Aveva ragione il card. Kasper che un mese fa annunciò la “ grande rivoluzione”? Con l’Esortazione apostolica “Amoris laetitia” Bergoglio ribalta il magistero della Chiesa, ponendosi al di sopra delle parole di Cristo e dei comandamenti di Dio?

A parole no, dice che non cambia la dottrina. Ma di fatto da oggi si apre a qualcosa che finora la Sacra Scrittura e la Chiesa proibivano.

L’operazione “doppia verità” è celata nell’ambiguità di discorsi fumosi e fuorvianti. Perché? Per camuffare la “rivoluzione”, non essendo ammesso nella Chiesa ribaltare la legge di Dio?

Sì, ma anzitutto per prudente gradualità: è la strategia della rana bollita quella che si sta applicando alla Chiesa. La rana buttata di colpo in una pentola d’acqua bollente salterebbe fuori. Se invece viene messa in una pentola d’acqua tiepida che a poco a poco viene fatta scaldare, finisce bollita senza rendersene conto. Continua

E’ il febbraio 1974. In Francia esce “Arcipelago Gulag”, monumentale atto d’accusa contro il comunismo. Su Aleksandr Solgenitsyn si scatena la tempesta.

Quello di Breznev è un comunismo marcio, ottuso, tirannico e fallimentare che a Praga ha soffocato la “primavera” con i carri armati e in Polonia ha represso gli scioperi del dicembre 1970 facendo sparare sugli operai.

Le mummie comuniste del Cremlino fanno fronte al dissenso interno – oltre che con i lager – inventando i “manicomi politici”.

Ugo Finetti ricostruisce nel suo volume “Botteghe Oscure” (Ares), cosa accade nel Pci – guidato da Enrico Berlinguer – dopo che, il 12 febbraio, Solgenitsyn viene arrestato ed espulso dall’Urss come “diffamatore della patria” e “marionetta al servizio del fascismo e della reazione”. Continua

Ogni anno a Pasqua si celebra la resurrezione di Cristo. Ma nessuno s’interroga sulla verità della notizia: Gesù è davvero risorto? O è il più clamoroso falso della storia?

Molti cristiani credono che sia risorto, ma non sanno dare le ragioni di questa fede e gli agnostici o atei non vi credono in modo egualmente irrazionale. Senza ragioni.

Sanno dire solo: è impossibile. Ma è proprio così? Un vero scettico dovrebbe andare fino in fondo e dubitare pure del proprio scetticismo. Continua

L’Esortazione post sinodale, appena firmata da papa Bergoglio (ma non ancora resa nota), sarà dunque una rivoluzione nella Chiesa? Si fonderà così una “nuova Chiesa” basata sul verbo cattoprogressista di papa Bergoglio e di Walter Kasper, anziché sul Vangelo di Cristo?

In effetti in queste ore il cardinale Kasper, il grande avversario di Joseph Ratzinger, annuncia una vera e propria “rivoluzione”.

Kasper è colui che Bergoglio utilizzò nel febbraio 2014, al Concistoro, per lanciare la “bomba” della comunione ai divorziati risposati: non che a Bergoglio importi dei divorziati che vogliono fare la comunione, ma costoro sono stati usati come forza d’urto per terremotare la dottrina cattolica dei sacramenti.

Lunedì scorso, in un incontro a Lucca, alla vigilia della firma dell’Esortazione, Kasper già non sapeva trattenersi: sarà il primo passo di una riforma che farà voltare pagina alla Chiesa dopo 1700 anni”. Continua

A tre anni dall’elezione di papa Bergoglio, sia i suoi sfegatati sostenitori, sia i suoi critici, sono d’accordo su un punto: egli rappresenta una rottura nella millenaria storia della Chiesa. Su questo c’è unanimità.

Molti però ignorano che la Chiesa – per la sua divina costituzione – non può avere rotture nella sua tradizione magisteriale. Deve restare sempre fedele al “depositum fidei” ricevuto da Gesù Cristo e contenuto nella Sacra Scrittura: il Papa è servo della verità rivelata, non padrone. Non può mutarla o disporne a suo arbitrio, altrimenti decade dal papato. O sarebbe l’apostasia e la fine stessa della Chiesa Cattolica.

E’ proprio in mezzo a questo vertiginoso guado – fra una rottura radicale, che pare continuamente vagheggiata, e la paura di compiere lo strappo ufficiale – che sembra trovarsi oggi il pontificato di Bergoglio. Continua

La trovata del partito della famiglia di Mario Adinolfi, politico di antico pelo, si spiega solo come la sua ricerca personale di una qualche visibilità nel Palazzo? Difficile dirlo.

L’iniziativa è nata in disaccordo con gli altri organizzatori del Family day ed è destinata al fallimento. Però è uno dei tanti segnali dell’inquietudine dei cattolici italiani.

Essi stanno vivendo un dramma spirituale ed ecclesiale, ma dai risvolti sociali e politici perché il movimento cattolico – attraverso la Dc – ha governato l’Italia dal 1945 al 1989 e poi, scomparsa la Dc, è stato di fatto uno dei pilastri degli equilibri politici nella seconda repubblica.

