“La caduta di Draghi è un trionfo della democrazia, non una minaccia alla democrazia”. È sorprendente leggere questo titolo sul “New York Times”, d’altronde fra altri pareri di segno opposto (quelli puntualmente citati dai giornali italiani).
Lo ha firmato Christopher Caldwell che poi individua precisamente da dove viene la vera minaccia alla nostra democrazia.
Caldwell è un opinionista autorevole. Collaboratore del Financial Times, scrive anche sul Wall Street Journal e il Washington Post, ha lavorato per il Weekly Standard, ha una quantità di titoli ed è autore fra l’altro del libro “Reflections on the Revolution in Europe”.
Il suo ragionamento sulla crisi di governo italiana e sui problemi che si troveranno ad affrontare i vincitori delle prossime elezioni è molto acuto.
Anzitutto egli sottolinea che Mario Draghi “ha un curriculum straordinario per uno statista contemporaneo”. I suoi tifosi, l’UE e i sostenitori dell’economia globale lo ritengono un simbolo democratico, un punto di riferimento nell’epoca attuale e giudicano la sua caduta una catastrofe.
“In una delle sue newsletter JPMorgan ha descritto le manovre parlamentari che hanno portato alla cacciata di Draghi come un ‘colpo di stato populista’ (…). Ma” osserva Caldwell “c’è qualcosa di strano nell’attribuire a Draghi il ruolo di simbolo della democrazia: nessun elettore da nessuna parte ha mai votato per lui” dunque, per quanto stimabile e capace egli sia, “le sue dimissioni sono un trionfo della democrazia, almeno come è stata tradizionalmente intesa la parola democrazia”. Continua