Perché tanti politici e giornalisti non vogliono riconoscere che l’attuale regime di Putin non è altro che una regressione verso il vecchio comunismo russo, la sopravvivenza di quel sistema e di quella Nomenklatura variamente camuffata e riciclata?

Eppure lo stesso Alexey Navalny, nelle lettere all’ex dissidente Natan Sharansky, pubblicate il 20 febbraio dalla Stampa, lo sottolinea: “ingenuamente abbiamo pensato che non si potesse tornare al passato (…). Il tuo libro infonde speranza perché la similitudine tra i due sistemi – l’Unione Sovietica e la Russia di Putin, la loro somiglianza ideologica, l’ipocrisia che funge da premessa stessa per la loro esistenza e la continuità dalla prima alla seconda – garantiscono un crollo ugualmente invitabile”. Continua

La caccia all’ebreo casa per casa, il massacro di civili, comprese donne e bambini, perché ebrei, o la loro cattura e deportazione (si può immaginare con quali trattamenti), non c’entra nulla con la causa dei palestinesi.

Questo è fanatico odio antiebraico e non avremmo voluto mai rivedere scene così orrende 80 anni dopo l’orrore nazista. Non si tratta neanche di una guerra (che si combatte fra eserciti): è odio sanguinario verso un intero popolo. L’obiettivo dei jihadisti, i quali ritengono che quella terra debba essere tutta e solo islamica, è la distruzione dello Stato ebraico. Continua

Siamo alla vigilia di un crollo in Russia? Secondo Lucio Caracciolo quello di sabato – la rivolta della Wagner – è un colpo di stato momentaneamente messo in pausa.

Forse per arrivare a una redistribuzione del potere in modo concordato anziché traumatico e cruento. Perché con i colpi di stato, le rivoluzioni e le rivolte non si sa mai cosa può accadere. Non saltano solo le poltrone, ma anche le teste. Continua

Ciò che sta accadendo in Russia in queste ore è del tutto incerto. Ma, di sicuro, se Vladimir Putin avesse fatto tesoro della lezione del “Principe” di Niccolò Machiavelli non dovrebbe oggi fronteggiare la sollevazione guidata di Evghenij Prigozhin, capo della Brigata Wagner (27 mila mercenari armati fino ai denti) che, di fatto, proprio a Putin deve la sua esistenza. Continua

Fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, papa Francesco ha cercato in tutti i modi far tacere le armi e scongiurare l’esplodere un terzo conflitto mondiale. In questi giorni è in corso una missione della Santa Sede e ieri il presidente ucraino Zelensky ha incontrato il Papa a Roma. Hanno parlato di iniziative umanitarie che forse sono un passo verso la pace.

Ma, al di là degli aspetti diplomatici e geopolitici, nell’evento di ieri c’è un dettaglio che incuriosisce: la data. Lo ha sottolineato il Papa stesso, prima di incontrare Zelensky, con questo tweet: “La Madonna di Fatima, Madre di Gesù e nostra, ci aiuti a costruire vie di incontro e sentieri di dialogo verso la pace, e ci dia il coraggio di intraprenderli senza indugio. Preghiamo insieme”. Continua

Immersi nelle polemiche del giorno, rischiamo di non vedere – per dirla con Bersani – la mucca nel corridoio. Oltretutto non è una pacifica mucca, ma un Dragone, enorme e vorace. Di colore rosso.

Qualcuno però se n’è accorto e ha suonato l’allarme. L’ex premier australiano Kevin Rudd – esperto di Cina – ha firmato un saggio su “Foreign Affairs” in cui spiega che il XX Congresso del Partito Comunista Cinese, concluso da poco, ha segnato una svolta storica. Oltre a consacrare il dominio incontrastato di Xi Jinping, ha sancito il ritorno del marxismo-leninismo come ideologia guida di una grande potenza planetaria: “il presidente cinese” scrive Rudd “crede profondamente nel marxismo-leninismo, la sua ascesa certifica il ritorno su scala mondiale dell’uomo ideologico”. Continua

L’Italia è afflitta da una faziosità ideologica che impedisce di discutere di ciò che si dice e punta solo a demonizzare e squalificare chi lo dice. Se n’è avuto un esempio in queste ore con il problema sollevato da Matteo Salvini sull’efficacia delle sanzioni (che invece di danneggiare la Russia arricchiscono Putin – e alcuni Paesi della Nato – mettendo ko l’economia italiana) e sulla necessità di intervenire subito sul prezzo del gas per aiutare famiglie e imprese (che rischiano di chiudere).

