Di fronte al bel discorso del Papa, quello del Presidente Napolitano ha deluso.
Benedetto XVI ha parlato davanti alla storia e al popolo italiano. Napolitano invece è sembrato prendere sul serio Gad Lerner. Peccato. Perché l’intervento aveva qualche spunto molto bello. Ora sarà sicuramente ridotto – dai media – all’accenno sul razzismo. E non sarà una “riduzione” imputabile ai soli giornalisti.
Forse lassù al Colle in questi giorni hanno guardato l’Infedele (e la sua appendice santoriana di giovedì) e hanno confuso lo spettacolo televisivo con la realtà.

Naturalmente è del tutto condivisibile la condanna di ogni discriminazione razziale, di ogni segno di disprezzo o di odio. Ci mancherebbe (per chi viene da una cultura cattolica o liberale è scontato da sempre, non da oggi).
Ma è chiaro che con quell’accenno, fatto in questo momento e come se fosse un’autentica emergenza, Napolitano sapeva di fare il titolo dei giornali dell’indomani. E sapeva di dare un segnale di riscontro a una campagna mediatica della Sinistra che va avanti da settimane.

Ha senso? Immaginare che in cima ai problemi più drammatici degli italiani, oggi, ci sia il razzismo mi pare francamente grottesco. Un’astrazione ideologica.
Quella della Sinistra è una campagna propagandistica che, nelle sue espressioni più estreme, vorrebbe far passare gli italiani per un’accozzaglia di gentaccia a caccia di neri o di stranieri.
Una vecchia storia per uscire dalle proprie difficoltà politiche, dal proprio vuoto di idee. Vecchie strade che hanno sempre portato la Sinistra nel ghetto minoritario degli addetti ai “livori”.

Certo, ci sono stati alcuni episodi di violenza ai danni di persone di colore o stranieri. E sono da condannare come tutte le violenze.
Metterli insieme e vederli come prova di un’emergenza razzismo nazionale è più che assurdo. E’ ridicolo.
Ci sono ogni giorno episodi di violenza, a danno di persone qualsiasi, dalle case alle scuole, dagli stadi alle discoteche e alle strade.

In queste settimane, per dire, si sono verificate altre selvagge aggressioni.
Quattro frati francescani massacrati di botte nel torinese e ridotti in fin di vita, un altro prete accoltellato in una chiesa a Roma e finito in coma, ma non hanno meritato né i titoloni sui giornali, né i programmi televisivi che sono stati dedicati – per esempio – al caso del ragazzo di Parma.
Forse sarebbe stato più opportuno che Napolitano, nel contesto dell’incontro col Papa, denunciasse queste violenze richiamando tutti al valore della libertà religiosa. E poteva menzionare pure gli orrori, ben più gravi, di cui è vittima, ancora in questi giorni, la Chiesa Cattolica in India.
Il Papa stesso subì minacce dopo il discorso di Ratisbona (e il Vaticano riceve minacce periodiche dai terroristi).
Napolitano poteva ricordarlo, sottolineando che in diversi Paesi è soprattutto la libertà religiosa ad essere calpestata e che la Chiesa è perseguitata e massacrata. Non sarebbe stato più opportuno?

E’ precisamente la mancanza di libertà e di diritti umani la vera, grande tragedia del mondo, innanzitutto del Terzo Mondo da cui viene la grande ondata migratoria che l’Italia sta subendo.
Mi pare significativo che il discorso di Benedetto XVI abbia sottolineato proprio questo. Ha cominciato ricordando le persecuzioni del passato, quelle che sottrassero ai Papi perfino il loro Palazzo del Quirinale, dove ora alloggia il Presidente italiano (“Qui, infatti, vari miei Predecessori vissero e da qui governarono la Chiesa universale per oltre due secoli, sperimentando anche prove e persecuzioni, come fu per i Pontefici Pio VI e Pio VII, entrambi strappati con violenza alla loro sede episcopale e trascinati in esilio”).

