Ferrara, Ratzinger e Pilato……………un misterioso anagramma

Il più acuto giornalista italiano, Giuliano Ferrara (sul Foglio) e il più grande intellettuale del mondo, Joseph Ratzinger (concludendo la Via Crucis al Colosseo) hanno chiamato in causa Ponzio Pilato, il prefetto romano che mise a morte Gesù. Il motivo è semplice. Questo personaggio, nato fra il reatino e l’Abruzzo, è particolarmente moderno, lo sentiamo come uno di noi a causa di quel drammatico dialogo riportato nel Vangelo. Pilato interroga l’imputato. Gesù lo fissa, calmo, e gli dice: “il mio regno non è di questo mondo”. Pilato è incuriosito da quell’uomo di cui ha sentito dire cose inaudite, è colpito dal suo volto, dalla sua forza interiore. Ma da governatore pragmatico vuol capire innanzitutto se è un sovversivo: “Dunque tu sei re?”. Allora Gesù gli dichiara apertamente che sì, è re, ma della verità, cioè del cosmo e della storia: “Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”.

Pilato tace, visibilmente stupito, ma non è tipo da seguire ciò che gli dice il cuore. Sa che solo il potere conta e quell’uomo di Nazaret sembra del tutto inerme e indifeso, uno che non conta nulla. Pilato, come si pensa oggi, ritiene che non esista la Verità: esiste solo il potere di imporre una propria verità. Così risponde scetticamente a Gesù con una battuta che non attende una risposta: “e che cos’è la verità?”. In latino le parole di Pilato, come riporta il Vangelo, suonano così: “Quid est veritas?”.

Quelle stesse parole, anagrammate, contengono la risposta: “est vir qui adest” (è l’uomo che sta di fronte). Lo nota tre secoli più tardi Agostino d’Ippona. Se solo Pilato avesse capito cosa stava dicendo, se solo avesse aspettato la riposta da quell’uomo che era ed è la Verità fatta carne. Ma il prefetto romano aveva un pregiudizio (la Verità non esiste) e così condannò l’innocente, perché non gli conveniva mettersi contro la folla. Che la verità non esista è proprio il dogma dei tempi moderni, che pure dicono di essere contro tutti i dogmi. E’ la “dittatura del relativismo”. Ferrara – dicevamo – ha evocato la domanda scettica di Pilato (“quid est veritas?”) facendo di lui il simbolo dei mass media, che sono relativisti “eppure amano presentarsi come la bocca della verità, senza quel minimo di ironia che pure servirebbe”. Non si tratta solo di ironizzare sulle sviste e le topiche di cui i media sono pieni. Ma di riflettere sulle pretese “verità” spacciate ogni giorno che si rivelano spesso – com’è accaduto nelle recenti elezioni o al referendum dell’anno scorso – delle balle, propalate per sciatteria o per ideologia, per convenienza o per conformismo. Questo gioco – anche quando viene fatto senza malizia, solo per ignoranza – non è innocente. Fa enormi danni.

Benedetto XVI ha citato Pilato come simbolo degli “intellettuali scettici”: egli “ha cercato di essere neutro”, ma alla fine ha scelto per il potere e la carriera condannando l’innocente, Gesù. Se infatti la verità non esiste, non esistono neanche innocenti e colpevoli e le scelte hanno un solo criterio: il potere.

Il “caso Pilato”, secondo Benedetto XVI, dimostra che davanti a Gesù non è possibile essere solo spettatori neutri. Si può essere “terzisti” in politica, ma con Cristo non si può: si è con Lui (magari come poveracci, pieni di peccati) o contro di Lui, magari ritenendosi e vivendo da “persone perbene”. Quante “persone perbene” gridarono – in quella piazza – “crocifiggilo!”. O lo lasciarono gridare senza difendere l’innocente.
Non esistono “terzisti” neanche oggi di fronte alla Chiesa, che misteriosamente, per i cristiani, è il corpo stesso di Gesù e si trova esattamente nelle terribili condizioni di Gesù in quel venerdì 7 aprile dell’anno 30. Massacrata fisicamente e umiliata moralmente.

