“L’Espresso”, il magazine di De Benedetti, distribuito con “La Repubblica”, ha avuto un’ideona. Una pensata così geniale e risolutiva che ci si chiede perché mai – nella storia dell’umanità – non si sia escogitata prima.

Sta nella copertina dell’ultimo numero: “Le frontiere uccidono… l’unica speranza è un mondo libero dai confini”.

Non è meraviglioso? Non vi pare la pensata del secolo o addirittura del millennio? A ispirare questa geniale copertina è l’antropologo Michel Agier, intervistato dal settimanale (il titolo della conversazione è: “L’unica speranza per il mondo è liberare i confini”). Continua

A chi si è addormentato con le chiacchiere monotone e “politicamente corrette” delle élite clericali che lisciano il pelo ai salotti delle ideologie dominanti, il nuovo libro del card. Robert Sarah provocherà uno choc.

E’ sulla linea del magistero di Benedetto XVI e di Giovanni Paolo II non solo sui temi dottrinali, ma anche sulle questioni sociali del presente.

Il cardinale africano giganteggia nella Chiesa attuale per la sua autorevolezza, la sua spiritualità, per il suo distacco dalle lotte curiali e per la sua coraggiosa voce di verità.

Del resto già da giovane vescovo in Guinea  entrò in urto col regime socialista, cioè “con Sekou Touré sempre più inferocito contro questo nuovo pastore indomito difensore della fede. Dopo la morte improvvisa del tiranno, nel 1984, scopriranno che Sarah era il primo sulla lista dei nemici”  (Sandro Magister).

Specialmente sul tema dell’emigrazione  lui, africano proveniente da un villaggio poverissimo, è totalmente controcorrente rispetto al clericalismo di sinistra

Mette in guardia dalla “barbarie islamista” (come dalla barbarie materialista), appoggia i paesi di Visegrad che difendono le loro identità nazionali e boccia il Global Compact sulle migrazioni.

Ormai – dice –“ci sono molti paesi che vanno in questa direzione e ciò dovrebbe indurci a riflettere. Tutti i migranti che arrivano in Europa vengono stipati, senza lavoro, senza dignità… È questo ciò che vuole la Chiesa? La Chiesa non può collaborare con la nuova forma di schiavismo che è diventata la migrazione di massaSe l’Occidente continua per questa via funesta esiste un grande rischio – a causa della denatalità – che esso scompaia, invaso dagli stranieri, come Roma fu invasa dai barbari. Parlo da africano. Il mio paese è in maggioranza musulmano. Credo di sapere di cosa parlo”.

Così, in un’intervista a “Valeurs Actuelles” , ha presentato il suo nuovo libro, appena uscito in Francia (in italiano arriverà a fine estate), che s’intitola Le soir approche et déjà le jour baisse” , titolo che richiama il passo del Vangelo sui pellegrini di Emmaus.

E’ un grido d’allarme sulla Chiesa, sull’Europa e sulla sua Africa che ritiene danneggiata dall’ondata migratoria: “C’è una grande illusione che consiste nel far credere alla gente che i confini saranno aboliti. Gli uomini si assumono rischi incredibili. Il prezzo da pagare è pesante. L’Occidente è presentato agli africani come il paradiso terrestre(…). Ma come si può accettare che i paesi siano privati ​​di così tanti loro figli? Come si svilupperanno queste nazioni se così tanti loro lavoratori sceglieranno l’esilio?” 

Il prelato si chiede quali sono le strane organizzazioni “che attraversano l’Africa per spingere i giovani a fuggire promettendo loro una vita migliore in Europa? Perché la morte, la schiavitù e lo sfruttamento sono così spesso il vero risultato dei viaggi dei miei fratelli africani verso un eldorado sognato? Sono disgustato da queste storie. Le filiere mafiose dei trafficanti devono essere sradicatecon la massima fermezza. Ma curiosamente restano del tutto impunite”. 

Non si può far nulla? Il prelato cita “il generale Gomart, ex capo dell’intelligence militare francese”, il quale di recente ha spiegato: “Questa invasione dell’Europa da parte dei migranti è programmata, controllata e accettata […] Niente del traffico migratorio nel Mediterraneo è ignorato dalle autorità francesi, militari e civili”.  

