Sulla riforma del MES – considerate le gravi conseguenze che la sua ratifica può produrre in Italia –  dovremmo avere un dibattito argomentato e approfondito fra i partiti e sui media. Invece niente. Nessun confronto fra opposte ragioni.

Ieri, per esempio, il Corriere della sera aveva l’editoriale di Ferruccio De Bortoli che iniziava così: “Prima o poi l’odiato Mes bisognerà firmarlo. O meglio trangugiarlo. E allora sarà interessante ascoltare le motivazioni di un sofferto sì al Meccanismo Europeo di stabilità considerato a lungo – per ragioni di pura propaganda – il peggior nemico dell’interesse nazionale”. Continua

Questa è la mia riflessione – pubblicata su “Libero” – sul “caso Carron”, una pagina che CL deve lasciarsi alle spalle per tornare finalmente a Giussani e riprendere il cammino interrotto alcuni anni fa. Cammino che può essere ripreso solo – come ripete la Santa Sede – rendendosi conto degli errori che sono stati fatti e con un rinnovamento di persone che non può riguardare il solo Carron. Davide Prosperi, incaricato dalla Chiesa di guidare il Movimento di CL verso questa rinascita, merita la fiducia, l’amicizia e l’aiuto di tutti.

 

*                                                *                                           *

 

Dal Meeting di Rimini sono passati quest’anno il presidente della Cei, molti ministri dell’attuale governo, i due vicepremier e addirittura il presidente della Repubblica. Continua

Per tutta questa legislatura (2018-2023) i sondaggi hanno costantemente rilevato che le intenzioni di voto degli italiani restano in maggioranza per il centrodestra (sempre diversi punti sopra agli avversari). Un consenso confermato anche dalle urne vere delle europee (2019) e delle regionali (2018-2020).

Così oggi, a pochi mesi dalle elezioni politiche, sono cominciate le fibrillazioni. Ma non solo dei partiti, come sarebbe normale: anche dei media. Per esempio, al “Corriere della sera” – come si dice a Roma – “nun ce vonno sta”. L’idea della possibile vittoria del centrodestra li agita, li angoscia. Perciò s’offrono. A quanto pare s’offrono come suggeritori di idee per scongiurare la vittoria del centrodestra e per evitare che il Pd finisca all’opposizione.

Bisogna riconoscere che il Pd è già bravissimo di suo a restare in sella pur perdendo le elezioni e lo ha dimostrato in questa legislatura: è stato lo sconfitto dalle elezioni del 2018 (precipitò addirittura al suo minimo storico e al minimo storico del centrosinistra in Italia), ma è riuscito egualmente a restare al governo per quattro dei cinque anni. Continua

Sul “Corriere della sera”, da un paio di mesi diventato il “Guerriero della sera”, due grandi firme come Paolo Mieli e Angelo Panebianco, elmetto in testa, hanno lanciato, attorno al 24 maggio, l’ideona di un asse Pd-FdI in nome dell’atlantismo bellico, forse ispirati dalla data militaresca: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio/ dei primi fanti il ventiquattro maggio;/ l’esercito marciava per raggiunger la frontiera/ per far contro il nemico una barriera…”.

Il “nemico” sarebbe chi non s’infervora per l’invio di armi in Ucraina, ovvero Lega, Forza Italia e M5S, giudicati imbelli panciafichisti, o addirittura putiniani, per aver espresso dubbi sulla strategia bellicista di Biden, Stoltenberg e Draghi. Continua

Le dichiarazioni di Silvio Berlusconi a proposito della guerra in Ucraina(una settimana fa, venerdì e ieri) sono improntate al realismo, alla volontà di pace e al desiderio di evitare ricadute economiche devastanti per l’Italia e per il mondo:

“Non posso che condividere la preoccupazione di tanti per uno sviluppo incontrollato del conflitto. Il fatto stesso che si parli, con qualche leggerezza di troppo, del possibile uso di armi nucleari significa mettere in discussione quella soglia, ben chiara a tutti persino negli anni della guerra fredda, che escludeva l’uso dell’arma atomica in un conflitto locale. Non possiamo che condividere quindi gli appelli di quanti – primo fra tutti Papa Francesco – invocano di fare ogni sforzo per giungere alla pace al più presto. Per porre fine all’orrore della guerra, e al tempo stesso per garantire al popolo ucraino il suo legittimo diritto all’indipendenza e alla libertà”.

Ma se neppure il Papa era stato risparmiato dall’accusa di putinismo, per aver strenuamente fatto appello alla trattativa, non poteva certo essere risparmiato il Cavaliere. Continua

Sta cambiando il vento per Mario Draghi? Di certo nessuno ha avuto il vento favorevole come lui, in questi quindici mesi del suo governo.