Voglio citare solo i fatti delle ultime ore. Dei fondamentalisti islamici assaltano alcune chiese cristiane in Egitto affollate per le cerimonie del venerdì santo: un morto e dodici feriti. E’ l’ennesima aggressione alla minoranza cristiana. Con il regime che cerca di coprire o sminuire. Lo stesso giorno di venerdì santo si è venuti a sapere del caso di Nassem Bibi, trentenne cristiana del Pakistan. Il 3 marzo scorso, quando imperversavano le manifestazioni contro le vignette blasfeme danesi, una folla inferocita cominciò a insultare Bush, il cristianesimo e profanò una croce. Allora Naseem protestò, disse che anche loro dovevano rispettare la religione altrui. Fu picchiata a sangue e poi accusata di blasfemia. Ora è in carcere, rischia la pena di morte e la sua famiglia è dovuta fuggire per evitare ulteriori violenze.

Il laico Rushdie, che se ne sta al caldo dei diritti d’utore in Europa, è stato protetto da una sollevazione generale dell’occidente intellettuale, ma per la povera e indifesa Naseem, o per i tre contadini cristiani condannati a morte in Indonesia, non si fanno appelli, né polemiche internazionali. Oltretutto sono solo la punta dell’iceberg. Per i cristiani, decine di Paesi – islamici o comunisti – sono lager a cielo aperto o regimi da apartheid. I missionari cristiani continuano ad essere macellati nell’indifferenza generale. In Occidente ci si occupa della Chiesa quasi solo per attaccarla, coprirla di accuse false, di polemiche assurde. Contro i cristiani è permesso ogni dileggio, qualsiasi umiliazione. Perfino nelle serie tv per ragazzi. Negli Usa il popolarissimo cartone “South Park”, appena premiato dagli oscar tv, ha visto cancellare una sua puntata perché vi appariva Maometto con un elmetto da football. Così gli autori si sono “divertiti” con una scena blasfema su Gesù, mandata in onda proprio nella Settimana Santa. Il portavoce del network ha spiegato che “la raffigurazione di Maometto per i musulmani è sacrilega, temevamo proteste e scontri”.

Su Gesù invece si può sputare a piacimento. Del resto c’è pure “Popetown” (La città dei papi), un altro cartone prodotto dalla Bbc che dopo essere stato interrotto nel Regno Unito, per le fortissime polemiche che ha scatenato, sarà trasmesso dalla rete Mtv in Germania, Austria e Svizzera: “la serie, ambientata in un Vaticano del tutto surreale” scrive Internazionale “ha come protagonisti un papa di otto anni, completamente pazzo, che brandisce mitragliatrici e vende bimbi orfani come schiavi, affiancato da un cardinale criminale”.

Allegria. Le librerie poi sono alluvionate dalle assurdità del “Codice da Vinci” (presto anche in film), pieno di accuse infondate alla Chiesa. I giornali durante la settimana santa hanno amplificato la montatura del “Vangelo di Giuda” che tutti sanno trattarsi di una balla stratosferica dal punto di vista storico. E La Repubblica ha dedicato un’intera pagina a un libello di prossima uscita dal titolo esplicito: “Contro Ratzinger”. Melissa P. intuisce l’onda montante e scive una lettera aperta contro il cardinal Ruini lanciata ieri da Marco P. (cioè Pannella che pure va da una disfatta referendaria a un flop elettorale). Non poteva mancare David Yallop che dopo il best-seller antivaticano “In nome di Dio” lancia ora “Habemus papam”. Sono solo alcuni casi di questi giorni.

Ieri “Repubblica” titolava così: “Pasqua amara per il Vaticano. La Chiesa finisce sotto scacco”. Di veri laici se ne vedono pochi. Il vero laico è chi si schiera dalla parte della vittima innocente anziché dalla parte del potere e delle urla della folla. Pilato il relativista, dice il Papa, sceglie di stare dalla parte del potere e della sua carriera. Altro che terzismo.

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