“Il cristianesimo insieme rigoristico e paganeggiante di Lippi si impadronisce anche delle parole del socialismo” scriveva nel 1982 Alfonso Berardinelli nella prefazione a “Nuovi poeti italiani 2” (Einaudi), parlando delle liriche – selezionate in quel volume – del senese Massimo Lippi, scultore e pittore, oltreché poeta. Ma, quando c’è, quell’appropriazione è polemica, anticonformista.

SOSTIENE FORTINI

“Troppo originarie, troppo manifestamente mosse da una necessità quasi fisica, da un gorgoglio costretto a una tumultuosa via d’uscita, queste composizioni vanno prese, credo, molto sul serio… Non si legge di frequente, ai nostri anni, una poesia che ponga alle proprie radici una affermazione e un diniego, un sì e un no, così espliciti. In altri decenni, si sarebbe parlato di poesia ‘impegnata’”.

Così scriveva Franco Fortini nella prefazione del 1991 alla raccolta di Lippi, “Non popolo mio” (Scheiwiller). Ma il suo è impegno esistenziale, spirituale. Infatti lo stesso Fortini notava che Lippi “somiglia a non pochi dissidenti anticomunisti dell’Urss” e la sua “è una poesia vicina a Tarkovskij, a certe immagini poderose di Rublëv, Stalker, Lo specchio. Continua

Nella famosa intervista a “The Atlantic” del 10 novembre 2016, Henry Kissinger disse:

Per capire Putin bisogna leggere Dostoevskij, non il Mein Kampf. Egli sa che la Russia è molto più debole di quanto non fosse una volta, anzi molto più debole degli Stati Uniti. È il capo di uno stato definito per secoli dalla sua grandezza imperiale, ma che poi ha perso 300 anni di storia imperiale con il crollo dell’Unione Sovietica. La Russia è strategicamente minacciata su ciascuno dei suoi confini: a oriente dall’incubo demografico della Cina; dall’incubo ideologico dell’Islam radicale lungo il suo confine meridionale; e, a Occidente, dall’Europa, che Mosca considera una sfida storica. La Russia cerca il riconoscimento come grande potenza, come pari e non come supplice in un sistema progettato dagli americani”.

In realtà, sebbene la Russia abbia subìto dall’Europa due micidiali invasioni (di Napoleone prima e di Hitler poi), è proprio all’Europa che la sua cultura appartiene ed è con l’Europa che deve ritrovare l’unità. Sa di doverlo fare. A tratti lo vuole, ma è una sorta di amore odio. Continua

Pagine e pagine di quotidiani sono state dedicate alla misteriosa “Adorazione dei Magi”, il capolavoro incompiuto di Leonardo tornato agli Uffizi dopo un lungo restauro.

E’ più bello ed enigmatico che mai. Ma qual è il suo mistero? Forse nessuno ha compreso l’opera leonardesca quanto un altro grande artista: Andrej Tarkovskij.

Del regista russo, morto in giovane età, nel 1986, esule, lontano dalla sua patria, che era ancora sotto il comunismo, Ingmar Bergman disse: “Quando scoprii i primi film di Tarkovskij fu per me un miracolo… Tarkovskij per me è il più grande”.

Nei film di Tarkovskij – pieni di spiritualità russa – tornano spesso le opere di Leonardo. Ma in modo speciale ce n’è una che sta al centro del suo ultimo film, “Il Sacrificio”, che vinse a Cannes il Premio speciale della giuria: è, appunto, l’“Adorazione dei Magi” di Leonardo. Continua