Ora tutto sembra terremotato. Non si è mai vista una situazione così buia, dolorosa e confusa fra i cattolici italiani nell’ultimo secolo. E’ un panorama di macerie, come se un ciclone avesse investito e devastato tutto.

Non solo per la “rivoluzione antropologica” anticristiana imposta dall’Impero all’Europa occidentale, ma soprattutto per l’irrompere del Papa argentino che è di fatto nemico della presenza pubblica dei cattolici, nemico di una presenza cristiana che abbia un’identità e dei principi specifici. Continua

Dopo l’approvazione della legge Cirinnà, Matteo Renzi ha dichiarato: “Ha vinto l’amore”. L’amore per le poltrone (ha chiosato qualche maligno, pensando pure ad Alfano e Verdini).

Avrebbe potuto fare un figurone citando Virgilio: “Omnia vincit amor et nos cedamus amori” (“L’amore vince tutto, anche noi cediamo all’amore”). Ma anche questa si prestava alla parodia: come non cedere all’amore della poltrona?

E’ evidente che nel Giglio magico – secondo gli oppositori cattolici, ma anche secondo gli oppositori di Sinistra – si applica la filosofia ispirata a un fiorentino antico, Niccolò Machiavelli, e a uno dei giorni nostri: Denis Verdini, che, per la Sinistra snob, è indigeribile, mentre a Renzi va benone.

Matteo non ha l’intralcio di una cultura politica – e di una Chiesa solida – che invece avevano nella Dc di De Gasperi e Dossetti, di Mattei, Moro e Fanfani. Non ha l’impiccio di grandi principi che possono ostacolare la sua azione e il suo potere. Continua

Venerdì scorso passavo frettolosamente da casa dei miei, piena di ricordi di mio padre, come il suo quadro più bello: un minatore esanime trasportato su una barella dai compagni (mio padre stesso in miniera un giorno rischiò la vita e restò mutilato).

E’ lui che mi ha insegnato che la vita è lotta per la propria dignità e per la verità. E mi ha testimoniato che la libertà è perfino più importante del pane.

A lui, che da minatore cattolico il 18 aprile 1948 si batté per la libertà del nostro Paese, devo l’insegnamento più importante: vivere senza menzogna.

E a lui ho pensato venerdì, quando mi è arrivata quella lettera per posta prioritaria. Mia madre stupita mi ha consegnato la busta bianca, col timbro della Città del Vaticano, sussurrandomi: “ma ti ha scritto il Papa?”.

In effetti la grafia era inequivocabile. Proprio il Pontefice, con una stilografica a inchiostro nero, ha tracciato il mio indirizzo e il mittente, dietro la busta (una “F.” per Francesco) e sotto: “Casa Santa Marta – 00120 Città del Vaticano”. Continua

C’è uno sfondo quasi apocalittico nello storico incontro di papa Francesco con il patriarca ortodosso Kirill e s’intravede nella solenne Dichiarazione che hanno firmato: Dalla nostra capacità di dare insieme testimonianza dello Spirito di verità in questi tempi difficili dipende in gran parte il futuro dell’umanità”.

E’ un’ombra apocalittica che – in modo discreto – si trova nel magistero di tutti gli ultimi papi, da Pio XII a Benedetto XVI (ne parlo proprio nel mio libro, “La profezia finale”).

Siamo del resto nell’epoca della minaccia atomica planetaria e oggi del terrorismo globale. Il tempo in cui l’autodistruzione dell’umanità è diventata possibile.

E’ stato lo stesso Francesco, ripartendo verso il Messico, a sottolineare sull’aereo questo aspetto con una frase enigmatica: “Io mi sono sentito davanti a un fratello… Due vescovi che parlano… sulla situazione del mondo, delle guerre, che adesso rischiano di non essere tanto ‘a pezzi’, ma che coinvolgono tutto”.

Finora Francesco aveva detto che è in corso una “terza guerra mondiale a pezzi”. Ora intravede il rischio della sua esplosione globale. Continua

Ha fatto scalpore la notizia della rilevazione delle onde gravitazionali. E’ stata giustamente enfatizzata da tutti i media del mondo come una svolta epocale.

Tutti hanno ripetuto che tale rilevazione ci fornisce finalmente la conferma sperimentale di quanto Albert Einstein aveva ipotizzato cento anni fa nella sua teoria della relatività generale.

Ora si aprono orizzonti inediti per la scienza, ma solo gli addetti ai lavori possono intuire alcuni scenari futuri della ricerca: il grande pubblico e i media non sono in grado di capire tutta la portata scientifica di questo avvenimento.

Invece il “caso Einstein” può e deve essere compreso in tutte le sue implicazioni e non si può ridurre alla sola narrazione banale e celebrativa della genialità di questo straordinario scienziato.

E’ stato lui stesso, infatti, ad accompagnare le sue teorie – che hanno rivoluzionato la scienza – con considerazioni che riguardano tutti noi come esseri umani nel mistero dell’universo e finalmente la nostra mente alla ricerca di Dio. Lo si può affermare – come vedremo – proprio sulla base di quanto Einstein stesso ha scritto. Continua