Sarah si dice traumatizzato da quello che è accaduto negli anni scorsi: “La barbarie non può durare più. L’unica soluzione duratura è lo sviluppo economico in Africa. L’Europa non deve diventare la tomba dell’Africa”. Perciò “si deve fare tutto affinché gli uomini possano rimanere nei paesi in cui sono nati”

Così il cardinale si schiera purecontro il Global Compact che invece è sostenuto da Bergoglio: “Questo testo ci promette migrazioni sicure, ordinate e regolari. Ho paura che produrrà esattamente il contrario. Perché i popoli degli Stati che hanno firmato il testo non sono stati consultati? Le élite globaliste hanno paura della risposta della democrazia ai flussi migratori?”.

Sarah ricorda che hanno rifiutato di firmare questo patto paesi come Stati Uniti, Italia, Australia, Polonia e molti altri. 

Poi il cardinale critica il Vaticano che lo appoggia: “sono stupito che la Santa Sede non sia intervenuta per cambiare e completare questo testo, che mi sembra gravemente inadeguato”. 

E boccia le élite europee: “Sembra che le tecnostrutture europee si rallegrino dei flussi migratori o li incoraggino. Esse non ragionano che in termini economici: hanno bisogno di lavoratori che possano essere pagati poco. Esse ignorano l’identità e la cultura di ogni popolo. Basta vedere il disprezzo  che ostentano per il governo polacco”. 

Alla fine di questa strada – avverte Sarah – c’è solo l’autodistruzione. Secondo il cardinale si è approfittato della pur giusta lotta “contro tutte le forme di discriminazione” per imporre l’utopia della “scomparsa delle patrie”. Ma questo “non è un progresso”

Il multiculturalismo non va confuso con la carità universale: “La carità non è un rinnegamento di sé. Essa consiste nell’offrire all’altro ciò che di meglio si ha e quello che si è. Ora, ciò che di meglio l’Europa ha da offrire al mondo è la sua identità, la sua civiltà profondamente irrigata di cristianesimo”. 

Invece, secondo il cardinale, l’attuale globalizzazione “porta a un’omologazione dell’umanità, mira a tagliare all’uomo le sue radici, la sua religione, la sua cultura, la storia, i costumi e gli antenati. Così diventa apolide, senza patria, senza terra. È a casa dappertutto e da nessuna parte”.

Perciò il prelato spezza una lancia a favore dei paesi cosiddetti sovranisti: “I paesi, come quelli del gruppo di Visegrád, che si rifiutano di perdersi in questa pazza corsa sono stigmatizzati, a volte persino insultati. La globalizzazione diventa una prescrizione medica obbligatoria. Il mondo-patria è un continuum liquido, uno spazio senza identità, una terra senza storia”.

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 7 aprile 2019

Tutto fa brodo per andare addosso a Matteo Salvini, perfino l’Eneide. Ma sembra che le tante menti erudite e illuminate che in queste ore si stanno rimbalzando su Twitter e Facebook certi versi del poema virgiliano, non si siano rese conto di aver fatto un curioso autogol.

Ecco perché. Un paio di giorni fa mi sono accorto che impazzava su twitter e su facebook questa citazione dell’Eneide: 

In pochi a nuoto arrivammo qui sulle vostre spiagge./ Ma che razza di uomini è questa?/ Quale patria permette un costume così barbaro, che ci nega perfino l’ospitalità della sabbia;/ che ci dichiara guerra e ci vieta di posare i piedi sul lido./ Se non nel genere umano e nella fraternità tra le braccia mortali, credete almeno negli Dei, memori del giusto e dell’ingiusto”.

E’ tratta dal primo libro del poema virgiliano (versi 538-543). Anche Giuliano Ferrara, ormai tornato nel salotto della sinistra da cui proviene, vestiti i panni del Giornalista Collettivo, ha rilanciato un tweet della collega Monica Guerzoni, del “Corriere della sera”, con questa citazione e l’hashtag “migranti”.

Come se Virgilio parlasse della nave Diciotti o della Sea-Watch. Da una rapida ricerca mi sono reso conto che tutto il solito coro progressista del “restiamo umani” da giorni diffonde questa citazione semi colta.

Così, tramite i versi virgiliani, esibiscono la loro raffinatissima cultura (sono tutti grandi classicisti) e redarguiscono duramente il cattivone Salvini mostrando che la voce della civiltà fin dall’antichità lo condanna. 

C’è solo un piccolo problema: non basta far rimbalzare su twitter una citazione dell’Eneide, estrapolata dal contesto; bisognerebbe anche conoscere quel poema. Sarebbe utile.