È difficile ricordare, nella storia repubblicana, un esecutivo sostenuto dalla quasi unanimità del Parlamento e dal coro – pressoché completo – dei media (nazionali e internazionali), oltreché dai governi occidentali. Peraltro senza conflittualità sociale (che non è poca cosa).

Data questa situazione favorevolissima, di cui mai nessuno aveva goduto, si speravano e si annunciavano grandi risultati. Invece oggi la situazione non è affatto entusiasmante e si cominciano a vedere delle crepe nel consenso al premier e al suo governo. Continua

Le Metamorfosi di Ovidio? Nulla rispetto alle metamorfosi dei comunisti italici, comprese le più recenti con le quali sono diventati “pasdaran” dell’ortodossia atlantica, severi censori del pacifismo e predicatori umanitari.

E questo senza mai riconoscere l’errore di essere stati comunisti al tempo dell’Urss di Breznev e Andropov. Anzi ritengono di avere tutti i titoli perdare lezioni oggi di atlantismo e umanitarismo.

Prendiamo l’editoriale (sul “Corriere della sera” di venerdi) di Walter Veltroni, il quale è una persona gentile, intelligente e piacevole, ma in quel pezzo ha cucinato un confuso minestrone in cui riesce a cantare le lodi del Nord Vietnam comunista che combatteva contro “l’invasione straniera” degli Usa e – al tempo stesso – le lodi dei soldati Usa che sbarcarono in Italia e in Normandia per combattere contro il nazifascismo (non furono due “invasioni” per la libertà?). Continua

Come ha scritto Tomaso Montanari, un intellettuale di sinistra, è tragicomico vedere “ex comunisti, operaisti, esponenti di Lotta Continua” che, per far dimenticare il loro passato, oggi sull’Ucraina sono “passati all’occidentalismo fanatico”. Sembrano Luttwak.

La devozione alla Casa Bianca, per alcuni ex, è granitica come ieri quella del Pci verso il Cremlino rosso.

Non pensano all’interesse degli europei (italiani compresi) i quali non vogliono sprofondare in un guerra duratura e nella catastrofe economica. Loro sognano di abbattere Putin (come vorrebbe Biden).

Un esempio? Il Corriere della sera. Da un po’ è diventato “l’Unità del terzo millennio”: vengono infatti dall’Unità sia il direttore, sia i principali editorialisti come Walter Veltroni e Antonio Polito (Paolo Mieli viene addirittura da “Potere operaio”…). Continua

CONTRADDIZIONE

Antonio Polito, sul “Corriere della sera” (21/9), critica il governatore del Texas, Greg Abbott, che ha preso due decisioni: “la legge che nega il diritto all’aborto dopo la sesta settimana, togliendo alla gestante la libertà di scelta, e l’ordine esecutivo che proibisce l’imposizione del green pass o di qualsiasi obbligo vaccinale, che invece dà al cittadino totale libertà di scelta”.

Secondo Polito le due norme sono clamorosamente contraddittorie: è vero. Ma – precisato che nel primo caso non è un divieto assoluto di aborto, ma solo oltre la sesta settimana – è egualmente contraddittorio anche il contrario: sostenere l’obbligo del Green pass (o l’obbligo vaccinale) e proclamare la libertà di abortire.

Infatti chi si oppone al Green pass e al vaccino rivendica la propria libertà di decidere sul proprio corpo (fra l’altro con slogan simili a quelli del movimento abortista). Quindi pone una questione di libertà.

Ma l’obbligo del Green pass viene giustamente motivato con la necessità di opporsi al contagio collettivo tramite il vaccino o il tampone, in base al principio secondo cui “la tua libertà finisce dove comincia la mia”.

A ben vedere questo principio vale anche nel caso dell’aborto, perché anche lì c’è di mezzo un’altra persona: la libertà assoluta della donna di abortire infatti confligge con i diritti di un’altra vita.

A spiegarlo razionalmente non è stato un qualche bigotto clericale, ma il simbolo della cultura laica italiana, Norberto Bobbio e proprio sul Corriere della sera. Continua

A un mese dalle elezioni europee il fanatismo UE si trova a fare i conti con un dramma imprevisto: sta sprofondando l’Unione Europea (da non confondersi con l’Europa, che è tutt’altra cosa). Le urne elettorali possono diventare funerarie.

A lungo ci hanno ripetuto che la Ue è il futuro. Ora scoprono, sbalorditi, che sta diventando il passato. Emblematici due editoriali, usciti ieri sulla “Stampa”  e sul “Sole 24 ore”, firmati da due entusiasti cantori della Ue.

Maurizio Molinari, che della “Stampa” è anche direttore, fotografa “L’Europa nella morsa dei rivali”. Spiega che la Ue sta subendo un pesante attacco da un fronte interno e da un fronte esterno. 

