La cattedrale di Notre Dame  è il “punto zero” da dove, in Francia, si dipanano tutte le strade e si misurano tutte le distanze. E’ il punto di riferimento fisico della nazione. Il suo cuore. 

L’incendio che ha devastato Notre Dame, proprio all’inizio della Settimana Santa, sembra anche la tragica metafora dell’agonia che sta vivendo la Chiesa in questo tempo (non solo in Francia, ma a Roma e dovunque).

Mai come quest’anno la Passione di Cristo contiene anche la Passione della Chiesa. Il giovedì santo dell’angoscia, del tradimento, della paura e dello smarrimento. Il venerdì santo della “morte di Dio” e il sabato santo, giorno del “silenzio di Dio”, che sembra mostrare la vittoria definitiva della notte e del male.

Il più stretto collaboratore di Benedetto XVI, mons. Georg Gänswein , di recente ha dichiarato che la Chiesa sta vivendo il suo 11 settembre : il crollo della guglia di Notre Dame lo ha quasi plasticamente rappresentato. 

L’11 settembre è una metafora laica per dire che la Chiesa vive la stessa settimana di Passione del suo Signore.

Il testo che Benedetto XVI ha pubblicato la settimana scorsa dispiega davanti a noi la tragica situazione: il collasso della Chiesa e un mondo che celebra la “morte di Dio”

Però – dice papa Benedetto – “un mondo senza Dio non può essere altro che un mondo senza senso… non vi sarebbero più criteri del bene e del male… avrebbe valore unicamente ciò che è più forte. Il potere diviene l’unico principio. La verità non conta, anzi in realtà non esiste”.

Nello sgomento generale per il crollo di Notre Dame, inconsciamente, anche negli animi laici, si agita questa inquietudine: un mondo senza la bellezza e senza la verità è un mondo disumano.

Nella conferenza citata, mons. Gänswein diceva testualmente: “È dunque veramente una vera crisi degli ultimi tempi quella nella quale la Chiesa cattolica si trova immersa ormai da tempo”.Poi accennava al “vedere l’abominio della desolazione stare nel luogo santo ” e aggiungeva: 

“In questa sensazione evidentemente non sono solo. In maggio, infatti, anche Willem Jacobus Eijk, cardinale arcivescovo di Utrecht, ha ammesso che, guardando all’attuale crisi, pensa alla ‘prova finale che dovrà attraversare la Chiesa’ prima della venuta di Cristo  – descritta dal paragrafo 675 del Catechismo della Chiesa Cattolica – e che scuoterà la fede di molti credenti’.  ‘La persecuzione – continua il Catechismo – che accompagna il pellegrinaggio della Chiesa sulla terra svelerà il ‘mistero di iniquità’.”

In effetti questo “mysterium iniquitatis” che si sta dipanando adesso davanti ai nostri occhi era stato predetto e si trova nel Catechismo perché proviene non dalle rivelazioni private (le varie apparizioni), ma proprio dalla rivelazione pubblica contenuta nella Sacra Scrittura. E’ dunque verità certa per i cristiani.

Il Catechismo  – citato clamorosamente da questi due uomini molto vicini a Benedetto XVI (il cardinale Eijk e mons. Gänswein) – ha un capitolo che s’intitola “L’ultima prova della Chiesa”.

Vi si legge che

prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti.La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il ‘mistero di iniquità’ sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne

Poi il Catechismo (alludendo alle varie ideologie politiche del Novecento, ma pure a quelle attuali, scientiste e economiche) spiega che “questa impostura anti-cristica si delinea già nel mondo ogniqualvolta si pretende di realizzare nella storia la speranza messianica” con i mezzi umani.

Ed ecco infine le parole decisive: “La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest’ultima pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e risurrezione”. 

Dunque la Chiesa è destinata a rivivere la stessa Passione di Cristo e oggi sembra proprio quel tempo.

Nella teologia della storia cattolica l’evento di Cristo è la rivelazione definitivanon esiste un’“epoca postcristiana” a cui adeguarsi cambiando la fede, come oggi molti, anche in Vaticano, vanno sostenendo. 

Scriveva il card. Daniélou“non vi è nulla al di là del cristianesimo” perché Cristo è il fine di tutto e con la sua Ascensione “la fine delle cose è raggiunta”. Perciò la fede cristiana non può mai essere la “fede nel progresso” mondano: è spazzata via all’origine ogni ideologia progressista e cattoprogressista.

Ciò che invece è predetta è l’epoca della “grande apostasia”, l’epoca della battaglia definitiva scatenata contro Cristo da “una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi , al prezzo dell’apostasiadalla verità”.

Accade oggi? Molti fatti lo fanno pensare. Dice il Catechismo: “Il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male”.

Qual è questa vittoria di Dio? La croce di Cristo, risponde Benedetto XVI (anche) nel suo testo recente, dove infatti  oppone al male e al peccato, che ormai invadono anche la Chiesa, la testimonianza dei martiri 

La Chiesa di oggi è come non mai una Chiesa di martiri e così testimone del Dio vivente… c’è la Chiesa santa che è indistruttibile. Anche oggi ci sono molti uomini che umilmente credono, soffrono e amano e nei quali si mostra a noi il vero Dio, il Dio che ama . Anche oggi Dio ha i suoi testimoni (martyres)  nel mondo. Dobbiamo solo essere vigili per vederli e ascoltarli.

Questa Chiesa dei testimoni e dei martiri, dice il papa, è indistruttibile. E ha avuto una rappresentazione commovente proprio davanti a Notre Dame  lunedì sera, quando una folla addolorata di cristiani, in ginocchio e in lacrime, ha intonato le preghiere e i canti della Chiesa.

Ieri mattina i pompieri sono entrati nella cattedrale devastata e davanti a loro è stato evidente che – nello scempio – è rimasta in piedi la Croce sull’antico altare e ai suoi piedi la Mater dolorosa (si è salvata anche le reliquie della Passione di Cristo, la Corona di spine conservata nella cattedrale).

Dunque, fra le rovine della storia, resta in piedi, indistruttibile, la Croce di Cristo, speranza di salvezza: “Stat Crux dum volvitur orbis”.

Il giorno dopo il disastro, martedì 16 aprile (compleanno di Benedetto XVI), è la festa di santa Bernadette Soubirous, la ragazzina a cui la Madonna apparve a Lourdes, l’altro cuore mariano della Francia, per guarire il mondo ammalato. 

La doppia coincidenza temporale (di Benedetto e di Bernadette) sembra indicare da dove si comincia a ricostruire: da Pietro e da Maria (non da Macron).

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Antonio Socci

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Da “Libero”, 17 aprile 2019