Enrico Letta – forse per la disperazione causata dai sondaggi – ha fatto una scelta controproducente: soffiare sul fuoco della contrapposizione e avvelenare il clima della campagna elettorale, trasformandola in una sorta di tribunale apocalittico del Bene e del Male, come se fosse una guerra civile.

Lo si è visto con il manifesto manicheo dove contrappone una metà nera (la destra cattiva) e una metà rossa (il Pd buono), intimando di scegliere tra Putin e l’Europa.

Questa contrapposizione metafisica (sommersa dalle battute e dai memedella rete) ha esposto Letta anche all’ironia di Marco Travaglio che gli ha chiesto: “ma se la destra ti fa così schifo perché continui a rimpiangere il governo” con Lega e Forza Italia? Continua

L’ETA’ DELL’ORO DI DRAGHI? NON PER GLI ITALIANI
Da una settimana i giornali mainstream (e i relativi strilloni) ci rappresentano l’epoca Draghi come un’età dell’oro che è stata sciaguratamente interrotta. In effetti Draghi ci consegna un vero e proprio paradiso terrestre.
Non fosse per qualche piccolo dettaglio, come il debito pubblico aumentato (più 150 miliardi forse 180) pur con maggiori introiti fiscali (13 miliardi in più), i poveri arrivati a quasi 6 milioni, l’assurda gestione della pandemia, il Pnrr nato vecchio e già spiaggiato, l’inflazione record, l’immigrazione incontrollata, la criminalità nelle grandi città, la siccità su cui nulla si è fatto (con l’agricoltura in ginocchio), la pessima gestione della crisi ucraina dove Draghi (contro la tradizione italiana e la posizione di Francia e Germania) si è schierato per l’ultra bellicismo trasformando l’Italia in un bersaglio per la Russia e infilandoci in una drammatica crisi del gas che (oltre ai costi proibitivi) in autunno potrebbe portarci al razionamento con possibile ulteriore crollo del pil.
Insomma a parte questi piccoli dettagli tutto benone e fortuna che c’era in maggioranza anche parte del cdx che ha bloccato alcune pessime idee di Pd e M5S, limitando molto i danni.
Poteva andar pure peggio. Bilancio finale dell’epoca Draghi: gli italiani stanno male, ma per i fabbricanti di armi pare che si annuncino tempi d’oro.
FATTA QUESTA CONSIDERAZIONE ECCO IL PEZZO CHE HO FATTO OGGI PER LIBERO
     *               *           *          *           *            *              *             *            *

È stato Henry Kissinger a esprimere un pensiero che oggi – potremmo dire – unisce quanti si oppongono alla deriva ideologica nichilista in America e in Europa.

Dovrebbe essere meditato da tutti, ma temo che non  otterrebbe applausi da Sinistra. Mentre potrebbe quasi venire adottato dai tre partiti del centrodestra come loro carta d’identità ideale

Dunque Kissinger ha scritto: “Un popolo non deve mai perdere la fede in se stesso; coloro che sguazzano felici nelle imperfezioni della loro società o le trasformano in una scusa per abbandonarsi a un’orgia nichilistica finiscono in genere col corrodere tutti i vincoli sociali e morali; e a lunga scadenza, con il loro attacco spietato a tutte le credenze, non fanno altro che moltiplicare le sofferenze”.

È un pensiero che vale anche oggi. Pure per noi, nell’Italia che si prepara alle elezioni politiche. Non vediamo forse da anni diffondersi un’ideologia nichilista che corrode “tutti i vincoli sociali e morali” e attacca duramente “tutte le credenze” e i valori del nostro popolo su cui l’Italia ha basato la sua ricostruzione, il suo miracolo economico e il superamento di tutte le crisi?
Continua

Dov’è finito il Centrodestra? Esiste ancora? La risposta a questa domanda diventa sempre più urgente. Nel Paese c’è sicuramente un “popolo di centrodestra” che continua ad essere maggioritario (nei sondaggi stacca di molti punti la Sinistra), ma nei palazzi della politica non si vede più una leadership riconosciuta e una coalizione unita. Anzi, pare che ogni giorno crescano le polemiche, le diffidenze e le distanze fra i leader.

