Vicino a Mosul gli islamisti dell’Is, nei giorni scorsi, hanno catturato quattro ragazzi cristiani e hanno comandato loro di pronunciare la “Shahada”, la formula di conversione all’Islam.

Avrebbero salvato la pelle. Ma i quattro ragazzi hanno risposto: “noi vogliamo bene a Gesù e seguiamo solo Lui”. Così li hanno presi e li hanno decapitati.

Questo macello, denunciato con le lacrime agli occhi al Christian Broadcasting Network dal canonico anglicano Andrew White, non ha avuto quasi nessuna eco sui media (non sono mica l’orso del Trentino). Ma anche nella Chiesa.

In altri tempi tutti i cristiani commossi li avrebbero subito venerati come martiri e santi. Oggi, in tempi di ecumenismo selvaggio, ci sarà perfino chi li considererà dei fanatici.

 

Il caso Bergoglio

 

Del resto in quegli stessi giorni papa Bergoglio andava in Moschea a Istanbul e lì pregava con l’imam e addirittura “adorava” rivolto alla Mecca. Chissà cosa avrebbero pensato quei quattro ragazzi se avessero visto quelle immagini.

L’atteggiamento del papa argentino nei confronti dell’Islam lascia perplessi. Per esempio, il 26 novembre alla domanda sul dialogo con il sedicente Stato Islamico ha risposto: “Io mai do per persa una cosa: mai. Forse non si può avere un dialogo, ma mai chiudere una porta”.

Quando tale dialogo fu prospettato dal grillino Di Battista tutti insorsero criticandolo. Nel caso di Bergoglio nessuno ha fiatato.

Poi il papa ha aggiunto: “c’è la minaccia di questi terroristi, ma c’è anche un’altra minaccia, il terrorismo di Stato: quando le cose salgono salgono e ogni Stato per suo conto si sente di avere il diritto di massacrare i terroristi, e con i terroristi cadono tanti che sono innocenti. E questa è una anarchia di alto livello che è molto pericolosa. Con il terrorismo si deve lottare, ma quando si deve fermare l’aggressore ingiusto, si deve fare con il consenso internazionale”.

Quell’espressione “terrorismo di Stato” è pesantissima. Tanto che Sandro Magister ha osservato:  “A che cosa allude qui il papa? Oltre che agli Stati Uniti il pensiero va inesorabilmente a Israele. Ma va anche all’esito distruttivo che colpirebbe lo Stato ebraico se effettivamente obbedisse alle condizioni fissate dal papa: se cioè invece di reagire unilateralmente alle aggressioni arabe aspettasse un’impossibile autorizzazione dell’Onu”.

A queste condizioni nessuno mai potrebbe difendersi. Invece, aggiungeva Magister, “con Giovanni Paolo II e con Benedetto XVI la ‘responsabilità di proteggere’ la propria popolazione da un’ingiusta aggressione era riconosciuta a ogni Stato come suo ‘dovere primario’. Mentre la ‘comunità internazionale’ era tenuta a intervenire nel caso in cui gli Stati non fossero in grado di assicurare da soli tale protezione”.

Verso il mondo islamico Bergoglio è assai compiacente e non grida certo “vergogna!” come fece a Lampedusa (a quanto pare rivolto agli italiani che pure non avevano colpe).

 

Fondamentalisti?

 

Il 30 novembre scorso ha dichiarato: “credo sinceramente che non si possa dire che tutti gli islamici sono terroristi, come non si può dire che tutti i cristiani sono fondamentalisti, perché anche noi abbiamo fondamentalisti, in tutte le religioni ci sono questi gruppetti”.

Anzitutto papa Bergoglio sembra ignorare che – pure nell’Islam – fondamentalismo e terrorismo sono due cose diverse.

Terroristi per esempio sono quelli di Al Qaeda o dell’Is, mentre fondamentalisti (che è una qualifica di tipo teologico) sono gran parte dei regimi che perseguitano abitualmente i cristiani, dal Pakistan, per capirci, fino all’Arabia Saudita (dove neanche si può camminare per strada con un crocifisso al collo, né si può costruire una chiesa).