Quelle ormai sono divisioni superate col Concordato, dice il Papa, e tutti vedono come la Chiesa anche in Italia contribuisce al bene comune e che opera di solidarietà verso i più bisognosi essa realizzi.
Ma il Papa, significativamente, sottolinea che è tuttora drammatica la questione della libertà religiosa: “Per portare a compimento questa sua missione, la Chiesa ovunque e sempre deve poter godere del diritto di libertà religiosa, considerato in tutta la sua ampiezza.
All’Assemblea delle Nazioni Unite, in quest’anno che commemora il 60° della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ho voluto ribadire che ‘non si può limitare la piena garanzia della libertà religiosa al libero esercizio del culto; al contrario, deve esser tenuta in giusta considerazione la dimensione pubblica della religione e quindi la possibilità dei credenti di fare la loro parte nella costruzione dell’ordine sociale’ (Discorso del 18 aprile 2008)”.

E’ una risposta a chi, anche in Italia, soprattutto da Sinistra, tenta spesso di mettere in discussione perfino la libertà di parola della Chiesa, condannata come “ingerenza”.
Il Papa risponde: “Non vi è ragione di temere una prevaricazione ai danni della libertà da parte della Chiesa e dei suoi membri, i quali peraltro si attendono che venga loro riconosciuta la libertà di non tradire la propria coscienza illuminata dal Vangelo”.
Detto questo è vero che esiste, pure in Italia, una violenza diffusa anche contro il diverso, lo straniero. Violenza che deve essere eliminata con una grande opera educativa. Su questo hanno concordato il Papa e il Presidente.
Per quell’opera il papa propone i “valori dell’umanesimo cristiano”, dice che “il rispetto della dignità umana” passa anzitutto attraverso il “rispetto della vita” e fa capire che riconoscere la libertà di educazione permetterebbe alla Chiesa di aiutare molti più giovani.

Dall’altra parte cosa c’è? L’Infedele di Lerner e programmi analoghi? E’ quella la cultura che dovrebbe estirpare l’intolleranza?
Francamente si tratta di una generazione che affonda le sue radici e le sue idee nella Sinistra extraparlamentare degli anni Settanta e – visto come ridussero scuole e università – è difficile vederli oggi come maestri di tolleranza. Anche perché il loro stesso modo di discutere – o condurre una discussione – non sembra proprio connotato da pacato rispetto, equilibrio, obiettività e ascolto degli altri.
Più in generale se c’è, in Italia, un’area in cui per decenni è stato di casa l’odio ideologico, oggi l’intolleranza, la violenza verbale e la demonizzazione dell’avversario (fino al dileggio dei difetti fisici) è la Sinistra.
E’ lì che qualcuno ha coltivato il mito della “diversità antropologica”. Per non dire dell’area dei centri sociali che talora fanno rivivere gli anni Settanta. Non mi sembra che la Sinistra abbia una cultura (e un passato) per cui possa salire in cattedra e dare lezioni di civiltà.
Peraltro vedono il razzismo e l’intolleranza solo dove vogliono. Per esempio, il mercato degli schiavi fatto sui marciapiedi delle città italiane, non sembra urtare la loro sensibilità umanitaria e il ministro Carfagna, che vuole spazzar via i commerci di queste mafie dalle strade, viene derisa. Le persecuzioni e i massacri contro i cristiani li lasciano indifferenti e le aggressioni ai preti pure.
Si scandalizzano, giustamente, quando volano insulti razzisti, ma non ho mai notato un analogo scandalo per l’insulto politico dell’avversario. O per certi attacchi al Papa stesso.
L’aggressione verbale subita dalla Santanché durante un break pubblicitario di “Annozero” è solo un piccolo incidente?
Se fosse accaduto il contrario? Il fatto che lei, come altri, debbano girare con la scorta a causa delle minacce subite, in passato, da estremisti islamisti sembra una cosa da nulla.
Ma lo è? Il Foglio di ieri definiva eroica una casa editrice – la Newton Compton – solo perché pubblica il romanzo di Sherry Jones, rifiutato “dalla potentissima Random House per timore di eventuali ritorsioni islamiste”.
Questo è il mondo in cui viviamo.
Dal presidente Napolitano ci aspettiamo che parli di questo: cioè della realtà. Non dell’ideologia.

Fonte: © Libero – 5 ottobre 2008

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