Da queste colonne, con mesi di anticipo, ci eravamo chiesti se il Centrodestra sarebbe arrivato unito alle elezioni politiche, viste le scelte opposte sul governo Draghi, e avevamo espresso forti dubbi sulla possibile ricucitura. Continua

Come sta il Centrodestra? Qualche mese fa, su queste colonne, avevamo previsto che le amministrative del 3-4 ottobre – per come venivano affrontate – sarebbero state un disastro per questa coalizione. Era evidente. Ma Cassandra, come al solito, rimase inascoltata e sappiamo come è finita.

Il mestiere dei giornali è anche quello di fare previsioni spiacevoli quando i fatti lasciano intravedere che si è su una strada fallimentare, sebbene non sia gratificante perché in genere si prendono calci.

Secondo uno scrittore americano “Cassandra non prese neppure metà dei calci che meritava”. Dunque in attesa delle pedate supplementari dobbiamo osservare che lo stesso problema delle amministrative oggi si ripropone – per il Centrodestra – con le prossime elezioni politicheche potrebbero anche essere molto vicine, perché a febbraio, dopo l’elezione del presidente della Repubblica, è possibile lo scioglimento anticipato delle Camere. Continua

Cosa succede dentro al Pd? Enrico Letta è stato eletto segretario (in pratica all’unanimità) dicendo: Il Governo Draghi è il nostro Governo”.

Ieri lo stratega di Zingaretti, Gianfranco Bettini, gli ha risposto: “io sono contrario alla formula secondo cui ‘il governo Draghi è il mio governo’ e secondo cui il suo programma è il nostro programma”.

Ieri Letta ha dichiarato: “Per noi la priorità è che questo governo duri fino alla fine naturale della legislatura”. Negli stessi minuti Bettini tuonava contro l’idea di “un governo che arrivi fino alla fine della legislatura”.

La sua proposta è mandare Draghi al Quirinale e poi andare alle urnecon un’alleanza di ferro Pd-M5S-Leu. L’idea di Letta invece è la riconferma di Mattarella. Un bello scontro. Continua

Dopo aver perso le elezioni politiche, le europee e una decina di elezioni regionali, nel giorno in cui perde anche la Calabria, il Pd canta vittoria perché mantiene il governo dell’Emilia Romagna grazie a un sistema di potere ancora vetero-Pci che domina sulla società e che a Bologna si salda con la borghesia radical-chic e quella cattoprodiana. Contenti loro…

Ma il dato più clamoroso è la conferma della sparizione, dal Paese, del M5S, ormai annichilito e assorbito nel Pd. L’esplosione elettorale e, subito dopo, il crollo – un fenomeno che accomuna i grillini e Renzi – ha una spiegazione: la mancanza di identità e di senso di appartenenza. Continua

In Italia è a rischio la democrazia? Non bisogna drammatizzare, ma oggi i segnali di un’involuzione che potrebbe far collassare il sistema democratico ci sono davvero e dovrebbero preoccupare tutti.

Non solo perché il governo è formato da due partiti che sono minoranza nel Paese (uno è crollato al minimo storico nelle politiche del 2018 e l’altro ha dimezzato i voti alle europee del 2019).

Non solo perché si sono barricati nel Palazzo, contro il Paese, e manifestano l’intenzione di non restituire la parola al popolo sovrano in nessun caso (nemmeno se crollasse l’Emilia Romagna rossa dopo l’Umbria), anche perché a primavera si decidono centinaia di nomine e poltrone. Continua

Il vero protagonista di questa campagna elettorale sta nell’ombra: è il “partito straniero”, che sui giornali (che nella quasi totalità stanno dalla sua parte) viene chiamato “l’Europa”. In realtà l’Europa è da tempo una colonia della Super Germania a cui cerca di associarsi la Francia. E l’Italia è il pollo da spennare (ormai già ridotto malissimo). Questa cosiddetta “Europa” – nelle elezioni italiane – punta sul PD e liste associate (come “Più Europa” di Emma Bonino che significa per l’Italia: più immigrati, più tagli, più tasse, più disoccupazione, più sottomissione dell’Italia, più laicismo anticristiano, più affossamento dello stato sociale e ancora più annientamento dello stato nazionale). Ho cercato di illustrare le vere strategie che si dispiegano e la vera posta in gioco in questo articolo pubblicato da “Libero”.

