In questi giorni è scoppiata una polemica fra il sito cattolico americano OnePeterFive e il Vaticano a proposito del Terzo Segreto di Fatima.

Io me ne sono tenuto al di fuori, ritenendo – come ho scritto – poco credibili le nuove “rivelazioni”, ma siccome in tanti mi chiedete un parere, voglio spiegare come ritengo che stiano le cose. E cosa c’è dietro… Continua

L’ha rifatto, anche quest’anno ed è sinceramente una pena guardare queste scene. Si è in pena per lui e per i tempi infelici che viviamo…. Tempi di confusione e tenebre.

Ma non c’è niente da fare. Non solo papa Bergoglio – anche quest’anno – dopo la celebrazione ha evitato di partecipare alla processione del Corpus Domini (di ieri) per le vie di Roma, con il popolo cristiano (un pastore che non si vuole mischiare con le pecore), ma anche quest’anno – presentatosi solo all’arrivo – HA EVITATO DI INGINOCCHIARSI DAVANTI AL SANTISSIMO ESPOSTO ALL’ADORAZIONE DI TUTTI I FEDELI ED E’ RIMASTO RITTO IN PIEDI DAVANTI A GESU’ EUCARISTICO. Continua

Propongo alla vostra riflessione alcuni brani dal clamoroso discorso di mons. Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI, tenuto sabato scorso alla Gregoriana: unite i punti e scoprite il disegno.

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“Come ai tempi di Pietro, anche oggi la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica continua ad avere UN UNICO PAPA LEGITTIMO. E tuttavia, da tre anni a questa parte, viviamo con due successori di Pietro viventi tra noi (…). Molti continuano a percepire ancor oggi questa situazione nuova come UNA SORTA DI STATO D’ECCEZIONE VOLUTO DAL CIELO.
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Perciò, DALL’UNDICI FEBBRAIO 2013 il ministero papale non è più quello di prima. È e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un fondamento che BENEDETTO XVI ha profondamente e durevolmente trasformato nel SUO PONTIFICATO D’ECCEZIONE (Ausnahmepontifikat)
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Era la mattina di quello stesso giorno in cui, di sera, un fulmine chilometrico con un’incredibile fragore colpì la punta della cupola di San Pietro posta sopra la tomba del Principe degli apostoli. DI RADO IL COSMO HA ACCOMPAGNATO IN MODO PIU’ DRAMMATICO UNA SVOLTA STORICA.
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Dall’elezione del suo successore il 13 marzo 2013 NON VI SONO DUNQUE DUE PAPI.
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BENEDETTO XVI NON HA RINUNCIATO NE’ AL SUO NOME, NE’ ALLA TALARE BIANCA. PER QUESTO L’APPELLATIVO CORRETTO CON IL QUALE RIVOLGERGLISI ANCORA OGGI E’ “SANTITA’ ”.
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EGLI NON HA ABBANDONATO L’UFFICIO DI PIETRO (…) EGLI HA INVECE RINNOVATO QUEST’UFFICIO.
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Un passo come quello compiuto da Benedetto XVI fino ad oggi NON C’ERA appunto MAI STATO“.

Continua

Il discorso integrale di Mons. Georg Ganswein, pubblicato da Acistampa ( qui ) e tenuto sabato alla presentazione del volume “Oltre la crisi della Chiesa. Il pontificato di Benedetto XVI (Lindau 2016, pp. 512) di Roberto Regoli, è ancora più ESPLOSIVO di quanto si poteva capire dalle agenzie.

Siamo di fronte a una svolta clamorosa che porta di fatto a una radicale mutazione del papato, il quale sarebbe oggi diventato un organo collegiale (ma questo è impossibile per la dottrina cattolica). In alternativa, questo discorso può portare al riconoscimento della “nullità” della rinuncia di Benedetto XVI. Se ci sono terze ipotesi io, sinceramente, non ne vedo.