Se lo si legge infatti si comincia a sospettare che il poema virgiliano (a cominciare da quella citazione) potrebbe portare più acqua al mulino di Salvini che a quello degli autoproclamati umanitari.

I versi citati sono pronunciati dal venerando Ilioneo a nome dei troiani. Intanto va detto che i suddetti troiani sono da considerare profughi– che fuggono dalla nota guerra che ha distrutto la loro città – e come tali, se vogliamo rapportarli al presente, rientrerebbero in quella piccola minoranza di immigrati a cui tutti (Salvini compreso) riconoscono diritto di asilo

In secondo luogo Ilioneo – che sta lamentando la brutta accoglienza ricevuta lì a Cartagine, “in Libia”(per una curiosa coincidenza) – sta parlando alla regina Didonee le chiede di non far bruciare le sette navi troiane perché loro non hanno intenti ostili, sono stati spinti su quella costa dalle tempeste e un’altra è la loro meta, perciò ripartiranno appena hanno riparato le loro imbarcazioni.

Quindi parliamo di pochi profughi che intendono pure restare per poco tempo e poi andarsene. Non parliamo – com’è il caso nostro, oggi – di 600 mila migrantiche sono sbarcati da noi in cinque anni, che sono nostri ospiti, vogliono restare quae hanno dietro altri milioni di personeche intendono raggiungerli. Sono due casi non paragonabili.

Nell’Eneide dunque accade che Didone accoglie a Cartagine questi profughi capeggiati da Enea. Fra i due scoppia l’amore, ma finisce male perché Enea dà una fregatura (peraltro annunciata) alla regina: se ne va, con i suoi, e Didone è tanto disperata che si suicida per essere stata illusa così da colui che aveva accolto e amato. Quindi una storia tragica.

L’approdo vero e definitivo dei troiani è l’Italia. Ma anche in questo caso il parallelocon coloro che arrivano oggi sulle nostre coste come migranti non regge.

Tanto che un professore di lettere, su internet, dopo aver invitato a rispettare almeno Virgilio, commenta:Enea è l’esempio dell’immigrato pericoloso per la cultura e la società italiana. Giunge in Italia, uccide Turno, legittimo re dei Rutuli ed eroe locale e poi si prende la sua promessa sposa, Lavinia”. Quindi fonda una nuova civiltà che spazza via le precedenti

Se usiamo i classici per banali polemiche politiche sull’attualità è facile fare autogol e infatti in questo caso qualcuno potrebbe usare proprio la vicenda di Enea e concludere: “ecco il futuro dell’Italia. Se non chiudiamo le frontiere saremo spazzati viada chi viene da lontano e vuole sostituire la nostra civiltà con un’altra cultura e altri costumi”.

In realtà bisognerebbe rispettare sempre i classici e salvaguardarli dall’uso politico improprio. E’ utile capirne la complessità che è ricca di spunti sorprendenti. 

Fra l’altro, se vogliamo approfondire il “caso Enea”, scopriamo che le cose sono ancora più complesse, infatti per Virgilio i troiani non sono proprio degli stranieri che sbarcano su coste sconosciute, ma sono praticamente degli oriundi.

Infatti il re Latinoli accoglie perché dice di essere a conoscenza che Dardano, capostipite dei Troiani, era nato nella città etrusca di Corito (Tarquinia): “Di qui, dalla sede etrusca di Còrito egli è partito” (VII, 209)

Perciò, in qualche modo, sono tornati alle origini. E Ilioneo conferma: “Sì, qui Dardano è nato:/ qui ci richiama, e insiste con gravi moniti, Apollo,/ al Tevere etrusco, ai sacri stagni del fonte Numìco” (VII, 240-242).

Così infatti era stato detto ai troiani:  “la stessa terra che vi generò per prima dalla stirpe dei padri vi accoglierà reduci nel suo fertile grembo. Ricercate l’antica madre” (III, 93-96).

Tutta l’architettura dell’“Eneide”, che celebra la gloria di Roma, si radica in questo “ritorno” fatale. Perché Roma sboccerà proprio da questa sintesi dei popoli italici. 

L’“Eneide” vuole cantare la grande epopea dei popoli italici che “civilizzano” il mondo, non può essere ridotta a un manifesto migrazionista, per uso propagandistico. 

