Il 30 luglio 2008 moriva improvvisamente d’infarto, a Lima, dove viveva, Andrea Aziani, a soli 55 anni. Apparteneva al movimento ecclesiale di don Luigi Giussani che ha cambito la mia vita per sempre. E’ impressionante per me pensare che di un mio così caro amico (è stato fra l’altro il padrino di battesimo di Caterina) sia in corso il processo di beatificazione. Ma anche quando era fra noi capivamo che era speciale. Da Abbiategrasso al Perù, passando per Siena, Firenze e mille altri posti ha sempre lasciato una traccia potente. E’ stato un uomo che ha fatto innamorare di Cristo centinaia di giovani. Donando tutto se stesso. Oggi, nell’anniversario del suo dies natalis, lo voglio ricordare ripubblicando un mio articolo.

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 Carmen, che lo incontrò ai tempi di Gs (erano entrambi di Abbiategrasso, in provincia di Milano), fra le tante cose che la colpirono, ne ricorda una che sembra piccola e buffa: mentre tornava dalla caritativa, in bicicletta, Andrea cantava a voce alta per le strade nebbiose del paese. È un piccolo flash, su un Andrea Aziani diciottenne, dove però si capisce il tipo. C’è la sua giovinezza tutta innamorata di Gesù, c’è quella sua allegra baldanza («perché Gesù ha già vinto!!!», ti diceva ridendo e dandoti pacche sulle spalle) e poi c’è il suo cuore che scoppia di contentezza e di passione per la voglia di far sapere a tutti la grande notizia. Fino agli estremi confini della terra.
Non solo fino a Siena, dove don Giussani lo mandò nel 1976, ma fino quel lembo di terra sull’Oceano Pacifico, dall’altra parte del mondo, dove a 55 anni ha terminato la sua instancabile corsa terrena (e dove ora ha lasciato il suo corpo, che per Gesù si è letteralmente consumato), per cominciare la sua trionfale passeggiata in Cielo. Continua

Sta passando stranamente sotto silenzio sui media un decreto della Chiesache avrà grosse conseguenze sui movimenti ecclesiali come Comunione e Liberazione, Cammino neocatecumenale, Movimento dei Focolari, Rinnovamento nello Spirito e altri.

Ma in questo caso bisogna riconoscere che papa Bergoglio ha preso davvero una decisione saggia e ispirata a vera paternità.

Il decreto, firmato l’11 giugno dal card. Kevin Farrell, prefetto del Dicastero per i Laici, con l’approvazione del papa, ricordando che “il governo, Continua

Ennio Flaiano diceva che “i giovani hanno quasi tutti il coraggio delle opinioni altrui”. Parole che tornano alla mente vedendo le immagini di migliaia di ragazzi – per così dire – “chiamati alle armi” venerdì ed incensati dagli adulti, dai padroni del vapore e del pensiero, da tutto il sistema scolastico e mediatico (compresi giornali di proprietà “automobilistiche” che hanno appena finito di esultare per la doppietta della Ferrari in Formula 1).

Scesi in piazza a far finta di protestare contro quegli stessi adulti che li hanno “convocati”, contro i padroni del vapore, contro il sistema che li celebra e li esalta.

E per una questione su cui nessuno di loro saprebbe fornire un argomento scientifico, dal momento che uno scienziato del clima come Franco Prodi afferma che le circolanti “previsioni allarmistiche non sono credibili” (cita autorevoli documenti scientifici dove si conclude che “la natura, non l’attività dell’uomo, governa il clima”). Continua

Molto si è scritto in questi giorni di Roberto Formigoni, ma si è dimenticato di ricordare la storia da cui è emerso. 

Comunione e Liberazione irrompe sulla scena attorno al 1969, quando la Chiesa stava precipitando in una crisi spaventosa e l’Italia era letteralmentetravolta dall’estremismo ideologico marxista.

Soprattutto nelle scuole, nelle università, nelle fabbriche e nei giornali il pensiero unico veniva imposto con soffocante violenza verbale e anche fisica. Di lì a poco esploderà perfino il terrorismo.

E’ in questo contesto che fiorisce – attorno a don Luigi Giussani– una travolgente esperienza di cattolicesimo vissuto che affascina migliaia di giovani. 