Eppure non è solo il leader della Lega a sollevare questi problemi. Perfino il presidente della Repubblica ha dichiarato: “Il vertiginoso innalzamento dei prezzi dell’energia, favorito anche da meccanismi irragionevoli e da squilibri interni tra i Paesi europei, costituisce uno dei nodi più critici del momento attuale. E’ necessaria e urgente una risposta europea all’altezza dei problemi”.

Aveva fatto appello a Mattarella, nei giorni scorsi, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi che ha definito il prezzo del gas un’“emergenza nazionale”, chiedendo al governo di “varare nuove misure”.

Bonomi ha usato toni drammatici: Se ci fosse un terremoto, un governo dimissionario interverrebbe o no? Beh, oggi c’è un terremoto economico e non sarebbe comprensibile se il governo non reagisse. Aspettare il prossimo ci farebbe perdere due mesi e non possiamo permettercelo”. Continua

Con la guerra in Ucraina d’improvviso nei talk show e sui giornali è apparso un particolare tipo umano che impartisce lezioni a tutti: uno che era comunista al tempo dell’Urss (compagno del Pci o della sinistra extraparlamentare) e oggi sfoggia un atlantismo fervoroso e luccicante come un F-35.

Questi neo-atlantisti, dopo la piroetta da Est a Ovest, pretendono pure di insegnare l’atlantismo a chi è sempre stato anticomunista e dalla parte dell’Occidente. Inoltre sono i più zelanti cacciatori di presunti “putiniani” che vedono dappertutto, un po’ come negli anni Settanta i compagni accusavano di “fascismo” chiunque osasse dissentire da loro.

Di recente, in un talk show, Federico Rampini ha testualmente affermato: “negli anni Settanta non c’erano così tanti filorussi come oggi”.

Dove Rampini veda oggi tutti questi filorussi che vorrebbero vivere sotto Putin è un mistero. Ma ancora più misterioso è il fatto che non abbia visto le masse che negli anni Settanta sventolavano la bandiera rossa, applaudivano i compagni rivoluzionari di ogni latitudine e acclamavano i regimi comunisti (in quel decennio il Pci stava sul 30-35 per cento ed eravamo invasi dai gruppi extraparlamentari di sinistra). Continua

Il Papa ripete “fermatevi!” ai belligeranti e chiede protezione per tutti i popoli alla Regina della pace: martedì 31 maggio guiderà, dalla basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, la preghiera del Rosario in collegamento con i maggiori santuari mariani del mondo, a cominciare da quello della Madre di Dio di Zarvanytsia, in Ucraina. Avrà accanto a sé anche una famiglia ucraina in rappresentanza delle popolazioni che più soffrono per le guerre.

Di illuminare le menti sull’insensatezza della guerra c’è assoluto bisogno perché è chiaro che – come il Pontefice sottolineò dopo Pasqua – non ci sarà nessun vincitore: ci saranno solo macerie. Materiali, economiche, morali e umane.

Questo monito, che due mesi fa potevano ritenere pacifismo irrealistico, oggi s’impone a tutti come un’evidenza. Pure nei governi si fa strada, sempre più, la consapevolezza che la guerra non è la soluzione, ma il problema. Lo hanno ripetuto personalità diversissime come Kissinger, Berlusconi e De Benedetti.

Ma alcuni attaccano il Papa per la guerra in Ucraina e sono di parte “progressista”. Anche altri catto-progressisti lo attaccano dalla Germania per diversi loro temi, ma la pace fino a ieri sembrava un tema di sinistra. Oggi non più. Continua

Le dichiarazioni di Berlusconi sulla guerra in Ucraina hanno fatto infuriare il “partito della guerra”, soprattutto perché è storicamente impossibile contestare l’atlantismo del Cavaliere.

Eppure ci hanno provato certi (autonominati) paladini dell’ortodossia atlantica che (com’è ovvio) arrivano tutti da sinistra.

Anzitutto Paolo Mieli (viene dal ’68 e da Potere operaio) che ieri ha addirittura assimilato Berlusconi ai “Partigiani della pace” del tempo di Togliatti (Berlusconi comunista?) in un editoriale sul “Corriere della sera”, diretto da Luciano Fontana, già capo dell’ufficio centrale dell’Unitàdi Veltroni, il quale Fontana, sempre ieri, ha sparato contro “quei politici molto comprensivi verso Putin” (ma è stato Macron a dichiarare che se si vuole la pace è meglio “non umiliare la Russia”).

Poi c’è Giuliano Ferrara, nato nell’élite comunista, che è stato sessantottino e dirigente del Pci. Sul “Foglio” dell’atlantismo dogmatico c’è pure Adriano Sofri – che fu capo e simbolo di “Lotta Continua” – di cui ieri è stata ripubblicata un’intervista a Pannella contro il pacifismo. Continua