltretutto aggiunge nuove contraddizioni (che su queste colonne ho evidenziato il 12 maggio scorso).

Giovedì sera va in onda una puntata di “Porta a porta” intitolata: “Non esiste il quarto segreto di Fatima”. Il titolo spara esplicitamente sul mio libro. Come si può capire una trasmissione “equilibrata” e per nulla “a tesi”. Vespa forse vuole dare a Santoro una lezione di obiettività e imparzialità. Mentre da Santoro c’erano entrambe le voci, Vespa ha chiamato solo il cardinal Bertone e non il sottoscritto che è il “bersaglio”, ma non invitato. Su di me presentano un filmato che illustra qualche tesi del mio libro. Così al cardinal Bertone è offerta, su un piatto d’argento, la possibilità di attaccarmi senza alcun contraddittorio. Ma il cardinale evita i toni usati nel suo libro (lo ringrazio) e soprattutto evita ogni mia contestazione: non dà neanche una risposta. Anzi, fa di più: offre la prova che ho ragione io. Infatti a un certo punto il prelato mostra le buste che sono state aperte nel 2000, quando fu svelata la parte del terzo segreto con la visione del “vescovo vestito di bianco”. Ebbene, su queste buste manca qualcosa che doveva assolutamente esserci: una frase di papa Giovanni. Infatti monsignor Capovilla, segretario di Giovanni XXIII, riferì in due interviste a Orazio la Rocca (Repubblica, 26.6.2000) e a Marco Tosatti (nel libro “Il segreto non svelato”) che quando – nel 1959 – papa Roncalli lesse il Terzo segreto e decise di secretarlo, disse allo stesso Capovilla di “richiudere la busta” scrivendoci sopra “non dò nessun giudizio” perché il messaggio “può essere una manifestazione del divino e può non esserlo”.

Ebbene dov’è la scritta voluta da Giovanni XXIII ? Nelle buste mostrate da Bertone non c’è. Dunque sta altrove. Evidentemente può stare solo sulla busta che contiene il “quarto segreto”, la cui esistenza è stata clamorosamente confermata (per la prima volta) proprio da Capovilla a Solideo Paolini come riporto nel mio libro. Bertone non dà alcuna spiegazione dell’assenza di quella frase e non risponde alla rivelazione di Capovilla.

Del resto il dubbio di Roncalli sull’origine soprannaturale di quel messaggio non poteva riferirsi al testo della visione svelato nel 2000, che non contiene nulla di “delicato”. Ma solo a quel “quarto segreto” che – come svelarono i cardinali Ottaviani e Ciappi – parlava dell’apostasia e del tradimento di alte gerarchie ecclesiastiche. Quel “quarto segreto” di cui Giovanni Paolo II, nel 1982, disse che “non lo si pubblicava perché poteva essere mal interpretato”. Quel “quarto segreto” di cui Ratzinger, nel 1996, disse che al momento certi “dettagli” potevano nuocere alla fede. Quel “quarto segreto” di cui il segretario di Papa Wojtyla disse a Marco Politi (che l’ha riferito da Vespa): “ci vuole prudenza per capire cosa dice suor Lucia e cosa la Madonna”.

Ma Bertone a “Porta a porta” ha fornito involontariamente un’ altra prova, ancora più clamorosa, che il “quarto segreto” esiste. Infatti della busta contenente il testo della visione ha dato le misure: “9 centimetri per 14”. Il prelato evidentemente ignora che dal 1982 all’Archivio del Santuario di Fatima è conservato un documento di monsignor Venancio il quale portò materialmente la busta col “quarto segreto” alla nunziatura per inviarlo a Roma. Il monsignore trascrisse le esatte misure della busta di Lucia che era di 12 centimetri per 18. Dunque dagli atti ufficiali risulta che quella era un’altra busta.

Lì era contenuto il foglio del “quarto segreto” che era “un solo foglio” con “25 righe scritte” come testimoniò il cardinal Ottaviani e non 4 pagine con 62 righe come il testo della visione mostrato da Bertone, il quale – a Vespa che ricorda le parole di Ottaviani – non sa cosa rispondere. Imbarazzato.

Ma un’altra cosa suona come clamorosa smentita alla ricostruzione di Bertone. Da Vespa è stata mostrata la scritta autografa di suor Lucia (ripetuta su due buste) che recita: “Per ordine espresso di Nostra Signora questa può essere aperta nel 1960 dal patriarca di Lisbona o dal vescovo di Leiria”. In più occasioni suor Lucia aveva detto che quella data era stata indicata dalla Vergine. Ma qua scopriamo che l’aveva perfino scritto nero su bianco. Ed è l’ opposto di quanto asserisce Bertone attribuendo a Lucia stessa la scelta di quella data. Se è stata la Madonna a definire la data, perché proprio il 1960? Cosa accadeva in quell’anno nella Chiesa? Era appena stato convocato da Roncalli il Concilio Vaticano II. Perciò è del tutto naturale ritenere – come gli esperti di Fatima – che il Segreto contenesse la profezia su una terribile apostasia conseguente al Concilio (che è poi avvenuta ed è in corso). E’ questo il motivo per cui Roncalli, impaurito, segretò tutto.