Recentemente, in un volume postumo del card. Giacomo Biffi, è stata pubblicata una sua lettera del 15 dicembre 1977 a una suora carmelitana di clausura dove il monsignore spiegava cosa stava accadendo: 

(quelli di CL) sono ragazzi convinti di avere il diritto di fare un’esperienza di vita associata alla luce della loro fede, nel pieno rispetto dei diritti altrui, che non hanno mai tentato di violare una sola volta. In forza di questo diritto, essi costituiscono all’interno dell’università l’unico gruppo che – con la sua sola esistenza – contesta la cultura egemone che ritiene di essere l’unica. Perciò sono insopportabili, perciò sono picchiati a morte. All’infuori di quello di esistere, non hanno mai compiuto nessuna provocazione; ma è la loro esistenza a essere provocatoria. In una società ormai arresa e impaziente di rendere omaggio al nuovo ‘principe’, sono gli unici” aggiungeva Biffi “a ritenere che la salvezza dell’uomo arrivi da un’altra parte e la sua promozione vada cercata in un’altra direzione. Don Giussani – che non si è mai sognato di occuparsi di politica – da molte settimane vive randagio, dormendo sempre in posti diversi, perché la polizia l’ha avvisato che esiste un progetto preciso di fargli la pelle. Quando gliela faranno, si troverà modo di dimostrare che è stata colpa sua. Del resto, non è CL in gioco, è il fatto cristiano.

Era così vero che – una volta eletto papa Giovanni Paolo II – proprio CL costituì, per il nuovo pontefice, il punto di forza per una rifioritura straordinaria della Chiesa Cattolica.

I ciellini – prima maltrattati dentro il mondo clericale postconciliare che si arrendeva al progressismo – ora avevano piena cittadinanza nella Chiesa e pure la DC attinse a queste inattese e fresche energieFormigoni fu l’emblema di quella rinascitache poi con Forza Italia diventò esperienza di governoin Lombardia.

La cosa che oggi più colpisce è la totale sparizione di CL. Sia il crollo numerico e di presenzafra i giovani, sia la sparizionedal dibattito pubblico dove l’originalità della sua posizione culturale e sociale destava grande interesse anche nel mondo laico (cosa rara per dei cattolici). 

E’ accaduto tutto con la morte di don Giussani nel 2005 e con l’arrivo di don Julian CarronCL ha perso il suo carisma e la sua originalità ed è appassita.

Un fenomeno che fa parte della desertificazione del mondo cattolicocompiutasi in questi anni del pontificato bergogliano, nei quali gli unici segni di vita – le Sentinelle in piedio i Family day– sono stati mal sopportati dal Vaticano.

Papa Bergoglio infatti fin dal 2013 ha voluto la cancellazione della presenza sociale e politica dei cattolici che aveva come simbolo la Cei del card. Ruini

Nel quinquennio del PDil Vaticano non voleva disturbare il manovratore, perché il PD, a cominciare dal governo Letta, aveva deciso di seguire papa Bergoglio nella sua unica vera battaglia politica: le frontiere aperte ai migranti. Così sono arrivati in 600 mila e il Pd si è suicidato.

Una volta andata al governo la Lega di Matteo Salvini, nel2018, Bergoglio ha improvvisamente rovesciato le sue posizionipretendendo che i cattolici tornino in politica con due bandiere: i migrantie l’entusiasmo acritico per l’Unione europea. Paradossalmente chi è più in sintonia col programma del papa argentino è la radicale Emma Bonino.

Invece di occuparsi della rinascita della presenza cattolica nella società e fra i giovani, dove non ce n’è più traccia, papa Bergoglio e la Cei si lanciano in politica dove di cattolici ce ne sono tantissimi.

Basta considerare i vertici dei partiti e delle istituzioni. Sono cattolici sia il presidente della Repubblica Mattarellache la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati

Sono cattolici sia il presidente del Consiglio Conteche i suoi due vice, Matteo Salvini  eLuigi Di Maio. Sono cattolici gli altri due leader del centrodestra, Berlusconi  eMeloni, come è cattolico Matteo Renzi  (e altri leader del Pd).

Forse non ci sono mai stati così tanti cattolici ai vertici della politica come oggi. Dunque tutta la mobilitazione del Vaticano della Cei ha una sola spiegazione: combattere Salvini.

E’ poi curioso che in questo dibattito su cattolici e politica (anche sui giornali laici) non venga mai considerata la vicenda storica della DC a cui l’Italia deve la rinascita oltreché la libertà.

Nel mese scorso molte celebrazioni, sui media, ha avuto don Luigi Sturzo, per i cento anni dalla fondazione del Partito popolare. Ed è curioso che esaltino Sturzo – che era un ultra liberista – anche cattolici che “in teoria” si dicono progressisti (d’altronde, nella pratica, è la sinistra che ha assecondato in questi anni la peggiore globalizzazione mercatista).