Ma la cosa più sorprendente è l’equiparazione pratica di presunti “fondamentalisti cristiani” ai terroristi islamici. Chi sono tali “fondamentalisti cristiani”? Non risulta che vi siano persone che in nome di Cristo si comportano come Al Qaeda o come l’Is. Ma nemmeno come il regime pakistano o saudita.

Allora chi sono tali “fondamentalisti cristiani”? Forse quei quattro ragazzi che si sono fatti massacrare per non rinnegare Gesù Cristo? O persone come Asia Bibi e gli altri perseguitati che per la fede subiscono di tutto?

Non credo proprio che Bergoglio si riferisse a loro. Allora chi saranno? Coloro che – all’ultimo Sinodo – non hanno approvato le assurde idee del cardinal Kasper?

Non si possono certo equiparare ai terroristi o ai “fondamentalisti islamici” coloro che dissentono da quelle trovate.

E’ vero che quasi ogni giorno costoro vengono bersagliati da Bergoglio con epiteti come “farisei” e “dottrinali”. Ma di sicuro il papa non intende criminalizzare i dissidenti come faceva il regime argentino dei colonnelli con gli oppositori.

I fondamentalisti cristiani sono allora quelli che prendono il Vangelo “alla lettera” e che Bergoglio ha attaccato nel discorso conclusivo del Sinodo? In questo caso il campione dei “letteralisti” è san Francesco d’Assisi che predicava proprio il Vangelo “sine glossa”.

In pratica non si sa a chi Bergoglio si sia voluto riferire con quell’infelice paragone. Anche offensivo. Ma in Italia nessuno avanza critiche o pone domande.

 

Il re è nudo

 

Tuttavia i dubbi crescono, anche fra la gente, e le piazze si svuotano a Roma (lo si vede il mercoledì). Del resto erano deserte pure a Strasburgo.

A questo proposito l’influente intellettuale francese Éric Zemmour, autore di un libro che è il caso editoriale del momento, “Le suicide français”, che mette sotto accusa i danni della generazione sessantottarda, ha commentato duramente il recente viaggio del papa a Strasburgo.

Parlando al notiziario radiofonico più seguito in Francia, RTL, ha giudicato inaudito che egli abbia ignorato la celebre cattedrale di Strasburgo che  celebra i suoi mille anni (tenete presente che Zemmour non è cattolico, ma ebreo francese).

Poi ha aggiunto che nel discorso all’europarlamento il papa “parla delle radici dell’Europa, ma non chiarisce che sono cristiane. Egli esalta la spiritualità, ma menziona a malapena il nome di Dio, e mai quello di ‘Cristo’. Egli cita ‘i diritti umani’, ‘la solidarietà’, ‘lo sfruttamento’, ‘la diversità’, ‘l’ambiente’, ‘la globalizzazione’ e ‘l’immigrazione’, ma non parla di ‘aborto’, ‘eutanasia’ o ‘matrimonio omosessuale’. Egli pronuncia le parole che sono approvate, non quelle che infastidiscono (…). Egli sostiene la generosa accoglienza dei migranti, ignorando che queste onde incessanti nel Mar Mediterraneo trasformano l’Europa, a poco a poco, in una terra dell’Islam”.

Insomma “questo papa è ossessionato dal dialogo tra Cristianesimo e Islam”, ma che dialogo vero e profondo può esserci con “un Islam che considera che tutti i cristiani siano musulmani che non lo sappiano ancora o che neghino la loro identità?”.

Per Zemmour “Francesco è l’Anti-Benedetto XVI, che aveva causato scandalo esaltando il cristianesimo, impregnato di ragione greca, l’opposto dell’Islam. Benedetto XVI ha ricordato i principi della Chiesa, che hanno minato il pauperismo compassionevole diffuso dai media. Francesco agisce sul pauperismo compassionevole per migliorare la sua popolarità con i media. Benedetto XVI ha ricordato il dogma in un’epoca che lo respinge. Francesco respinge il dogma per compiacere l’epoca”.

