Il papato per secoli è stato una delle più alte autorità morali del mondo. Com’è possibile che oggi un papa possa dire che in Italia ci sono campi di concentramento dove sono rinchiusi i rifugiati, senza che nessun giornale abbia di che obiettare, senza che nessun ministro risponda e senza che nessuna autorità si assuma la responsabilità di accertare una così grave accusa?

E’ precipitata così in basso l’autorevolezza di un papa perché le sue parole passino in cavalleria, come fossero – che so – le bislacche sparate di un senatore Razzi? O forse è l’Italia ad essere caduta così in basso che ci si può accanire contro di essa con accuse orribili senza che nessuna autorità reagisca e difenda questo povero Paese?

INAUDITO

I fatti sono questi. Una settimana fa, Bergoglio ha denunciato la “crudeltà” nei confronti dei migranti e ha paragonato i “campi di rifugiati” ai “campi di concentramento”.

A questa enormità ha reagito solo un’organizzazione ebraica, l’American Jewish Committee che – senza trovare spazio sui giornali – ha chiesto a Bergoglio di “riconsiderare la sua deprecabile scelta di parole”.

Giustamente David Harris, leader dell’AJC, ha fatto notare che “le condizioni in cui i migranti vivono attualmente in alcuni paesi europei possono essere difficili… ma certamente non sono campi di concentramento”.

E’ perfino imbarazzante doverlo spiegare. Infatti nei (veri) campi di concentramento gli ebrei venivano deportati in catene dai nazisti e lì erano schiavizzati, torturati e sterminati.

Mentre gli attuali emigranti – che volontariamente si sono imbarcati, pagando i trafficanti – da noi vengono salvati in mare, accolti, curati, rifocillati e ospitati dei centri di raccolta.

E’ vergognoso che questa colossale opera di soccorso venga assimilata da Bergoglio ai lager.

I suoi molti sostenitori, sempre pronti a incensarlo, hanno cercato di metterci una toppa sostenendo che il papa intendeva riferirsi a certi luoghi di detenzione che ci sono in Libia.

Ma a smentirli ci ha pensato lo stesso Bergoglio. Infatti nella conferenza stampa che ha fatto in aereo, di ritorno dall’Egitto, gli è stata posta questa domanda

“Qualche giorno fa ha paragonato i campi dei rifugiati a dei campi di concentramento. È stato un lapsus?”.
Lui all’inizio ha replicato che si doveva “leggere bene quello che ho detto” e poi se n’è uscito con questa sconcertante affermazione: “Esistono però i campi dei rifugiati che sono dei veri campi di concentramento. C’è n’è qualcuno forse in Italia, qualcuno in qualche altra parte, in Germania no”.

Notate bene come ha voluto sottolineare che “in Germania no”. Sa che i tedeschi sono molto suscettibili, specie su questi argomenti, e ha voluto evitare di urtare la loro sensibilità, perché la cosa avrebbe provocato una reazione dura da parte germanica.

POVERA ITALIA

Invece sull’Italia sa che si può sputare quanto si vuole con accuse orribili e ingiuste, perché l’Italia subisce qualunque affronto.

Bergoglio, che in Vaticano è circondato da alte mura e non accoglie nessun profugo, si sente in diritto di puntare il dito sull’Italia con un’accusa obiettivamente inconcepibile (non si può usare l’espressione “campo di concentramento” così).

“Repubblica” ha ritenuto di farci il titolo: “Papa Francesco: ‘Anche in Italia, campi per immigrati come lager’”.

Un’accusa peraltro fatta da un papa che si è ben guardato dal denunciare i (veri e propri) lager che esistono in Cina o a Cuba. Anzi, con le caste comuniste di quei Paesi, Bergoglio è stato rispettoso e servizievole e ha fatto di tutto per rendersi a loro gradito.

A questo punto se l’Italia fosse un Paese normale il governo dovrebbe già aver protestato e dovrebbe aver chiesto le scuse di Bergoglio che – fra l’altro – è un capo di stato straniero. Ma al momento non risulta che ciò sia avvenuto. Né probabilmente accadrà.

POVERI CATTOLICI

E’ l’ennesimo episodio che mortifica anzitutto i cattolici, quotidianamente esposti all’umiliazione di dichiarazioni assurde e talora risibili da parte del papa. Come quell’altra – fatta sempre in aereo, da Bergoglio – secondo cui “l’Europa è stata fatta dai migranti, da secoli e secoli di migranti”.

E’ noto che l’attuale vescovo di Roma non sia un luminare e abbia frequentato poco i libri, ma avventurarsi in simili affermazioni “storiche” è davvero autolesionista.

Pure con la matematica siamo messi male. Una settimana fa arrivò a dire che “se in Italia si accogliessero due migranti per ogni municipio ci sarebbe posto per tutti”. Solo che in Italia ci sono 8 mila comuni e i migranti non sono 16 mila, ma più di dieci volte tanto ogni anno (almeno 180 mila).

Purtroppo Bergoglio sembra parlare spesso senza ponderare le parole. Come quando, all’indomani della strage fatta dai terroristi islamici nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, disse: “è vero che non si può reagire violentemente, ma se uno dice una parolaccia contro la mia mamma, si aspetti un pugno”.

Ci sono poi le enormità teologiche di Bergoglio, ormai una vera collezione: si va dalle prime del 2013 (“non esiste un Dio cattolico”) alle più recenti, come quella del 4 aprile, quando ha detto che Gesù in croce “si è fatto diavolo” o quella del 17 marzo: ha affermato che “anche dentro la Santissima Trinità stanno tutti litigando a porte chiuse, mentre fuori l’immagine è di unità”.

SCALFARATE

Siamo ormai al limite della blasfemia e non era mai capitato nella storia della Chiesa. Così non stupisce che il suo maggior supporter ateo, Eugenio Scalfari, si senta incoraggiato a spararne anche lui di tutti i colori.

Sono già state segnalate, su queste colonne, la castronerie teologiche di Scalfari. Ma ce ne sono sempre di nuove.

Nell’editoriale di prima pagina uscito ieri su “Repubblica”, per innalzare il solito monumento all’amico Bergoglio, Scalfari ha scritto testualmente: “nella riunione religiosa che si è svolta venerdì a Il Cairo… le religioni d’Oriente c’erano tutte, quella islamica, quella dell’ortodossia greca, quella cristiana-copta: i tre monoteismi rappresentati dai loro più alti dirigenti”.

Con tanti saluti agli ebrei la cui religione – a quanto pare – per Scalfari non è da considerarsi un monoteismo e nemmeno una “religione d’Oriente” (qualcuno gli spieghi che proprio con il popolo d’Israele nasce il monoteismo e che senza l’ebraismo non ci sarebbe il cristianesimo e neppure l’Islam).

Tralascio le altre assurdità che ha scritto. Ormai è la fiera delle parole in libertà. Ma Scalfari possiamo anche lasciarlo perdere, può scrivere quello che vuole. Invece uno che ricopre la carica di Sommo Pontefice della Chiesa Cattolica no.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 1 maggio 2017

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