Del resto la frase della Vergine che è sempre stata considerata l’”incipit” del Terzo segreto (“In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede ecc”) va in quella direzione. Bertone ha sempre evitato di chiedere a suor Lucia, in ore di colloquio, se ha mai scritto il seguito di quella frase. E si è ben guardato dallo spiegarne il senso (visto che un discorso della Madonna non può certo interrompersi dopo poche parole con l’eccetera). Nel dossier vaticano però Bertone fa un’osservazione rivelatrice. Accennando a quella frase la qualifica come “qualche annotazione” di Lucia. Dunque si ritiene che quelle parole della Madonna siano in realtà una fantasia di Lucia, come già insinuava Roncalli? Se è così sarebbe bene dirlo e farle pubblicare liberamente, come tutti i messaggi di questo tipo (dal 1966 Paolo VI ha liberalizzato questa “letteratura”). Perché continuare a negarne l’esistenza sostenendo una versione che fa acqua da ogni parte ed esponendo la Chiesa a gravi ricatti? Il cardinal Bertone si trova a svolgere un compito duro e ingrato. Ogni giorno vengono fuori pezzetti di verità che smontano la sua versione (a “Porta a porta”, per citare altri due dettagli, la storia della plenaria del S.Uffizio del 1960 e quella data sulla busta della traduzione, 6 marzo 1967, che non risulta nella versione ufficiale).

In fondo il Papa, nella lettera pubblicata da Bertone, apre la strada alla verità, quando dice che nel 2000 furono pubblicate “le parole autentiche della terza parte del segreto”. Sottindente chiaramente che esistono parole del segreto ritenute “non autentiche”. Allora coraggio: pubblicate tutto. “La verità vi farà liberi”.

Risposta ad alcuni lettori:

C’è stato chi – anche fra lettori ed estimatori – è rimasto scandalizzato dalla mia inchiesta sul Terzo segreto di Fatima e dagli articoli in risposta al cardinal Bertone. Nessuno contesta i fatti e i dati, ma mi viene obiettato che, dicendo le verità che ho scoperto, danneggerei la Chiesa.
Ho risposto che io mi limito a fare il mio lavoro di giornalista secondo i doveri indicati anche dal Compendio della dottrina sociale del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace: “Per quanti operano a vario titolo nel campo delle comunicazioni sociali risuona forte e chiaro l’ammonimento di san Paolo: ‘Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la verità al proprio prossimo’ ” .

Scrivo ciò che in coscienza mi pare vero, se scrivessi il contrario andrei contro coscienza e – come insegna Innocenzo III, recepito nel Catechismo universale (n. 1790) – “agire contro coscienza conduce alla dannazione”.

D’altronde, come ha spiegato il Papa a Ratisbona, la ricerca razionale della verità non è mai contro Dio (vedi Fides et Ratio). Tanto più se si tratta della ricerca delle autentiche parole della Santa Vergine a Fatima. Infine quanti ritenessero di nascondere la verità a fin di bene sono del tutto fuori dall’ortodossia. Non lo dico io, ma – ancora una volta – il Catechismo universale della Chiesa cattolica voluto da Giovanni Paolo II e dal cardinal Ratzinger: “Non è mai consentito fare il male perché ne derivi un bene” (1789). Insomma il comandamento “non dire falsa testimonianza” vale anche per i cardinali e non possono essere accampati motivi superiori per mentire…

Penso del resto che la verità convenga sempre. Il Vangelo parla molto chiaro. Gesù dice: “la verità vi farà liberi”. Non dice: attenzione perché a volte la verità può crearvi problemi. Dice: la verità vi farà liberi (questo è anche il senso dei “mea culpa” di papa Wojtyla). Quel passo evangelico indica la bellissima libertà dei figli di Dio. La Chiesa non è una specie di setta o di cosca che chiede a noi omertà. Ma è la casa dei figli di Dio, la casa della libertà e della verità. Dio non ha bisogno della nostra menzogna, ma del nostro umile ascolto e del riconoscimento delle nostre miserie (anche da parte degli ecclesiastici). Consiglio a tutti quel memorabile discorso del card. Ratzinger sulla coscienza e la libertà dei cristiani che s’intitola “Il brindisi del cardinale”. Non a caso il Catechismo universale (n. 1778) cita la belissima frase del card. Newman che recita: “La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo”.

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