Gian Antonio Stella, sul “Corriere della sera”, martedì scorso, ricordando la “spedizione di Magellano” (di cui ricorre il 500° anniversario) ha illustrato ed elogiato la preziosa relazione che ne fece il veneto Antonio Pigafetta.

Poi ha concluso il suo pezzo celebrativo sostenendo che il “leggendario condottiero” (Magellano) “avrebbe dimostrato definitivamente quanto avesse ragione chi sosteneva che la terra fosse rotonda e quanto torto avessero i terrapiattisti”.

Anche Gabriele Romagnoli ha scritto, su “Repubblica” del 6 agosto 2019, che “Magellano fece compiere la prima circumnavigazione del globo, dimostrando in modo inconfutabile (anche agli ottusi di oggi) che il pianeta è una sfera”.

In realtà nel Medioevo non credevano affatto che la terra fosse piatta. Ma questa incredibile fake news è stata ribadita nel 2019 (per i 500 anni dall’inizio della spedizione) perfino dall’allora presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, in un video celebrativo in cui diceva testualmente: “Cinquecento anni fa Ferdinando Magellano, alla guida di 260 uomini molto coraggiosi, partì per circumnavigare il mondo, dimostrando che la terra è rotonda”. Continua

Chi ha vissuto gli anni Settanta sa quanto il ‘68 ha fatto per spazzar via dalla Scuola italiana quello che meritava di essere studiato, ovvero quello che il conformismo rosso riteneva un retaggio reazionario del passato. Fra l’altro la Divina Commedia e i Promessi sposi (l’odierna “cancel culture” non ha inventato niente).

I danni del ‘68 sono stati incalcolabili e permangono. Tuttavia è difficile oggi trovare qualcuno che ancora si attardi a ripetere gli slogan e gli argomenti di cinquant’anni fa.

Si assiste addirittura all’entusiastica riscoperta di Dante e della Commedia (anche se nella scuola tale riscoperta non c’è) da quando Roberto Benigni ha trasformato Dante da “reazionario” (come veniva bollato) in simpatica spalla della sua comicità “politicamente corretta”.

Però l’eccezione (un discorso che sembra arrivare dal millennio scorso) c’è. Umberto Galimberti, in una conferenza Continua

Enrico Letta – forse per la disperazione causata dai sondaggi – ha fatto una scelta controproducente: soffiare sul fuoco della contrapposizione e avvelenare il clima della campagna elettorale, trasformandola in una sorta di tribunale apocalittico del Bene e del Male, come se fosse una guerra civile.

Lo si è visto con il manifesto manicheo dove contrappone una metà nera (la destra cattiva) e una metà rossa (il Pd buono), intimando di scegliere tra Putin e l’Europa.

Questa contrapposizione metafisica (sommersa dalle battute e dai memedella rete) ha esposto Letta anche all’ironia di Marco Travaglio che gli ha chiesto: “ma se la destra ti fa così schifo perché continui a rimpiangere il governo” con Lega e Forza Italia? Continua

Sono giorni impegnativi in Vaticano: la creazione di nuovi cardinali, la visita del Papa all’Aquila, alla tomba di Celestino V, poi la riunione di tutti i porporati dopo otto anni.

Eventi che nella stampa internazionale alimentano voci su novità clamorose in arrivo che alla fine ruotano tutte attorno all’ipotesi di rinuncia (per malattia) di Francesco e a un possibile nuovo Conclave.

In tutto questo vociferare sul papa ipotetico, i media intanto oscurano il papa presente e non per distrazione, ma perché è (diventato) scomodoper quel sistema informativo che prima lo idolatrava (senza mai capirlo).

Le parole durissime sulla guerra e sulla mancanza di volontà di pace, pronunciate da Francesco nell’udienza di mercoledì, sono state completamente silenziate. Come accade da mesi. La sua voce profetica  non rientra nel solito schema “o di qua o di là”: lui difende i popoli, i “tanti innocenti che stanno pagando la pazzia, la pazzia di tutte le parti, perché la guerra è una pazzia e nessuno in guerra può dire: no, io non sono pazzo”.

Non è gradito un profeta che denuncia l’assuefazione al conflitto in Ucraina e la nuova Guerra fredda Est/Ovest che potrebbe diventare guerra mondiale vera e che intanto causa già disastri sociali, anche per la nostra gente, come ha scritto Andrea Tornielli su Vatican News, ricordando le gravi conseguenze, economiche e di approvvigionamento energetico, previste a breve e medio termine per tanti Paesi” (che produrranno crisi gravissima, disoccupazione e povertà). Continua

Anche agli intellettuali viene voglia di buttarsi nella mischia elettorale. Diceva Oscar Wilde: “a tutto posso resistere fuorché alle tentazioni”. E così esternano a più non posso.

IL VOTO DI VITO

Per esempio, Vito Mancuso, “filosofo e teologo” di Repubblica/Stampa, il 25 agosto si è lanciato in una curiosa riflessione con un tweet che partiva da questa lucida premessa: Io non mi intendo di politica e posso sbagliare”.

Poteva essere soddisfatto di aver centrato due verità nella prima riga (non gli capita spesso). Fermandosi lì avrebbe fatto un figurone: si poteva pensare a una manifestazione di umiltà. Invece ha voluto proseguire per convincerci (non ce n’era bisogno) che quanto affermato nella premessa è proprio vero. Ecco dunque il suo pensiero: Continua

Cosa c’è in comune fra don Emilio De Roja e Pier Paolo Pasolini? Anzitutto il Friuli. Don Emilio è morto trent’anni fa e a lui è dedicata una bella mostra attualmente ospitata dal Meeting di Rimini. Pasolini è nato cento anni fa e a lui – e a suo fratello Guido – è dedicato un libro, appena uscito, di Andrea Zannini, “L’altro Pasolini” (Marsilio).

