Non avevo ancora visto QUI  questa celebrazione della Pachamama in San Pietro, con Bergoglio, davanti all’altare, il 4 ottobre scorso, in apertura del Sinodo sull’Amazzonia. Si resta allibiti. Capisco perché si parla di profanazione idolatrica  e di necessità di riconsacrare la basilica di San Pietro. Forse non sarà “l’abominio della desolazione nel luogo santo” (Mt 24,15)  profetizzato da Gesù, ma di certo suscita molta inquietudine.

 

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E’ un Natale triste per i cristiani se si pensa alle tante “dissacrazioni”  di questi giorni che non sarebbero permesse verso nessun’altra religione. Basta qualche titolo.

Due settimane fa il party bolognese intitolato “Immacolata con(trac)cezione”. Il “Giornale”  titolava: Collettivi choc: veglia blasfema. La Madonna circondata da preservativi”.

Dieci giorni fa c’è il caso del poster di Roma  su cui Vittorio Feltri, indignato, ha scritto parole di fuoco. Titolo del “Tempo”: “Gesù eccitato con un bambino. Bufera sul Macro per un manifesto blasfemo. La denuncia di Fratelli d’Italia: vergogna, la Raggi intervenga”.

C’è pure dell’altro. Giovedì il “Messaggero”  titola su “Netflix, la satira con Gesù gay. Fratelli d’Italia chiede di ritirare il film”.

In tutti questi casi a protestare non è il Vaticano, né la Cei, ma sono i partiti del centrodestra, insieme ai cattolici (lasciati soli dai pastori) e a qualche giornalista di buon senso. Infine qualche ecclesiastico pronuncia delle timide e insipide parole.

L’apparato clericale  non ha tempo di difendere Gesù Cristo, la Madonna e la fede dei semplici cattolici da queste operazioni perché oggi è tutto impegnato nella glorificazione del papa argentino, ormai un prodotto mediatico mondano celebrato dalla cultura laicista.

Perfino con il film di Netflix “I due papi”  in cui – superando di molto il ridicolo – si rappresenta Benedetto XVI come un papa che bramava la leadership e Bergoglio come uno che l’ha ottenuta senza averla mai cercata: basta una minima conoscenza della realtà per sapere che è vero l’esatto contrario, infatti Ratzinger è colui che si è dimesso, mentre Bergoglio si è arrabattato per anni per scalare i vertici (perfino venendo meno al voto dei gesuiti).

Ma – tornando a quelle “provocazioni” contro il cattolicesimo – non stupisce solo la latitanza del mondo clericale. C’è di peggio.

Lo stesso magistero di Bergoglio è costellato di esternazioni e gesti che lasciano sconcertati  i fedeli, come quando esibì la falce e martello con crocifisso annesso, dono del boliviano Morales.

O quando disse che, nell’episodio dell’adultera, “Gesù fa un po’ lo scemo”  (16 giugno 2016) o quando, il 16 maggio 2013, negò il miracolo della moltiplicazione dei pani fatto da Gesù  (“Non si moltiplicarono. No, non è la verità”) o quanto (il 21 dicembre 2018) negò di fatto il dogma dell’Immacolata concezione di Maria.

Scandalo ha suscitato il caso del recente Sinodo dell’Amazzonia  quando – scrive Corrispondenza romana –  “il 4 ottobre Papa Francesco ha partecipato ad un atto di adorazione della dea pagana Pachamama  nei Giardini Vaticani”, provocando la “protesta di cento studiosi” i quali hanno sottoscritto un documento che esordiva così: “Noi sottoscritti chierici, studiosi e intellettuali cattolici, protestiamo e condanniamo gli atti sacrileghi e superstiziosi commessi da Papa Francesco”.

La serie sarebbe lunga. In queste settimane di attesa del Natale ce ne sono state altre. Il 12 dicembre scorso, per esempio, Bergoglio ha affermato che la Madonna “si è meticciata” e addirittura “ha ‘meticciato’ Dio”.

L’evidente volontà di strumentalizzare politicamente Dio e la Madre di Dio per legittimare la sua discutibilissima idea delle migrazioni  potrebbe essere accostata – per profondità di pensiero – all’affermazione del vignettista Vauro  per il quale “Gesù è palestinese” (Vauro poi ha voluto bersagliare anche il povero Babbo Natale con parole incredibili).

Ma l’affermazione di Bergoglio su “Dio meticciato”, che lui lo sappia o no, ricade anche  – ha osservato il professor De Mattei – “nell’eresia di Eutiche (378-454)”.

Del resto la sua volontà di usare i simboli sacri per propagandare le sue idee politiche  è evidente in molti suoi gesti. In questi giorni, per esempio, ha annunciato su Twitter di aver “deciso di esporre questo giubbotto salvagente, ‘crocifisso’”, per pretendere porti spalancati a migrazioni di massa.

Si può star sicuri che – come in passato – anche quest’anno non esiterà a strumentalizzare politicamente il Natale  per propagandare l’idea – cara ai potenti della globalizzazione – di una tempesta migratoria generale.

Del resto nel suo establishment si cerca di dargli man forte “riscrivendo” perfino la Bibbia. E’ di questi giorni il volume della Pontifcia Accademia Biblica “Che cosa è l’uomo?” dove – scrive il sito cattolico “La Bussola quotidiana” – si “sostiene che Sodoma sarebbe stata distrutta non per gli atti omosessuali degli abitanti, ma per la loro mancanza di ospitalità. L’ossessione immigrazionista diventa criterio esegetico del testo sacro”.

In pratica Sodoma fu punita da Dio perché votava Salvini e Meloni. Del resto il gesuita padre Sorge, confratello e grande sostenitore di Bergoglio, è arrivato a identificare “il pesce delle piazze di oggi (le ‘sardine’) ” con quel simbolo cristologico  che fu “il pesce dei primi cristiani (IXTHYS)”, da cui si deduce che il governatore emiliano Bonaccini, a sostegno del quale sono nate le sardine, deve essere identificato con Gesù Cristo.

La confusione di sacro e profano va ben oltre il ridicolo  nel mondo clericale. Dunque c’è poco da scandalizzarsi delle dissacrazioni laiciste.

Il presidente emerito del Senato Marcello Pera, un intellettuale laico, ha dichiarato in una intervista: “Questo pontificato è uno scandalo in senso biblico, disorienta e fa cadere i fedeli, non porta frutti, anzi li fa diminuire… Per quello che riguarda i fondamenti della fede cattolica, questo pontificato è un oltraggio alla ragione”.

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 22 dicembre 2019

 

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