Il fronte interno è rappresentato dai soliti sovranisticattivi i quali “cavalcano lo scontento della classe media”, dovuto alla crisi economica e ai migranti. 

Molinari non si chiede perché tutti individuano “nell’Unione Europea il responsabile di ogni male”, altrimenti dovrebbe riconoscere che proprio la politica economica di Maastricht e l’euro sono responsabili dell’impoverimento delle classi medie e del peggioramento della “performance economica” dei paesi Ue rispetto al resto dell’economia mondiale.

Poi l’editorialista spiega che c’è pure il fronte esterno: la Ue viene stritolata dall’“accesa rivalità fra Cina Russia e Stati Uniti”, un processo che sta mettendo “fine alla stagione della globalizzazione  iniziata con il crollo del Muro di Berlino”. Cosicché l’Unione Europea è “il protagonista più debole e vulnerabile di questo momento di veloce trasformazione storica”.

Molinari non dice che così, di fatto, stanno venendo meno tutte le basi geopolitiche della nascita della UE a Maastricht

Infatti l’artificiale follia tecnocratica di Maastricht fu resa possibile nel 1992  dall’appoggio degli Stati Uniti che lanciavano la grande globalizzazione (che doveva trasformare il mondo in un unico mercato), dal disfacimento dell’Urss (con la neonata Federazione russa che arrancava per non annegare) e dalla Cina ammessa nel commercio mondiale perché vista come straordinaria fornace di prodotti a basso costo e domani come grande mercato.

Oggi lo scenario geopolitico è capovolto. La presidenza Trump è contro la UEe fa la guerra dei dazi specie alla Germania per il suo gigantesco surplus nelle esportazioni (come pure alla Cina); la Russia  con Putin è tornata ad essere una forte protagonista e la Cina non è più un paese sottosviluppato da “sfruttare”, ma una gigantesca potenza che è lanciata alla conquista del mondo.

Infine l’asse franco-tedesco su cui era costruita la Ue si è dissolto per le colossali difficoltà interne di Macron, che non riesce più a tenere un Paese in rivolta sociale, e per il progressivo ripiegamento nazionalista della Germania.

Su questa svolta tedesca ieri rifletteva, desolato, l’altro cantore della UE, Sergio Fabbrini. Il quale, sul “Sole 24 ore” ha elencato una serie di clamorosi gesti della Cdu e della Merkel  (schiaffi alla Francia – a proposito del suo seggio permanente al Consiglio di sicurezza Onu – e mano tesa ai britannici sulla Brexit e a Orban nel Ppe) i quali fanno sospettare che “la Germania abbia smarrito la propria vocazione europeista”.

Fabbrini ritiene che non sia possibile una radicale svolta sovranista, perché – parole sue – “la Germania continua ad essere il Paese che ha più beneficiato della moneta unica, che ha più massimizzato i vantaggi dei mercati aperti”.

Ma questo è stato vero fino ad oggi e Fabbrini non considera il presente: le gravi crepe dell’economia tedesca che si evidenziano negli ultimi brutti dati sulla produzione industriale e ancor più nella “situazione drammatica del settore bancario tedesco” (Nicola Porro) che pure era stato trattato con i guanti di velluto (a differenza di quello italiano).

Dunque, mentre Robert Kagan prospetta un nuovo nazionalismo tedesco, volano gli stracci tra Parigi e Berlino. 

Maurizio Ferrera, nell’editoriale del “Corriere della sera” di ieri, c’informa che Macron “ha lanciato alcune pesanti accuse alla Germania: risponde sempre di no, eppure è il Paese che ha tratto maggiori vantaggi dall’euro. E, soprattutto,persegue un modello di crescita che è ormai chiaramente contrario all’interesse europeo”.

Così l’UE tecnocratica di Maastrcht è in frantumi. Cosa resta?Resterebbe l’Europa delle cattedrali, la vera Europa millenaria, ma, come ha scritto Ernesto Galli della Loggia venerdì sul “Corriere”, è proprio quell’Europa delle identità e delle radici cristiane che le tecnocrazie della Ue hanno rinnegato.

A ritrovare e ricostruire quell’Europa dei popoli potrebbero essere proprio i cattivi sovranisti. Infatti, diversamente da quanto scrive Molinari, il sovranismo  (almeno quello italiano) non vuole affatto “smantellare l’edificio dei Trattati di Roma” (che nel 1957 istituirono la Comunità economica europea), ma semmai smontare il Trattato di Maastricht del 1992, quello a cui si deve l’euro e l’affossamento economico dei paesi europei (a cominciare dall’Italia). Si tratta insomma di tornare alla vera Europa.

.

Antonio Socci

.

Da “Libero”, 29 aprile 2019