E’ semmai il poema dell’identità italiana, infatti la parola “Italia” risuona fin dal suo secondo verso: “Armi canto e l’uomo che primo dai lidi di Troia/ venne in Italia fuggiasco per fato”. E’ il poema dei popoli italici.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 28 gennaio 2019

E’ sempre più chiaro che, per i popoli di oriente e di occidente, papa Bergoglio è ormai un grosso problema

Il “caso Venezuela”lo ha reso evidente, come pure l’“alleanza” vaticana col regime comunista cinesee, ancora prima, l’esplosione dell’emergenza emigrazioneche ha destabilizzatol’Italia e l’Europa. 

Tutti e tre questi “temi” vedonoconfliggere frontalmente Bergoglio con i popoli interessati e con la politica della Casa Bianca. Non a caso Trump fu attaccato dal papa argentino già durante la campagna presidenziale.

Il pontificato di Bergoglio è infatti un prodotto dell’epoca Obama/Clinton, di cui porta avanti l’agenda, senza più avere però quella sponda politica (e pure Macron ormai è un’anatra zoppa).

La prima destabilizzazione bergogliana ovviamente si abbatté sulla Chiesa  che aveva rappresentato, fino a Benedetto XVI, l’istituzione più autorevole, più rappresentativa e più antica del mondo. E che ora, con Bergoglio, è precipitata nella crisi più grave della sua storia.

Bergoglio ha radicalmente stravoltoi connotati del papato: non più un messaggio spirituale, ma mondano, niente più soprannaturale, ma sempre politica. All’annuncio di Cristo unico salvatore, si è sostituita un’imitazione dell’Onu politically correct, con un forte timbro di sinistra radicale

E’ la vecchia teologia della liberazione. Non a caso proprio in queste ore è stato “pensionato” il cardinale Cipriani, arcivescovo di Lima e capo della chiesa peruviana, sostituito da don Carlos Castillo, discepolo di Gustavo Gutiérrez, il fondatore della teologia della liberazione.

Il pontefice argentino è amichevole o dialogante con i regimi illiberali (islamici o socialisteggianti o comunisti), mentre è duro con i paesi liberi occidentali (in particolare con il presidente Trump e con Matteo Salvini)

In America latina infatti Bergoglio ha rapporti amichevoli con Cuba, con il Venezuela di Maduroe con il compagno presidente boliviano Evo Morales(quello che gli regalò la scultura del crocifisso con falce e martello).

Nei giorni scorsi c’è stata una clamorosa iniziativa di venti ex capi di Stato dell’America Latinache hanno contestatoa Bergoglio, con una lettera pubblica, il suo solenne messaggio di Natale in cui invitava alla concordia il popolo del Venezuela e anche quello del Nicaragua.

Gli ex capi di Stato hanno obiettato: “In questo modo non si mette affatto l’accento sul fatto che il primo Paese è vittima dell’oppressione di una narco-dittatura militarizzata, che non ha remore a violare sistematicamente i diritti alla vita, alla libertà e all’integrità personale e… lo sottopone a condizioni di carestia diffusa e mancanza di medicine. Il secondo Paese, a metà del 2018, è stato vittima di un’ondata di repressione che ha seminato quasi 300 morti e circa 2.500 feriti”

Le parole di Bergoglio, in quei termini, aggiungono i firmatari, “possono essere interpretate anche in modo negativo per la maggioranza dei venezuelani e nicaraguensi”, perché rischiano di essere sentite come “una richiesta ai popoli oppressi, che sono vittime ad accordarsi con i rispettivi aguzzini”, specialmente nel caso del Venezuela, dove “c’è un governo che ha causato 3 milioni di rifugiati”.  

Ma per i profughi provocati da Maduro, Bergoglio non ha affatto l’interesse ossessivo che invece manifesta sempre per i migranti che vogliono venire in Italia

Anzi, ha fatto clamore il fatto che il Vaticanoabbia voluto mandare un proprio rappresentantealla recente cerimonia di insediamento di Maduroche è stata disertata dalla maggior parte dei paesi europei e sudamericani.

Intanto il popolo venezuelano, in miseria, protesta, i vescovi denunciano i soprusi del regime di Maduro e, proprio in questi giorni, in Venezuela è esplosa la crisi istituzionale, perché il presidente dell’assemblea nazionale Guaidò(con l’appoggio del mondo libero) si è fatto avanti per liberare il paese dal successore di Chavez. Così adesso Bergoglio si trova in palese imbarazzoe, pur trovandosi a due passi (a Panama), non ha finora pronunciato parola.

