Dieci anni fa l’Osservatore romano ha scritto che Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini “rimane un capolavoro, e probabilmente il miglior film su Gesù mai girato”. Martin Scorsese ha detto la stessa cosa.

Non so se è proprio così. Ma quell’opera pluripremiata, datata 1964 (quest’anno ha 60 anni), rappresenta anzitutto un dramma irrisolto, per il suo autore e per il mondo culturale italiano (laico-marxista ieri e oggi genericamente progressista) che non ha mai fatto veramente i conti con il cristianesimo. Continua

L’11 ottobre scorso, per il 60° anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II, papa Francesco – durante la celebrazione nella Basilica di San Pietro – ha tenuto un’omelia commovente, ma anche sorprendente.

Un discorso così fuori dagli schemi su cui è costruita l’informazione religiosa dei giornali che, non essendo compreso, è stato ignorato. Eppure potrebbe rappresentare una svolta vitale per il mondo cattolico.

Anzitutto il Papa ha spazzato via quel nefasto pensiero binario che ormai intossica il dibattito pubblico. Già Francesco lo sta facendo, da mesi, per quanto riguarda la guerra in Ucraina. Con l’omelia dell’11 ottobre ha voluto archiviarlo anche per il mondo cattolico, in relazione al Concilio.

Se solo ricordiamo quanto – da decenni – i cattolici si sono polarizzati e spaccati fra progressisti e conservatori, fra modernisti e tradizionalisti, producendo il disastro attuale, si può intuire l’importanza di ciò che il Papa ha detto.

Anzitutto – per spazzare via il manicheismo ideologico – ha iniziato dall’essenziale: “’Mi ami?’. È la prima frase che Gesù rivolge a Pietro nel Vangelo che abbiamo ascoltato (Gv 21,15)… Il Concilio Vaticano II è stato una grande risposta a questa domanda: è per ravvivare il suo amore che la Chiesa, per la prima volta nella storia, ha dedicato un Concilio a interrogarsi su sé stessa (…): si è riscoperta Popolo di Dio, Corpo di Cristo, tempio vivo dello Spirito Santo!” Continua

Non c’è da stupirsi che Bergoglio, a Firenze, abbia manipolato e strumentalizzato anche il don Camillo di Guareschi, dal momento che lo fa pure col Vangelo, facendogli dire l’opposto di quello che c’è scritto (per esempio su Gesù, i farisei e i temi morali).

Ma è comico che Bergoglio, per intimare alla Chiesa italiana di stare alla larga dalla politica (cioè per intimarle di inchinarsi al Potere e non disturbare il manovratore), indichi come esempio don Camillo che faceva l’esatto opposto.

Don Camillo infatti è il simbolo di quelle migliaia di coraggiosi preti italiani che, anche rischiando la vita, prima e dopo il 1948, insieme a Pio XII, nella battaglia epocale contro il comunismo del dopoguerra, hanno letteralmente salvato l’Italia, guidando la propria gente fin dentro la cabina elettorale, per consegnare il Paese alla libertà e all’Occidente. Salvando la cristianità e scongiurando l’arrivo al potere del Pci di Togliatti e di Stalin. Continua

Continuo ad essere bersagliato dagli attacchi del sito dei lefebvriani italiani. E non capisco il senso dei loro attacchi.

Io avevo scritto una cosa del tutto ovvia, cioè che per certi lefebvriani i guai della Chiesa di oggi sono venuti dal Concilio, mentre secondo me vengono dal postconcilio, cioè da una interpretazione del tutto fuorviante dei testi del Concilio fatta da parte progressista, come hanno ripetutamente denunciato Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Continua

Il sito ufficiale della Fraternità San Pio X (cioè i lefebvriani) mi attacca. Con tutto quello che sta succedendo nella Chiesa attaccano me. Mi pare interessante (la dice lunga sulle loro priorità).
Non mi sorprende, anche perché da quell’ambiente vennero già i primi fulmini sul mio libro “Non è Francesco”.
Ho sempre ritenuto i lefebvriani l’altra faccia della medaglia dei cattoprogressisti: entrambi interpretano il Concilio Vaticano II come una rottura del cammino della Chiesa. Continua

Che l’Irlanda, antica roccaforte del cattolicesimo, vari a furor di popolo le nozze gay (“e chi sono io per giudicare”, dirà il vescovo di Roma…), è un evento storico. Si avverte un cupo rumore di frana, come se una montagna – effetto Bergoglio? – stesse venendo giù.

Del resto in Sudamerica già da anni la Chiesa sta crollando (i dati sono terribili): ora l’Europa, il cuore della cristianità.

Ciò che rende dominante il laicismo – diceva il cardinal De Lubac – è che si imbatte e strumentalizza “un cristianesimo sempre più minorato, ridotto ad un teismo vago e impotente”. Continua

L’Anno Santo appena indetto sarà centrato su Gesù Cristo, come i precedenti, o su papa Bergoglio?

Dovranno essere molto decisi, il papa e la Chiesa, nel chiarire l’equivoco perché ieri i titoli dei maggiori giornali, tutti laicisti, ma entusiasticamente bergogliani, erano unanimi.

Corriere della sera: “Il Giubileo di papa Francesco”. Repubblica: “L’Anno Santo di Francesco”. La Stampa: “E’ il Giubileo di Francesco”.

Concetto assurdo perché non si celebra col Giubileo un papa, ma il Signore. Il papa deve essere il “Servo dei servi di Dio” e non si può mettere al posto di Dio. Continua

E’ imbarazzante oggi per papa Bergoglio beatificare Paolo VI perché è il suo esatto contrario.

Negli anni Sessanta esplode nel mondo la rivoluzione radicale e marxista che farà danni immani prima col comunismo e poi con la sua deriva nichilista (da rileggere Augusto Del Noce). Continua

“Certamente se io dovessi portare la religione in un brindisi dopo un pranzo (…) allora io brinderei per il Papa. Ma prima per la coscienza e poi per il Papa”
John Henri Newman – Lettera al Duca di Norfolk

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Eugenio Scalfari non deve aver digerito la cancellazione dal sito del Vaticano della sua “intervista” al Papa. E nella sua interminabile omelia domenicale ha ribadito che “Francesco ha teorizzato in varie occasioni la libertà di coscienza dei cristiani come di tutti gli altri uomini e la loro libera scelta tra quello che ciascuno di loro ritiene sia il Bene e quello che ritiene sia il Male. E portando avanti il Vaticano II (Francesco) ha deciso di dialogare con la cultura moderna”. Continua