*                                                                     *                                                                  *

C’è una campagna elettorale ufficiale sulla scena e ce n’è un’altra dietro le quinte dove si confrontano forze e progetti di cui gli elettori sono all’oscuro e la posta in gioco è l’Italia stessa.

Anzitutto consideriamo ciò che si vede pubblicamente. Sulla scena appare un Pd che arranca, in caduta libera, con un Renzi bollito, barricato nel bunker con i fedelissimi; poi un centrodestra con buoni sondaggi (come coalizione), ma dove coesistono programmi diversi; e un M5S col vento in poppa come lista singola.

Quindi tre contendenti e sui giornali si ipotizzano le loro possibili combinazioni future, in base all’esito delle elezioni. Questo è ciò che appare. Ma dietro la scena va in onda un’altra partita e i veri contendenti sono solo due. Continua

“Hegel osserva da qualche parte che tutti i grandi avvenimenti e i grandi personaggi della storia universale si presentano, per così dire, due volte. Ha dimenticato di aggiungere: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa”.

Questa è la celebre battuta di Karl Marx (suggeritagli da Engels) nel “Diciotto Brumaio di Luigi Bonaparte”. Ma questa stessa parabola si può applicare anche al comunismo: la prima volta realizzatosi come tragedia, la seconda – almeno in Italia (che fu la sede del più grosso Pc d’occidente) – come farsa.

E’ il film che è andato in scena da noi dal 1990 ad oggi quando – cambiati d’abito in fretta e furia per il crollo dei regimi dell’Est – i comunisti italiani si sono presentati – in un baleno – come gli “affidabilissimi” gestori della globalizzazione finanziaria clintoniana (che passava attraverso l’euro e l’Unione Europea): l’estrema e più dura incarnazione del turbocapitalismo, quello che Giulio Tremonti ha ribattezzato “mercatismo”. Continua

Stamani quando è andato in edicola questo mio commento su “Libero” è uscito contemporaneamente questo titolo di apertura di “Repubblica”: “INTESA GOVERNO-VATICANO: ‘SI ALLO IUS SOLI ENTRO L’ANNO'”. Che è la conferma di quanto avevo scritto in questo articolo. Ci si chiede – dopo questo titolo di “Repubblica” – dove sono finite tutte le anime belle della sinistra che strillavano contro “l’ingerenza” ogni volta che la Chiesa si pronunciava per la sacralità della vita umana. La laicità dello Stato non è più un valore? E ci si chiede pure se il Bergoglio che fa un tale patto col governo perché venga approvato lo Ius Soli (in barba alle opinioni degli italiani) sia lo stesso Bergoglio che – al tempo della legge sulle unioni civili – spiegava che taceva perché non voleva immischiarsi in politica…

*                                         *                                 *                                      *

A giugno scorso la politica italiana ha svoltato ed ha cominciato la volata dell’ultimo chilometro. Da allora tutto quello che accade va letto in chiave pre-elettorale, cioè in vista delle elezioni politiche. Tutto è finalizzato a quell’esame.

Perché è stato decisivo giugno? Perché alle elezioni amministrative parziali l’Italia (ancora una volta) ha mandato al Palazzo un segnale forte e chiaro che si potrebbe riassumere nello slogan di Beppe Grillo del 2007. In sostanza un “Vaffa”.

Infatti il Paese si è rivelato molto diverso da come viene rappresentato sui media e da come lo pensano nel Palazzo della politica dove spesso credono alla loro stessa propaganda.

In sintesi, nei Comuni con più di 15 mila abitanti in cui si è votato il centrosinistra governava in 81 Comuni e – dopo giugno – ne ha ripresi solo 50, il centrodestra da 42 è passato a 54 e i grillini sono passati da 3 a 8 amministrazioni municipali.

Si è scoperto, di nuovo, che in Italia il centrodestra rappresenta la formazione con più consensi. E per il Pd non vale nemmeno invocare la menomazione dovuta alla scissione perché in quei Comuni di solito il centrosinistra si presentava unito. Continua