Va detto che anche la clamorosa intervista papale sulla Cina, che aprì la strada all’accordo col regime comunista, stupì, scriveva Sandro Magisterper le parole con cui il papa assolveva in blocco il passato e il presente della Cina, esortandola ad ‘accettare il proprio cammino per quel che è stato’, come ‘acqua che scorre’ e tutto purifica, anche quei milioni di vittime che il papa s’è guardato dal nominare, neppure velatamente”.

Così fu siglato l’accordo con cui il Vaticano ha sostanzialmente consegnato la Chiesa cinese al regime.

La stessa indifferenza verso i cristiani perseguitatimanifestata dal Segretario di Stato di Bergoglio, card. Parolin, quando, di recente, ha dichiarato che non c’è nessuna attività diplomatica del Vaticano a favore di Asia Bibie della sua famiglia e che la tragedia di quella povera donna cristiana “è una questione interna al Pakistan”.

All’Italia invece Bergoglio ritiene di dover prescrivere perfino la politica migratoria, che sarebbe prerogativa dello Stato laico.

Bergoglio ha giocato un ruolo importantedurante la formidabile ondata migratoriadegli ultimi sei anni. Non solo per i continui, quotidiani interventiad abbattere le frontiere. 

Si è saputo di recente che fece pure un intervento direttosull’allora premier Enrico Letta, dopo la tragedia di Lampedusa. Telefonata dell’ottobre 2013dopo la quale fu varata l’operazione “Mare Nostrum”, che di fatto spalancò le porte agli arrivi. 

Dunque un pontificato pernicioso non solo per la Chiesa, ma per i popoli

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Antonio Socci

(nella foto papa Bergoglio con Nicolas Maduro)

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Salvini di qua, Salvini di là. Ieri (s)parlavano di lui l’editoriale del “Corriere della sera” e il titolo d’apertura della prima pagina. Ma pure l’editoriale di “Repubblica”, il suo titolo d’apertura e il titolo di taglio della prima (con un altro richiamo sulla stessa prima). Anche gli altri quotidiani stavano così sull’argomento. Più lo attaccano e più Salvini accresce la sua popolarità tra la gente.

L’Italia dell’establishment e delle chiacchiere mediatiche sta impazzendo a rincorrere i fronti aperti dal vicepremier. Invece l’Italia vera, quella della gente, respira e si entusiasma: ha tifato Salvini sulla vicenda dell’Aquarius come avrebbe tifato per la Nazionale di calcio ai Mondiali.

Le persone comuni – che sono gli interlocutori privilegiati di Salvini – sentono che ora qualcuno si occupa di loro, dei loro problemi e delle loro sofferenze (“prima gli italiani”). Mentre col PD era tutto un inginocchiarsi “ai mercati” e “all’Europa”. Continua

Paralizzato da anni per un incidente e cieco, Loris Bertocco, dopo aver affrontato molte difficoltà, a 59 anni è arrivato a prendere la decisione più tragica: andare a morire in una clinica svizzera.

Non perché fosse un malato terminale (non lo era affatto), né perché lui desiderasse morire, tutt’altro (“amo la vita”, ha scritto), ma perché è stato lasciato solo: “se avessi potuto usufruire di assistenza adeguata” ha spiegato “avrei vissuto meglio la mia vita, soprattutto questi ultimi anni, e forse avrei magari rinviato di un po’ la scelta di mettere volontariamente fine alle mie sofferenze”.

Ha anche scritto: “il muro contro il quale ho continuato per anni a battermi è più alto che mai e continua a negarmi il diritto ad una assistenza adeguata… Perché è così difficile capire i bisogni di tante persone in situazioni di gravità?”.

Il fatto che Bertocco fosse una persona molto impegnata e conosciuta (fra i fondatori dei Verdi, candidato a varie elezioni, animatore di iniziative e programmi culturali) e che ciononostante non sia riuscito ad abbattere quel “muro” di sordità fa capire meglio qual è la situazione dei tantissimi disabili gravi meno noti di lui.

