Raccontando la peste a Milano del giugno 1630, nel capitolo XXXII dei “Promessi sposi”, il Manzoni descrive lo smarrimento, il terrore e l’isteria collettiva che dilagavano in città e conia una frase che resterà proverbiale: “il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”.

Vale anche per noi, immersi nell’epidemia di Covid? Viene da chiederselo oggi che il “senso comune” ha il volto di un’ideologia dai tratti soffocanti.

In questi giorni ha fatto clamore il caso del microbiologo Andrea Crisanti, che solitamente viene osannato dai media mainstream. Cos’ha detto di tanto scandaloso per passare di colpo dalla lista dei Buoni a quella dei Cattivi?

Parlando dei vaccini che si annunciano ha spiegato: Normalmente ci vogliono dai 5 agli 8 anni per produrre un vaccino. Per questo, senza dati a disposizione, io non farei il primo vaccino che dovesse arrivare a gennaio. Perché vorrei essere sicuro che questo vaccino sia stato opportunamente testato e che soddisfi tutti i criteri di sicurezza ed efficacia. Ne ho diritto come cittadino e non sono disposto ad accettare scorciatoie. Continua

A maggio ci furono polemiche per le anticipazioni di alcune dichiarazioni fatte da Benedetto XVI a Peter Seewald e pubblicate nella sua biografia che stava per uscire in Germania. Adesso quest’opera è tradotta in Italia col titolo “Benedetto XVI. Una vita” (Garzanti), dunque si ha la possibilità di comprendere meglio le parole del papa.

La domanda cruciale di Seewald a Ratzinger è questa: Una frase della sua prima omelia come pontefice è rimasta particolarmente impressa nella memoria: ‘Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi’. Aveva forse previsto quello che la aspettava?”.

Il papa risponde che non c’era l’allusione ai problemi del Vaticano (tipo Vatileaks), come molti hanno pensato.

“La vera minaccia per la Chiesa, e quindi per il servizio petrino” spiega Benedetto XVI “non viene da questo genere di episodi: viene invece dalla dittatura universale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddire le quali comporta l’esclusione dal consenso di base della società. Cento anni fa chiunque avrebbe ritenuto assurdo parlare di matrimonio omosessuale. Oggi coloro che vi si oppongono sono socialmente scomunicati. Lo stesso vale per l’aborto e la produzione di esseri umani in laboratorio. La società moderna intende formulare un credo anticristiano: chi lo contesta viene punito con la scomunica sociale. Avere paura di questo potere spirituale dell’Anticristo è fin troppo naturale e occorre davvero che le preghiere di intere diocesi e della Chiesa mondiale vengano in soccorso per resistervi”. Continua

“L’Espresso”, il magazine di De Benedetti, distribuito con “La Repubblica”, ha avuto un’ideona. Una pensata così geniale e risolutiva che ci si chiede perché mai – nella storia dell’umanità – non si sia escogitata prima.

Sta nella copertina dell’ultimo numero: “Le frontiere uccidono… l’unica speranza è un mondo libero dai confini”.

Non è meraviglioso? Non vi pare la pensata del secolo o addirittura del millennio? A ispirare questa geniale copertina è l’antropologo Michel Agier, intervistato dal settimanale (il titolo della conversazione è: “L’unica speranza per il mondo è liberare i confini”). Continua

Nell’attacco conformista dei media a Trump c’è un bersaglio polemico speciale: Stephen K. Bannon, lo stratega del nuovo presidente.

I media – che hanno militato per Hillary Clinton – hanno fatto di lui una sorta di “uomonero”, un Rasputin, ricorrendo ai più stantii codici della demonizzazione.

D’altronde i media sono parte dell’establishment e come tali sono trattati da Trump e da Bannon. Il quale Bannon è un tipo che si rivolge al “New York Times” e agli altri fogli liberal affermando che sono “media delle élite” e non hanno “nessuna autorità” per dire ciò che gli americani vogliono dal nuovo presidente.

Bannon afferma che il sistema mediatico è stato letteralmente “umiliato” dal voto degli americani ed è oggi – di fatto – “il partito di opposizione” dell’attuale amministrazione. Continua

Parafrasando “la società liquida” di Zygmunt Bauman, possiamo ben dire che abbiamo ormai la politica allo stato liquido.

Il banale e prevedibilissimo “scioglimento” nel Pd di quel salotto dei “sobri” che fu Scelta civica (fin dall’inizio ribattezzato “Sciolta civica” dall’irriverente cantore del nostro tempo, Roberto d’Agostino) è solo l’ultima delle liquefazioni. Continua