Ha aggiunto: “il recente Sinodo sulla famiglia e la sua acquiescenza al matrimonio omosessuale aveva già turbato i cristiani. In Francia, coloro che avevano protestato contro il ‘matrimonio per tutti’ in nome della loro fede si sono sentiti traditi”.

Concludendo: “Francesco sembra destinato a dar via i fondamenti culturali e religiosi… è l’idolo dei media, dei membri del Parlamento europeo, e della sinistra in Occidente. Non è concepibile che i critici più vendicativi e sarcastici della Chiesa lo applaudano. Il Papa sembra essere piuttosto l’erede di Jacques Delors che di Giovanni Paolo II… Papa Francesco ha intenzione di trasformare la Chiesa in una semplice Ong”.

Parole dure. Ma che dovrebbero far riflettere.

 

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 12 settembre 2014

Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”

Shahzad Masih aveva 28 anni e sua moglie Shama, 25. Due giovani cattolici con quattro bambini. Lei era incinta del quinto.
Lui lavorava come operaio molto sfruttato in un mattonificio (il cui padrone, musulmano, lo aveva già brutalmente picchiato) a Kasur, vicino a Lahore, in quel Pakistan in cui i cristiani sono considerati spazzatura.
Il 4 novembre scorso i due giovani sono stati falsamente accusati di aver profanato delle pagine del Corano, torturati per due giorni, linciati da una folla inferocita e alla fine gettati in una fornace e bruciati.
Questi macelli non sono rari. E’ un orrore continuo che i cristiani subiscono da una popolazione e da uno stato che quotidianamente li umilia e li tiene sotto minaccia di morte (con la famigerata legge sulla blasfemia).
Non è uno staterello, il Pakistan. Ha la bomba atomica e conta 180 milioni di abitanti (la sesta nazione più popolosa al mondo e il secondo fra i paesi musulmani dopo l’Indonesia).
Il rogo dei due cristiani per la sua ferocia è riuscito ad arrivare anche sulle cronache dei nostri giornali. Ma non ha mobilitato nessuno, né persone, né associazioni, né istituzioni.

INDIFFERENZA

Qualcuno ha accusato l’opinione pubblica di essere rimasta più scandalizzata per l’inchiesta di “Report” sulle oche spennate che per la sorte di questi cristiani.
Così come a settembre fece scandalo per una settimana l’uccisione (involontaria) dell’orsa in Trentino, mentre passò quasi inosservata, nelle stesse ore, l’uccisione di tre suore italiane in un paese africano.
Tuttavia c’è chi ha replicato che lo stesso papa Bergoglio, pur intervenendo ogni giorno e più volte, ha taciuto su questa tragedia.
Se lui è il primo a non parlare di questi orrori (preferisce pontificare sui pettegolezzi nelle parrocchie, questione a cui ha dedicato decine di omelie), non si può accusare il mondo di insensibilità.
In effetti Bergoglio non ha mai voluto dire una parola neanche in difesa della povera Asia Bibi, madre poverissima di quattro figli che da cinque anni è chiusa in una lurida prigione dove viene sottoposta a torture indicibili e che è stata condannata a morte per impiccagione solo perché cristiana.
La povera donna scrisse al Papa, ma invano. Neanche la conferma della sua condanna a morte in corte d’appello nei giorni scorsi ha smosso Bergoglio, che è sempre molto timido e reticente quando si tratta dei musulmani.
E’ dovuto intervenire, tre giorni fa, impietosito, Kirill, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie, per chiedere formalmente al Presidente del Pakistan, a nome della Chiesa ortodossa, la grazia per la cattolica Asia Bibi. Ma papa Bergoglio no.
Del resto tacque ostinatamente anche sul caso di Meriam in Sudan. Come sui tanti cristiani che in Pakistan vivono la stessa tragedia di Asia Bibi. E sulle violenze e gli abusi subiti soprattutto dalle ragazze cristiane.
Nelle omelie quotidiane di Santa Marta Bergoglio si dedica piuttosto a randellare coloro che considera “conservatori” (che sono poi maggioranza, come si è visto al Sinodo). E assesta colpi pesanti e continui sui cristiani in generale da lui dipinti ogni giorno come ricettacolo di tutti i difetti.
Eppure sono quegli stessi cristiani che egli, come pastore, dovrebbe difendere e confortare. Gli stessi cristiani che ad ogni latitudine subiscono, sotto ogni potere e ogni ideologia, persecuzioni, martirio e odio.