Il suo caso ha colpito. Ora è il momento delle geremiadi. Ieri su “Repubblica” si leggeva questo titolo: “Dopo il caso Bertocco. La vita a ostacoli dei 4 milioni di disabili gravi. Atto d’accusa: ‘Dallo Stato solo un’elemosina’. Per la loro assistenza ricevono appena 500 euro al mese”. Continua

Stamani quando è andato in edicola questo mio commento su “Libero” è uscito contemporaneamente questo titolo di apertura di “Repubblica”: “INTESA GOVERNO-VATICANO: ‘SI ALLO IUS SOLI ENTRO L’ANNO'”. Che è la conferma di quanto avevo scritto in questo articolo. Ci si chiede – dopo questo titolo di “Repubblica” – dove sono finite tutte le anime belle della sinistra che strillavano contro “l’ingerenza” ogni volta che la Chiesa si pronunciava per la sacralità della vita umana. La laicità dello Stato non è più un valore? E ci si chiede pure se il Bergoglio che fa un tale patto col governo perché venga approvato lo Ius Soli (in barba alle opinioni degli italiani) sia lo stesso Bergoglio che – al tempo della legge sulle unioni civili – spiegava che taceva perché non voleva immischiarsi in politica…

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A giugno scorso la politica italiana ha svoltato ed ha cominciato la volata dell’ultimo chilometro. Da allora tutto quello che accade va letto in chiave pre-elettorale, cioè in vista delle elezioni politiche. Tutto è finalizzato a quell’esame.

Perché è stato decisivo giugno? Perché alle elezioni amministrative parziali l’Italia (ancora una volta) ha mandato al Palazzo un segnale forte e chiaro che si potrebbe riassumere nello slogan di Beppe Grillo del 2007. In sostanza un “Vaffa”.

Infatti il Paese si è rivelato molto diverso da come viene rappresentato sui media e da come lo pensano nel Palazzo della politica dove spesso credono alla loro stessa propaganda.

In sintesi, nei Comuni con più di 15 mila abitanti in cui si è votato il centrosinistra governava in 81 Comuni e – dopo giugno – ne ha ripresi solo 50, il centrodestra da 42 è passato a 54 e i grillini sono passati da 3 a 8 amministrazioni municipali.

Si è scoperto, di nuovo, che in Italia il centrodestra rappresenta la formazione con più consensi. E per il Pd non vale nemmeno invocare la menomazione dovuta alla scissione perché in quei Comuni di solito il centrosinistra si presentava unito. Continua

Proprio poche ore dopo l’uscita nelle edicole di “Libero” con questo editoriale, papa Bergoglio ha fatto la sua consueta conferenza stampa in aereo. Come sempre ne ha dette di cotte e di crude. Ma qui mi interessa riprendere una sola cosa: sembra che abbia ringraziato l’Italia per quello che ha fatto nell’accoglienza dei migranti e pare abbia riconosciuto che un governo deve essere “prudente” e ogni Paese ha diritto a regolare i flussi migratori in base alle sue possibilità.  E’ la conferma – arrivata in tempo reale – che avevamo visto giusto: la sua sfrenata campagna per abbattere le frontiere e permettere un’emigrazione di massa ha avuto un riscontro pessimo nell’opinione pubblica. Così Bergoglio – che ragiona come i politici e cerca anzitutto il consenso – è corso ai ripari con questa tardiva e parziale marcia indietro. Resta però il nefasto messaggio dominante del suo pontificato, che in questi anni  ha influenzato pessimamente i govern italiani, che si sono arresi di fronte all’immigrazione di massa.

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La continua, insistente, ossessiva predicazione di papa Bergoglio a favore dell’emigrazione che esige dall’Italia e dall’Europa di spalancare le frontiere a milioni di migranti, gli ha fatto perdere le simpatie di una grossa fetta di opinione pubblica. Non solo quella più popolare che soffre maggiormente l’irrompere di tante comunità straniere.

Già da tempo sono intervenuti alcuni studiosi laici come Paul Collier, docente di Economia e Politiche pubbliche a Oxford e autore di “Exodus”, lo studio fondamentale sul fenomeno migratorio.

Collier, su Catholic Herald, scrive, con riferimento a Bergoglio, che “le reazioni cristiane di fronte ai rifugiati e alle migrazioni sono caratterizzate da una certa confusione morale, e tutto ciò mentre non riescono ad affrontare le necessità reali”.

Insieme al “cuore” occorre “la ragionevolezza”, altrimenti si fanno danni. Infatti lo studioso ha mostrato che la politica delle porte aperte ha danneggiato proprio i Paesi di provenienza dei migranti, perché li ha privati delle energie migliori per la ricostruzione.