Si dimentica invece la Dc e il connotato keynesiano della politica DC, quella che dalla Costituente di La Pira a Fanfani, Moro ed Enrico Mattei, ha messo al centro la “piena occupazione” e – anche attraverso l’intervento dello Stato (si pensi all’Eni) – portò l’Italia, un tempo sottosviluppata, al quarto posto fra le potenze industriali

Paradossalmente oggi questa impostazione di “sinistra keynesiana”, totalmente avversata dalla UE e dal Trattato di Maastricht, è reperibile nella Lega di Salvini(che si avvicina peraltro alle percentuali di consenso della Dc). 

Così tutto appare rovesciato. Le coordinate destra/sinistra non dicono più nulla. Tutto è cambiato.

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 24 febbraio 2019

Ha fatto clamore il caso della scuola siciliana dove sono state rimosse le immagini della Madonna e di Gesù Cristo – ed è stata cancellata la preghiera del mattino – in nome della laicità della scuola. E’ la legge.

Però, per lo stesso motivo, si dovrebbero bandire dalla scuola pubblica tutti gli indottrinamenti ideologici, di ogni genere (che purtroppo ci sono).

E poi se fosse riconosciuta davvero la libertà di educazione non sorgerebbero questi problemi: in un Paese dove ci sono varie proposte educative, ognuno può scegliere la scuola che preferisce (anche quella che ha la preghiera del mattino).

Ma in Italia non c’è questa libertà. E si può scommettere che quello siciliano è solo l’antipasto delle polemiche relative al prossimo Natale che ogni anno divampano puntualmente per il presepio, per la messa natalizia e quant’altro.

Fare o non fare il presepio? Offende qualcuno il ricordo della nascita di Gesù a Betlemme?

Perché si fanno quindici giorni di vacanza a scuola? Il presepe nei luoghi pubblici è una rappresentazione religiosa o anzitutto un richiamo culturale alle nostre comuni radici cristiane?

UN EVENTO ENORME

Prima di rispondere a queste domande c’è da segnalare qualcosa che nessuno finora ha notato. Sta accadendo un evento di enorme portata nella Chiesa: è anzitutto lì – non nelle scuole – che viene progressivamente cancellato Gesù Cristo o posto in secondo piano.

L’annuncio dell’Incarnazione di Dio, l’annuncio della salvezza, da cinque anni a questa parte, è stato sostituito da una specie di predicazione sociale o socialista che vede al centro i migranti (possibilmente islamici), insieme alla predicazione ecologista sul riscaldamento globale.

La “sostituzione” è anzitutto quantitativa: l’insistenza ossessiva con cui papa Bergoglio ripropone continuamente i migranti (e l’ecologia) a tutte le ore, tutti i giorni, per Natale, per l’Assunta e per Pasqua, un tempo – nei predecessori – riguardava l’annuncio di Cristo, la vita eterna e la dottrina cattolica. Continua

Avete appreso da questo blog, dove ho pubblicato il volantino d’invito, che il 25 settembre, al Santuario della Madonna di San Luca (Bologna), era stato indetto un incontro di persone che riconoscono, nella propria vita, la paternità spirituale di don Luigi Giussani e sono decisi a restare fedeli al suo carisma, nonostante la tragica situazione attuale di CL.

Questa assemblea c’è effettivamente stata. Sono arrivate tantissime persone. Per me è stato sorprendente e commovente. Il disagio che dilaga nel Movimento si era espresso finora solo con l’abbandono silenzioso da parte di tanta gente oppure con iniziative che – nate da buone intenzioni iniziali – hanno presto perduto libertà e semplicità, diventando – di fatto – gruppi correntizi legati a questo o quel capetto milanese di CL. Così, a mio parere, perdendo la loro autenticità e adottando logiche di comportamento politiche, che implicano fra l’altro l’autocensura sulla disastrosa conduzione di CL.

Invece a Bologna ho visto il ritrovarsi di uomini liberi che vogliono soltanto essere fedeli alla propria vocazione cristiana e si aiutano nel testimoniare Gesù Cristo, la bellezza della Sua amicizia, la forza luminosa del Suo sguardo sul mondo (che è un abbraccio e un giudizio), senza autocensure e senza chiusure. Come abbiamo imparato da don Giussani. C’è da pregare Dio che questo seme fruttifichi.

Qua sotto pubblico un racconto/commento – di alcuni di noi – su questa giornata e sul momento presente.