IMMENSO MARTIRIO

L’80 per cento delle vittime, per discriminazioni religiose, nel mondo, sono cristiane. Lo hanno confermato, proprio in questa settimana, due denunce pesanti: il “Libro nero della condizione dei cristiani nel mondo” (Mondadori) e l’annuale Rapporto dell’ “Aiuto alla Chiesa che soffre”.
E’ una tragedia che va avanti da anni. Io stesso pubblicai dodici anni fa “I nuovi perseguitati” e il panorama era identico. Come pure le cifre: centomila cristiani uccisi ogni anno a causa della loro fede che significa cinque vittime al minuto.
Il totale dei cristiani perseguitati si aggira sui 200 milioni e le notizie di atrocità e massacri – a volerle seguire – sono quotidiane. Basta leggere i resoconti dei reporter che sono andati a Erbil a parlare con i 30 mila cristiani profughi, che ancora sono esposti alla pioggia, alla fame e al freddo perché cacciati dalle loro case dai terroristi dell’Isis.
Ogni famiglia piange le sue tragedie: figlie catturate e vendute come schiave al mercato di Mosul, mariti e figli ammazzati, e poi crocifissi, sepolti vivi, sgozzati, donne stuprate.
Nei giorni scorsi è circolato il video sui miliziani islamisti che contrattavano il prezzo delle schiave. A volte si tratta di ragazzine. Vendute per poche monete.
E in Africa è la stessa tragedia. Sempre nei giorni scorsi si è conosciuta la sorte toccata alle 200 studentesse cristiane rapite in Nigeria da Boko Haram, stuprate, costrette a convertirsi all’Islam e al matrimonio forzato con musulmani.
E poi c’è la Siria. E gli altri Paesi islamici. Infine quelli comunisti. Con la Cina e il suo immenso Gulag che ha ingoiato anche eroici vescovi cattolici.
O quel disumano lager a cielo aperto che è la Corea del Nord dove migliaia e migliaia di cristiani sono semplicemente spariti nelle fauci del mostro.