Inoltre danneggia i poveri e i lavoratori dei paesi europei perché lo “stato sociale” non può provvedere a loro e a milioni di stranieri bisognosi che arrivano. Non ci sono le risorse. E Collier afferma che non si ha diritto di definire “razzismo” le preoccupazioni dei nostri poveri.

Le frontiere degli stati nazionali – ha aggiunto Collier in polemica con certi strali bergogliani – “non sono abomini morali”. Sono, come i muri di ogni abitazione per le nostre famiglie, la protezione della vita pacifica di una comunità.

E il diritto di emigrare dal proprio paese non significa che si ha automaticamente diritto di immigrare dove si vuole.

Più sbrigativo e drastico è stato l’economista e scrittore Geminello Alvi secondo cui Bergoglio promuove una immigrazione “scriteriata” per l’abitudine dei gesuiti di fare i “filantropi coi soldi altrui”.

Alvi aggiunge che la predicazione bergogliana è una “disgrazia quotidiana” che ha messo “il cattolicesimo ormai in liquidazione”.

Ma ormai sempre più spesso sono i cattolici a contestare la fissazione politico-teologica di Bergoglio sull’emigrazione.

L’altroieri è stata pubblicata da uno scrittore cattolico francese, Henri de Saint-Bon, esperto di Islam e di Chiese orientali, autore di vari libri, una “Lettera aperta a papa Francesco” che merita di essere considerata attentamente. Continua

Il messaggio bergogliano sull’emigrazione di massa – che rischia di diventare il manifesto politico di una sorta di “partito dell’invasione” – è uno scivolone gravissimo per la Santa Sede e con tutta probabilità è stato voluto da Bergoglio anche in polemica con la recente “correzione” che la Segreteria di Stato vaticana ha dato alla sua ossessiva predicazione migrazionista (vedi QUI).
Il pronunciamento – oltretutto molto ideologico, da “sinistra sudamericana” nella sua superficialità demagogica – espone direttamente la figura del papa nell’agone politico: come un “papa re” dell’Ottocento egli si intromette nelle scelte tecniche che i parlamenti degli Stati debbono dare a problemi complessi.
Si intromette specialmente negli affari interni dell’Italia, in modo  del tutto smaccato. Non a caso ha reso noto il testo ieri, con cinque mesi di anticipo, cosa senza precedenti: per influire sul dibattito italiano sullo Ius soli e sul dibattito europeo e americano.
E’ facile ribattere a Bergoglio: egli è il sovrano assoluto di uno Stato in cui non entrano migranti e in cui non è concessa la cittadinanza né per ius soli, né per ius culturae. Quindi non si capisce perché vuole imporre lo “ius soli” a uno stato straniero come quello italiano. O agli altri Stati. Lo applichi allo Stato su cui lui ha un potere assoluto.

Continua

Il famoso giocatore di poker Amarillo Slim spiegava che in ogni vera partita c’è un pollo da spennare e avvertiva: “Se nella prima mezzora non capisci chi è il pollo, allora il pollo sei tu”.

All’Italia dissero che questo tipo di Unione europea (a conduzione tedesca) e la moneta unica erano un club esclusivo che le avrebbe portato enormi benefici. E l’Italia ha abboccato, rinunciando a una grossa quota della propria sovranità economica e politica.

Nella prima “mezz’ora” – cioè nei primi anni – i nostri governanti hanno allegramente hanno promesso agli italiani che avremmo potuto lavorare di meno e guadagnare di più per il solo fatto di essere “europei” e di avere l’euro.

Oggi – passata quella “mezz’ora” – tutti possono vedere quanti bei benefici abbiamo avuto.

E’ una catastrofe (basti solo ricordare la povertà assoluta triplicata fra i giovani, il pil che è il fanalino di coda e il debito pubblico che ha sfondato ogni record).

Ora è chiaro che il pollo da spennare eravamo (e siamo tuttora) noi. Ma la cosa incredibile è che i nostri governanti continuano a non capirlo (o a non volerlo ammettere) e a farci spennare da lorsignori.

COSA STA ACCADENDO

Lo dimostra – tanto per citare solo l’ultimo esempiolo stravolgimento imposto da Bruxelles delle nuove regole per le Ong internazionali che portano migliaia di migranti sulle nostre coste. Continua