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Antonio Socci Continua

 

Caro amico,

chi ti scrive è un gruppo di persone che ha avuto la grazia di incontrare don Giussani e i suoi collaboratori più stretti e che, da questo incontro, ha avuto la vita cambiata, come molto probabilmente sarà accaduto anche a te.

Riteniamo che don Giussani rappresenti un dono alla Chiesa di valore inestimabile, oggi ancora più attuale, incontrabile attraverso i suoi scritti, che narrano un’esperienza accaduta, tramite coloro che hanno vissuto a più stretto contatto con lui, e quanti sono fedeli al suo metodo. Ma soprattutto riteniamo che rappresenti, per noi, ogni giorno, una sorgente di fede e vita nuova della quale non possiamo fare a meno per il gusto della vita, per un’adesione ragionevole e libera a Gesù, e perché la Sua Chiesa sia presente tra gli uomini.

È in virtù di questa esperienza di corrispondenza che sentiamo tutta la responsabilità di essere un’“avanguardia della missione”, di quello che don Giussani stesso ha definito essere Movimento: «Uno che ha una fede anche in modo semplicemente implici- to non può non conservare la fiducia nell’umano; deve perciò preoccuparsi della gente che lo circonda e diventare presenza per chiunque gli stia vicino; e, innanzitutto, per il marito, la moglie, i figli, gli amici di scuola, i compagni d’università e di lavoro.» (il senso della nascita, dialogo tra Giovanni Testori e Luigi Giussani, Edit 1980).

Quindi per il mondo intero.

Proprio perché fragili peccatori, noi vogliamo aderire a questo Ideale Vivente che non siamo ancora e offrire a ciascun compagno di strada la possibilità di incontrare Gesù vivo e presente tra i suoi, attraverso le tre dimensioni della cultura, della carità e della missione, in una «comunione vissuta, come dimensione ed esigenza fondamentale della persona, che rende quotidiana la memoria dell’avvenimento di Cristo, trasfigu- rando l’esistenza fino a incidere, secondo tempi e modi adeguati, sull’intera società.» (Art. 2 dello statuto della fraternità di comunione e liberazione)

In ragione di questo sentire, vediamo con preoccupazione e non ci riconosciamo in quella riduzione intimistica e tutta emozionale che viene proposta recentemente dai responsabili di CL come ripresa delle origini del movimento. Continua

“Immaginate, al contrario, uno che resiste… Questo è il cristiano, nella storia questo è il cristiano, e se non è così non è cristiano…. Resistenti bisogna essere. Come resistenti? Resistenti, resistenza…rivoluzione: è un rivoluzionario, e un rivoluzionario deve essere combattivo.

Qual è l’unica risposta all’omologazione? Fare la rivoluzione. Non è un concetto mio, è un concetto di Gesù, è la prima parola detta da Gesù: “Cambiate mentalità”, cambiate modo di giudicare, di vedere, di sentire, di gustare, di amare, di fare le cose.

(…) Cosa vuol dire, dunque, essere contrari alla omologazione generale? Se sei contrario alla omologazione generale non potrai essere riconosciuto, non potranno lodarti, i giornali non parleranno di te, a meno di far scandalo contro di te, le televisioni non riprenderanno la tua faccia (…).

Se sei così, tutto il mondo sarà contro di te, eppure capirai che lo scopo della vita e il gusto della vita starà proprio nel continuamente gridare al mondo, incominciando da chi ti è vicino di banco, quello che il tuo cuore e i cuori di tutti desiderano dalla loro origine (…).

Non puoi non essere perseguitata, amica mia, non puoi non essere odiata. Ma è nel dolore di questa persecuzione che tu coverai il seme luminoso e caldo della messe finale, del significato ultimo del mondo, che un giorno tutti – tutti! – riconosceranno, tutti dovranno riconoscere e diranno: ‘Aveva ragione, aveva ragione!’. Al di fuori di questo scopo non c’è più né affezione, né amicizia”.

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DON LUIGI GIUSSANI

da Realtà e giovinezza. La sfida, (Ed. Sei, p. 86)

DEDICATO SPECIALMENTE A QUEI CIELLINI CHE, SEGUENDO CARRON, HANNO ABBANDONATO LA VIA TRACCIATA DA DON GIUSSANI E OGGI GODONO DEGLI APPLAUSI DEI MEDIA E DEI LORO ELOGI, GLI STESSI MEDIA CHE UN GIORNO CI COMBATTEVANO.