IL PAPA DI TONI NEGRI

Dopo l’orrore dei cristiani bruciati in Pakistan il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, cardinale Jean-Louis Tauran, inorridito, ha detto a Radio Vaticana: “Si può rimanere così passivi di fronte a crimini dichiarati legittimi dalla religione?”.
No, non si può. Ma dovrebbe farlo sapere anzitutto a papa Bergoglio. Il cardinale si chiede angosciato: “la comunità internazionale non dovrebbe intervenire?”. Certo. E il Papa?
E’ la stessa storia dell’estate scorsa, davanti ai massacri dell’Isis. Il Papa non solo fu reticente, ma quando alla fine fu interpellato direttamente sul volo di ritorno dalla Corea volle sottolineare che non si dovevano usare la forza e i bombardamenti per difendere gli inermi minacciati di massacro dai criminali.
Un commentatore pur di sinistra come Adriano Sofri gli fece notare che ciò “lascerebbe alla loro mercé donne bambini vecchi e uomini, di tutte le fedi e nazioni”.
Certo Francesco ha parlato diverse volte delle persecuzioni. Vero. Ma sempre genericamente, ripetendo la stessa frase: “ci sono più martiri oggi che nei primi secoli”.
Mai però è intervenuto sui casi specifici o per fermare i massacri, mai ha condannato i carnefici chiamandoli per nome, mai ha attivato canali di intervento, mai ha nominato l’Islam o il comunismo, mai ha coinvolto la Chiesa.
Sembra non voglia pestare i piedi ai persecutori. Dei musulmani parla sempre come fraterni interlocutori a cui inviare gli auguri per il Ramadan.
Anche sul comunismo (il più sanguinario esperimento anticristiano della storia) dribbla le domande dicendo sempre che ha conosciuto militanti comunisti in Argentina che erano brave persone. “Chi sono io per giudicare?”.
Sfodera toni infuocati (e giudica) solo quando si scaglia contro il “liberismo selvaggio”. Il 28 ottobre ha ospitato in Vaticano vari movimenti noglobal, compreso il Leoncavallo e ha scagliato fulmini. Tanto che Fausto Bertinotti ha subito indicato in lui – venerdì sera, a Tg3 notte – il vero “rivoluzionario” del momento.
Bertinotti ha sottolineato che Bergoglio in quell’incontro – dove non ha fatto mai l’annuncio della salvezza di Cristo – “ha ripetuto una parola che nessun papa aveva pronunciato: lotta”.
In effetti Sandro Magister ha notato: “ciò che più colpisce di questo discorso è la sua stupefacente somiglianza con le teorie sostenute dal filosofo Toni Negri e dal suo discepolo Michael Hardt in un libro del 2002 che ha fatto epoca: ‘Impero’ ”.
La deriva noglobal insieme al disastro dottrinale tentato al Sinodo (che sarà compiuto al prossimo Sinodo) e a un governo della Chiesa fatto di defenestrazioni e “purghe” di chi è fedele alla tradizione cattolica, pongono oggi la Chiesa in una situazione tragica.
Non si tratta solo delle persecuzioni. C’è buio a Roma.

Antonio Socci

Da “Libero”. 9 novembre 2014

Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”

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Ci sono voluti una ventina di giorni e molti poveracci, inermi e innocenti, morti ammazzati, ma alla fine pure papa Bergoglio è arrivato a dire che occorre “fermare” quei sanguinari criminali che squartano, sgozzano, stuprano, crocifiggono e altre orrori…
Fermare, ma – ha precisato – “non bombardare”. E come allora? Con truppe di terra vorrebbe dire “guerra”, proprio ciò che si vuole evitare.
Allora come? Proponendo al sanguinario Califfo una partita a tressette (col morto) e chi vince prende tutto? O con la famosa partita a calcio con Maradona?
Dire “fermarli” ma senza l’uso (ovviamente mirato e proporzionato) della forza è assurdo. Sono queste sottili ipocrisie che a volte inducono a sospettare che si voglia salvare più la faccia (propria) che le vite altrui. Ma spero che sia un sospetto infondato…
In attesa di saperlo siamo comunque grati per questa (sia pur timida e reticente) parola: “fermare gli aggressori”.
Restano, purtroppo, le voci della corte… quelli che fino a ieri chiedere di fermare gli assassini significava volere la guerra e le crociate, quelli che “se il Papa tace significa che vuol evitare ritorsioni più gravi”, quelli che “se non dice niente significa che sta operando riservatamente”….
Tutte balle. In Vaticano si erano semplicemente illusi che vi fosse ancora una via diplomatica mentre quegli assassini – come denunciavano i vescovi del posto – volevano solo conquistare, convertire a forza e massacrare e non hanno mai voluto saperne di “dialoghi”.
Aggiungete a questa illusione l’equivoca ideologia cattoprogressista del dialogo ad ogni costo che ha indotto Bergoglio a mai nominare l’islamismo e il disastro è fatto….
Poveretti quei cristiani macellati…
A proposito, ci sarebbe poi il capitolo triste di chi sostiene che quelli del Califfato non hanno nulla a che fare con l’Islam. Già. Chissà perché allora impongono la conversione a forza all’Islam o la morte…
E poi ci sono quei tristissimi cattoprogressisti che insorgono perché si parla di “cristiani perseguitati”… Che vergogna!
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