Claudio Strinati, autore di “Caravaggio e Vermeer. L’ombra e la luce” (Einaudi) si interroga, nella pagina culturale di “Repubblica”, su quale sia il segreto di Jan Vermeer, il pittore olandese divenuto popolare grazie al romanzo di Tracy Chevalier, “La ragazza con l’orecchino di perla” (da cui è stato tratto un film di grande successo).

Due mostre – ad Amsterdam e a Delft fino al 4 giugno – espongono ora molte delle sue opere. È l’occasione per interrogarsi sul fascino dei suoi quadri enigmatici che colgono una quotidianità inaccessibile. E anche per interrogarsi, come Strinati, sul pittore: “Di lui complessivamente si sa poco”.

È la stessa constatazione che da tanto tempo si fa su un altro grande, vissuto pochi anni prima: William Shakespeare. Hanno qualcosa in comune? Continua

È stato scritto che Andy Warhol, padre della Pop art, è “il secondo artista più comprato e venduto al mondo dopo Pablo Picasso” (Thompson). Forse perché “egli ha cambiato il concetto stesso di arte” (Danto).

Ebbe per anni i riflettori addosso – sebbene fosse molto timido – e la sua immagine pubblica significava trasgressione e provocazione.

Incarnava la sua èra: in pubblico “cercò di mostrare una personalità piatta e superficiale come i suoi dipinti”, scrive Michele Dolz nel libro “Andy Warhol nascosto” (Ares).

Ma chi era veramente Andy Warhol? È questa la domanda che si pone il libro di Dolz. Per rispondere parte dalla fine: dalla morte.

Nel febbraio 1987, Warhol si ricoverò in ospedale, a New York, per un intervento chirurgico alla cistifellea. Ma le cose andarono inspiegabilmente male e il 22 febbraio morì. Aveva 58 anni.

I funerali si svolsero a Pittsburgh, dove era nato, e il 1° aprile fu celebrata per lui una messa funebre nella cattedrale cattolica di St. Patrick, a New York. Continua

La “nuova religione” bergogliana assume connotati sempre più chiari. Si può riassumere così: “oscurare” l’Eucaristia e la Madonna ed esaltare gli abbracci ecumenici con tutte le religioni (Islam e protestanti anzitutto, ma anche la “religione new age”). 

Lo si capisce anche dalle scelte di Bergoglio (c’è un “magistero” dei gesti oltre a quello delle parole che già di per sé – nel caso bergogliano – è spaventosamente eloquente).

L’esempio più clamoroso è il suo ostinato rifiuto di partecipare al Congresso eucaristico nazionale che si terrà a Genova dal 15 al 18 settembre. E’ il primo papa del Dopoconcilio a rifiutarsi di partecipare a questo importante simposio della Chiesa italiana dedicato al S.S. Sacramento, che è fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa Cattolica.

In compenso ieri è stato annunciato che il 31 agosto si recherà alla Fiera di Roma per partecipare al Congresso Mondiale di cardiologia. Non è che Bergoglio sia particolarmente interessato alla cardiologia: il fatto è che è palesemente “disinteressato” al Congresso eucaristico e vuole farlo sapere. Continua