Il 9 aprile è in gioco anche la cosa più preziosa: la libertà della Chiesa. Ecco come e perché…

Il mondo bancario che sostiene Prodi ha lanciato un’opa (e un’opa ostile) addirittura sulla Chiesa Cattolica? Si parla da tempo dell’establishment finanziario che controlla l’industria italiana e i giornali. Con la conquista del governo da parte di Prodi gli osservatori vedono chiudersi il cerchio di un colossale blocco di potere politico-economico e mediatico. Ma nelle scorse settimane si è sospettato che tale progetto sia ancora più ambizioso e riguardi addirittura l’altra sponda del Tevere, il Vaticano, la Chiesa, l’unica grande autorità morale planetaria.

L’obiettivo sarebbero due posti-chiave con i quali si immagina di poter isolare Benedetto XVI e tentare di neutralizzare la rifondazione cattolica della Chiesa da lui intrapresa: il Segretario di Stato (vertice del potere nella Chiesa) e il Vicario di Roma nonché presidente della Cei. Entrambe le cariche, ricoperte dal cardinal Sodano e dal cardinal Ruini, sarebbero infatti in scadenza per limiti di età. Due cariche cruciali che hanno enorme influenza sia sulla presenza della Chiesa in Italia che sulla sua fisionomia nel mondo. Altro che interferenze della Chiesa nella politica (come vanno ripetendo i radicalsocialisti, i comunisti e i Ds), se fosse vero questo scenario saremmo di fronte a una pesantissima interferenza di lobby politiche e finanziarie nella vita interna della Chiesa.

Come stanno le cose? Il Papa guida la Chiesa universale che in molte parti si trova perseguitata. Nella messa di insediamento in piazza San Pietro, il 24 aprile 2005, il pontefice chiese: “Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”. Per capire quanto – a diverse latitudini – sia dura la situazione dei cristiani (letteralmente macellati nel Novecento) basta raccontare la giornata di ieri del Papa.

E’ di ieri la notizia che un cittadino afghano, Abdul Rahman, di 41 anni, rischia la pena capitale in quanto si è convertito al cristianesimo: secondo la Sharia chi abbandona l’Islam è reo di apostasia e come tale va ucciso. Questa è la situazione tragica di tutti i paesi islamici dove la Chiesa vive in condizioni peggiori di com’era nei Paesi dell’Est. Sempre ieri un sacerdote cattolico, Eusebio Ferrao, è stato ammazzato a Goa, in India, dove i cristiani sono sempre più perseguitati e discriminati anche dalle leggi. Ancora ieri l’agenzia AsiaNews, a proposito di tre poveri contadini cristiani condannati alla pena capitale per la loro fede, ha fatto sapere: “Il Papa è vicino ai tre cattolici indonesiani condannati a morte ai quali ha inviato in carcere la sua benedizione attraverso un vescovo locale”.

Monsignor Suwatan ha detto: “la Santa Sede mi ha incaricato di visitare questi fratelli cattolici, perché il Papa in persona vuole esprimere la sua profonda vicinanza ai condannati”. Uno dei quali, a nome di tutti, molto commossi per questa premura paterna, ha detto: “Questo ci aiuta ad avere coraggio nell’affrontare la pena di morte”.

Sulla loro tragedia io stesso alcune settimane fa avevo lanciato un appello dove chiedevo interventi un po’ di tutti. Alla fine – fui facile profeta – scrissi che certamente “papa Benedetto XVI non tacerà e ascolterà il grido di tre poveri cristiani messi a morte a causa della loro fede”, anche se la sua responsabilità gli consiglierà la massima prudenza per evitare ritorsioni e vendette. Naturalmente le autorità indonesiane sono state sorde ai passi formali fatti dalla Santa Sede (il regime islamico indonesiano invase Timor Est nel 1975 e, con 25 anni di occupazione, ha provocato in questa terra cristiana, 300 mila vittime su 800 mila abitanti), ma il Papa è intervenuto per salvere quei tre poveretti. Anche con questo clamoroso gesto pubblico.

Che fa capire l’estrema sensibilità di Benedetto XVI verso le sofferenze dei cristiani perseguitati. Per le quali sta facendo scelte decise che sconvolgono anche le paludate diplomazie vaticane. Per esempio ha destituito monsignor Fitzgerald dal pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Secondo Sandro Magister – vaticanista dell’Espresso – “così il papa ha detto la parola fine ai simposi che questi amava organizzare con leader musulmani tipo lo sceicco Yussef Al-Qaradawi o i capi di Al Azhar, i quali col Vaticano firmavano cerimoniosi appelli di pace e il giorno dopo infiammavano le loro folle esaltando la guerra santa e i terroristi suicidi”.