Il fratello partigiano di Pier Paolo, conosceva don Emilio perché il sacerdote udinese faceva parte, come lui, della brigata partigiana Osoppo. Sono due grandi storie purtroppo dimenticate che si intrecciano.

La morte di Guido – generoso e idealista – è stata il grande dolore della vita di Pier Paolo che, sebbene più grande, aveva scelto di non andare con lui in montagna. In una sua poesia del 1966 scriverà: “Piango ancora, ogni volta che ci penso/ su mio fratello Guido,/ un partigiano ucciso da altri partigiani, comunisti”. Continua

Molti ciellini non comprendono che bisogno abbia il Meeting di Rimini di trasformarsi in palcoscenico del Potere, riducendo una bella manifestazione, a cui partecipano tanti giovani desiderosi di conoscere Gesù Cristo, a passerella dell’establishment politico ed economico.

Il Meeting nacque con lo scopo opposto. La prima edizione del 1980 (più povera, ma strepitosa nei contenuti) fu dedicata a “La pace e i diritti dell’uomo” e in particolare al dissenso in Urss quando in Italia parlare dei dissidenti nei regimi comunisti era eroico.

Il libro fondamentale per i ciellini, in quegli anni, era firmato dal grande dissidente cecoslovacco Vaclav Havel: “Il potere dei senza potere”.Proprio ciò che il Meeting originariamente voleva mettere in primo piano: si ricorda ancora la presenza a Rimini di Madre Teresa di Calcutta nel 1987.

Perché non tornare a quell’intuizione? Oltretutto il Potere – nella versione politica o economica – è già sotto i riflettori 365 giorni all’anno. Continua

“Il giorno in cui mi fermai ai piedi di un campo di granturco e ascoltai il fruscio dei lunghi steli secchi mossi nell’aria, ricordai qualcosa che da tempo avevo dimenticato. Dietro il campo, una terra in salita, c’era il cielo vuoto. ‘Questo è un luogo da ritornarci’, dissi, e scappai quasi subito, sulla bicicletta, come se dovessi portare la notizia a qualcuno che stesse lontano. Ero io che stavo lontano, lontano da tutti i campi di granturco e da tutti i cieli vuoti”.

“Feria d’agosto” di Cesare Pavese è un libro da leggere. In vacanza o no. Anche perché, come suggerisce questa pagina, oltre a raccontare i ricordi dell’estate in campagna al tempo della civiltà contadina, è una suggestiva esplorazione della memoria, dell’infanzia, del mito, del linguaggio e della poesia. Indaga il mistero dell’essere nostro. Continua

Un grande filosofo cattolico, Augusto Del Noce, aveva intuito, già attorno al 1980, che il Pci, con il collasso dei sistemi comunisti e il crollo delle ideologie storiche si sarebbe trasformato – al seguito della tecnocrazia capitalista – in un “partito radicale di massa” e avrebbe sostituito le battaglie sui diritti sociali dei lavoratori con quelle sui cosiddetti “diritti civili” relativi ai temi bio-etici (qualcosa di analogo aveva intuito e paventato anche Pier Paolo Pasolini).

In effetti il programma del Pd illustrato sabato da Enrico Letta sembra realizzare totalmente quella “profezia”. Infatti il segretario dem ha clamorosamente sostituito la fantomatica Agenda Draghi con l’Agenda Bonino: Ddl Zan, matrimonio egualitario, legge sul fine vita, “pieno riconoscimento dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne” (che significa aborto) e legalizzazione dell’autoproduzione della cannabis “per uso personale”. È il trionfo di Emma Bonino.

Ovviamente è una scelta del tutto legittima, anche se ci si chiede perché il Pd – che ha governato pressoché sempre – non abbia fatto negli anni passati queste leggi che promette di fare in futuro.

Ma – per chi analizza le proposte politiche – colpisce il fatto che il Pd, con la nuova Agenda Bonino, si ponga in contrapposizione “radicale” con il mondo cattolico e la Chiesa (a tutte quelle proposte si dovrebbero aggiungere pure la posizione bellicista del Pd sulla guerra in Ucraina e il sì all’aumento delle spese militari, un’idea che il Papa ha bocciato con estrema durezza, come ha fatto, peraltro, con temi etici come l’aborto). Continua

“Fermati attimo!” scrive Goethe nel “Faust”. È il sogno – ingannevole – di “sperimentare la leggerezza e libertà della vita” illudendosi di spazzar via la sua fatica e il suo carico di affanni e dolore.

Eppure – dice il Papa“la sicumera di fermare il tempo, volere l’eterna giovinezza, il benessere illimitato, il potere assoluto, non è solo impossibile, è delirante”.

Con queste parole, pronunciate nell’ultima udienza generale, Francescodemolisce una delle nuove ideologie del nostro tempo e ci fa interrogare su noi stessi, sulla vita, su ciò che desideriamo.

Il Papa c’invita a riconoscere i limiti invincibili della natura umana con un bagno di realismo. Il nostro stesso corpo – mirabile capolavoro del Creatore che ci mette in relazione con il mondo e con gli altri – è il simbolo supremo della nostra fragilità: esposto alla fatica, alla sofferenza, alla vecchiaia e all’inevitabile morte. Continua