DEDICATO A JULIAN CARRON CHE OGGI AFFERMA: “NON ABBIAMO BISOGNO DI UN NEMICO”, PER GIUSTIFICARE IL FATTO CHE SI SONO OMOLOGATI AL POTERE, QUINDI IL MONDO LI SENTE COME SUOI E LORO SONO DIVENTATI I SOPRAMMOBILI NEL SALOTTO DEL POTERE. Continua

Solitamente in questo blog propongo solo articoli miei. Ma stavolta faccio un’eccezione perché ne vale la pena. Franco Bechis – l’autore di questo articolo uscito oggi su “Libero” – è un giornalista noto e stimato per la sua serietà e professionalità. La sua storia personale è tutt’altro che lontana da CL, perché anche lui, come me, è cresciuto dentro al Movimento. Ho lavorato con lui al “Sabato”, quindi ci conosciamo da più di trent’anni. Diversamente da me – che sono un rompiscatole “fazioso”, con mie idee (per così dire) militanti – Franco si è sempre caratterizzato per un profilo molto professionale e distaccato. Ma proprio per questa sua riconosciuta professionalità in questo articolo fa – lealmente, con dolore – il resoconto di un episodio molto spiacevole, di cui è stato testimone diretto, al Meeting di Rimini che si sta svolgendo in questi giorni. Vi prego di leggere bene dietro i suoi toni descrittivi e pacati (i miei sarebbero stati infuocati). Quello che riferisce è la punta di un iceberg che secondo me dà perfettamente l’idea della “trasformazione genetica” a cui CL è stata sottoposta in questi ultimi anni. Avendo lui – come me – partecipato al Meeting fin dalla prima edizione (di cui ricordo la bellissima mostra dei pittori dissidenti russi) e soprattutto sapendo come don Giussani ha sempre educato i giovani del Movimento a una forte simpatia per i cristiani perseguitati (e in genere per tutti i perseguitati), trovarsi davanti una platea che reagisce così alla testimonianza di questo sacerdote iracheno lo ha visibilmente sconcertato. Proprio per il suo personale coinvolgimento affettivo con il mondo di CL si coglie, nella sue parole, l’amarezza di un fatto così insolito. Io lo ringrazio di questo articolo. Aggiungo inoltre, qui, la mia personale opinione: chi, dentro CL, ha voluto e perpetrato questa devastazione educativa e questo tradimento del carisma di don Giussani, stravolgendo la sua straordinaria opera (che poi è un’opera di Dio) ne dovrà rispondere a Dio. Io spero però che non riesca a portare fino in fondo la sua opera di distruzione, spero che sia allontanato quanto prima e prego che il Movimento torni ad essere fedele al carisma di don Giussani, che è quello riconosciuto dalla Chiesa (non il carisma di Carron – di cui non c’è traccia da nessuna parte – ma quello di don Giussani è stato riconosciuto dalla Chiesa ed è quello che la Chiesa dice di seguire). 

Antonio Socci

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Padre Rebwar Basa è un iracheno di 38 anni, nato ad Erbil e ordinato sacerdote nel monastero di San Giorgio a Mosul. Un religioso nella polveriera di questi anni, che ha vissuto in un Iraq dove i cristiani sono sempre più minoranza, perseguitata da tutti i gruppi islamici del paese e con una vita resa difficile anche dal potere ufficiale. Al Meeting di Rimini per tre giorni è venuto a raccontare la sua storia a chi visita la mostra sui martiri cristiani organizzata dalla onlus Aiuto alla Chiesa che soffre.

L’ho visto venerdì protagonista di un episodio che mai si era verificato al Meeting di Rimini: un testimone oculare di stragi che racconta la propria storia e che viene messo in discussione, ritenuto inattendibile dal pubblico che ascolta. Continua

Sulla strage di Parigi, Bergoglio è apparso timidissimo e fioco. Dov’è finita l’indignazione? E quel “vergogna! vergogna!” sfoderato contro gli europei colpevoli di non abbattere le frontiere? Dov’è la verve polemica con cui ogni mattina, da Santa Marta, bastona i cattolici accusandoli di fondamentalismo?

Nulla di nulla. Sulla strage di Parigi Bergoglio è riuscito solo a dire due parole di circostanza. Fra cui:
“Non capisco, ma queste cose sono difficili da capire”.

DIFFICILI DA CAPIRE? … E STUDIARE UN PO’ LA STORIA DELL’ISLAM PER CAPIRE COSA E’ L’ISLAMISMO O COSA E’ IL JIHADISMO ISLAMICO, NO? 
NON E’ DIFFICILE CAPIRE “QUESTE COSE” … MAGARI BERGOGLIO POTREBBE ANCHE LEGGERSI IL DISCORSO DI RATISBONA DI BENEDETTO XVI E IMPARARE… Continua