Naturalmente Fitzgerald è stato subito difeso dalla stampa catto-progressista. E c’è pure di peggio se si leggono certi articoli sul terrorismo islamista che escono sulla stampa clerico-progressista, chiecchierona a vanvera. Ma Papa Ratzinger ha fatto altre scelte pesanti a sostegno alla Chiesa del silenzio che soffre, scelte mal digerite dall’establishment. Per esempio ha nominato cardinale Joseph Zen Ze-kiun, il vescovo di Honk Kong che aveva risposto duramente a quegli ecclesiastici di curia (compreso il cardinal Sodano) troppo accomodanti con i despoti di Pechino persecutori dei cristiani di quel Paese. Inoltre ha fatto una serie di nomine che avvicinano la Santa Sede a Israele laddove la diplomazia vaticana era da tempo squilibrata verso i palestinesi.

Infine l’altroieri, ricevendo il patriarca di Cilicia degli Armeni, non ha esitato a ricordare e condannare “il grande male”, l’orrendo genocidio degli armeni perpetrato dal regime turco che inaugurò il secolo dell’orrore, il Novecento. Quel massacro di cristiani è tuttora un tabù nella Turchia che pretende di entrare in Europa. L’Unione europea – come dimostra anche il recente assassinio di don Andrea Santoro – se ne infischia delle persecuzioni e delle discriminazioni anticristiane in quel Paese, ma il Papa no (non a caso, Ratzinger, da cardinale, si era espresso contro l’ammissione della Turchia nella Ue). Infine Benedetto XVI ha bloccato il “siluramento” del cardinal Ruini orchestrato da ambienti di Curia, per far piacere a certi mass media laici irritati per la loro disfatta referendaria. La vicinanza fra il Papa e Ruini è apparsa straordinaria anche in queste ore. Il cardinale ha chiesto ai cattolici italiani di orientare il voto in base alla difesa di due valori assoluti: la famiglia e la vita umana. Esattamente le due stesse priorità indicate dal Papa due giorni prima.

Il fronte catto-progressista non ha gradito. Così come non ha gradito la riconferma di Ruini voluta dal Papa che mette fine, almeno per ora, alle manovre sulla Cei e sul Vicariato. Ora l’opa punta sul bersaglio più grosso: la Segreteria di Stato. Il “partito prodiano” punterebbe su qualche chierico progressista, martiniano, di quelli che, negli anni Settanta, prima dell’arrivo di Wojtyla, ridussero la Chiesa italiana allo stremo, prateria di conquista di tutte le ideologie.

Si dice che uno degli esponenti più influenti di tale “partito prodiano” (nostalgico del cardinal Martini) sia il banchiere Giovanni Bazoli, azionista del “Corriere della sera” più anticattolico degli ultimi anni. E’ il giornale che ha guidato la campagna referendaria contro la legge 40 e contro la Chiesa (conclusasi con la disfatta dei referendari). Ed è il giornale che oggi tira la volata, contemporaneamente, a Prodi e al neo partito anticlericale, la Rosa nel pugno. Bazoli – immortalato dal Corriere il 5 marzo mentre è in udienza dal Papa – ha tentato ultimamente di accreditarsi in Curia sostenendo che lui non c’entra con le scelte di Mieli, pure quelle fatte al tempo del referendum. Ma “quest’ultima rivelazione suona nuovissima” ha chiosato l’insospettabile Magister. Infatti “un mese prima del referendum, in un’intervista a ‘Europa’ del 12 maggio 2005, Bazoli aveva annunciato che sarebbe andato a votare ‘perché è un dovere’ e l’annuncio fu interpretato come un appoggio alla linea del Corriere”. Bazoli tenta oggi a parole di accreditarsi come cattolico affidabile, dopo aver dimostrato il contrario con i fatti, ma è escluso che il Papa affidi a lui (o a Prodi) la nomina decisiva della Segreteria di Stato. A questo punto c’è in gioco la libertà della Chiesa. Ed è bene che i cattolici lo tengano presente nel votare. Romano Prodi non è il Romano Pontefice.

Fonte: AntonioSocci.it

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