VOLTATI EUGENIO
Alla fine della sua omelia domenicale su Repubblica (18/11), Scalfari ha fatto un elogio dei senatori a vita a cui ha espresso “gratitudine” per la “dignitosa” scelta di “salvaguardare le isituzioni”.
Ma sorprende il primo nome citato: “Andreotti”. Poi ha aggiunto gli altri e ha concluso: “Ad essi il nostro rispettoso saluto e augurio di buona vita”.
Non commento questo augurio, ma è clamoroso che nessuno si sia accorto dell’omaggio allo storico nemico Andreotti. Sorge spontanea una domanda: quanti leggono gli editoriali di Scalfari? O almeno quanti riescono ad arrivare fino alla fine?
RISO AMARO
E’ consentito dire che Daniele Luttazzi non fa ridere?
Andrea Scanzi della Stampa (19/11) gli ha chiesto: “La accusano di essere volgare, di non far ridere, di rovesciare bile”. Risposta: “Dire che non faccio ridere è una calunnia che mi danneggia, può considerarsi come reato, perché se uno spettatore ignaro ci crede poi non viene a vedermi”.
O è una battuta che non fa ridere o è la risposta di uno che si prende maledettamente sul serio. E questo un po’ fa sorridere.
DONNE IN CERCA DI GUAI
Incombe su di noi un flagello: l’anniversario del ’68. Pure il nuovo romanzo di Ian McEwan, “Chesil Beach”, ha dato l’occasione a “Repubblica” di titolare in prima pagina: “Com’era triste il sesso prima della rivoluzione” (12/11).
Natalia Aspesi spiega in migliaia di battute quanto poco fossero considerate le donne dalla mentalità maschilista prima del ’68, ma poi scrive che nei “primi mitici anni ’70… il solo affanno delle studentesse di sociologia a Trento era quello di trovare un compagno che le liberasse della vergognosa anticaglia (la verginità, nda) per affrontare la nuova libertà”.
Il solo affanno. Che giudizio lusinghiero! Per nulla maschilista…
EDMONDO NUOVO
Ha idee opposte Edmondo Berselli che ha pubblicato “Adulti con riserva” aggiungendo questo sottotitolo: “Com’era allegra l’Italia prima del ‘68”.
Secondo Rinaldo Gianola, che lo recensisce sull’Unità (12/11), “la filosofia di Berselli sul ’68 è limpida: se ne poteva fare a meno”.
Poi parla del suo libro precedente, “Venerati maestri”, dove Berselli aveva catalogato “sotto due illuminanti definizioni – ‘i soliti stronzi’ e ‘i perfetti cazzoni’ – produttori e protagonisti, si fa per dire, del mondo culturale, dai media allo spettacolo.
Pensavamo” scrive perfidamente Gianola “come sarebbe stato innovativo se Berselli avesse portato queste due categorie sui giornali dove scrive, magari per stroncare un Baricco o contestare un Benigni.
Così non è stato”. Ma perché adesso sono tutti contro Baricco e Benigni? E Berselli e Gianola in quale categoria si metterebbero? In quella dei “venerati maestri”?
ECCITATI
Sembrano sempre in agguato intercettatori, paparazzi, “grandi fratelli”, Echelon.
Ma chi sarà la signora impellicciata che ogni giorno tampina Pietro Citati?
Il critico stesso ne ha rivelata la misteriosa e inquietante esistenza in coda a un suo bell’articolo sui poveri nel Vangelo (La Repubblica 15/11) dove c’informa che lui fa sempre l’elemosina quando incontra un mendicante, “ma” aggiunge “ogni volta che lascio qualche moneta nella mano di uno di loro o di una zingara, sento su di me uno sguardo severissimo, che mi fissa con sovrano disprezzo.
Di solito è una signora sessantenne, che porta un doppio visone, mentre nel cielo azzurro-dorato di Roma il termometro segna almeno 22 gradi”.
Chi sarà questa sessantenne “severissima” che pedina Citati e che, astutamente, per non dare nell’occhio, porta il visone anche in estate?
Una cosa è certa. Se è una sessantenne appartiene alla generazione del ’68. Pure lei.
Fonte: © Libero – 20 novembre 2007