Riporto qua di seguito alcuni stralci della conferenza di Mons. Ganswein che – è evidente – in questa sede rappresenta molto più di se stesso.

A.S. Continua

Il giallo continua e – nella bandiera vaticana – sta ormai sommergendo il bianco. Infatti le dichiarazioni di ieri di mons. Georg Gaenswein, sullo “status” di Benedetto XVI e di Francesco, sono dirompenti (don Georg è segretario di uno e Prefetto della Casa pontificia per l’altro).

A questo punto non si capisce più cosa è accaduto in Vaticano nel febbraio 2013 e cosa sta accadendo oggi.

Prima di vedere queste dichiarazioni riassumo la vicenda che ha messo la Chiesa in una situazione mai vista. Continua

In una recente conferenza in Spagna, il card. Gerhard Müller, custode della dottrina cattolica, cercando di mettere una toppa sulle esplosive trovate eterodosse dell’ “Amoris laetitia” di Bergoglio, ha affermato che nessun papa può cambiare la dottrina sui sacramenti istituiti da Cristo.

Poi Müller ha spiegato la loro centralità: “Sant’Agostino ha visto nell’economia sacramentale della Chiesa l’architettura fondamentale dell’arca di Noè, che è il corpo di Cristo, con il battesimo come grande porta. La Chiesa può navigare perché il suo guscio e la sua alberatura hanno la forma di questo amore di Gesù, comunicato nei sacramenti”.

Eppure proprio contro i sacramenti si è scatenata l’opera demolitrice di papa Bergoglio che rischia di far affondare la nave. Quelli più colpiti – con atti ufficiali – sono stati i sacramenti del matrimonio, dell’eucaristia e della confessione (insieme con un paio di Comandamenti). Ma anche il battesimo – con artiglieria minore – è stato bersagliato.

Ora è arrivato il momento di colpire il sacerdozio e Bergoglio lo fa in diversi modi. Anzitutto c’è il simbolico linguaggio dei gesti. Continua

“Si dovrebbe evitare soprattutto l’impressione che il papa (o l’ufficio in genere) possa solo raccogliere ed esprimere di volta in volta la media statistica della fede viva, per cui non sia possibile una decisione contraria a questi valori statistici medi (i quali sono poi anche problematici nella loro constatabilità).

La fede si norma sui dati oggettivi della Scrittura e del dogma, che in tempi oscuri possono anche spaventosamente scomparire dalla coscienza della (statisticamente) maggior parte della cristianità, senza perdere peraltro in nulla il loro carattere impegnante e vincolante.

In questo caso la parola del papa può e deve senz’altro porsi CONTRO la statistica e CONTRO la potenza di un’opinione, che pretende fortemente di essere la sola valida; e ciò dovrà avvenire con tanta più decisione quanto più chiara sarà (come nel caso ipotizzato) la testimonianza della tradizione.

Al contrario, sarà POSSIBILE E NECESSARIA UNA CRITICA a pronunciamenti papali, nella misura in cui manca a essi la copertura nella Scrittura e nel Credo, nella fede della Chiesa universale .

DOVE NON ESISTE NE’ L’UNANIMITÀ  DELLA CHIESA UNIVERSALE NE’ UNA CHIARA TESTIMONIANZA DELLE FONTI, LA’ NON E’ POSSIBILE UNA DECISIONE IMPEGNANTE E VINCOLANTE; SE ESSA AVVENISSE FORMALMENTE, LE MANCHEREBBERO LE CONDIZIONI INDISPENSABILI E SI DOVREBBE PERCIO’ SOLLEVARE IL PROBLEMA CIRCA LA SUA LEGITTIMITA’ “. 

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Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, “Fede, ragione, verità e amore”, p. 400 (Lindau 2009)

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Il Romano Pontefice è – come tutti i fedeli – SOTTOMESSO ALLA PAROLA DI DIO, ALLA FEDE CATTOLICA ed è GARANTE DELL’OBBEDIENZA DELLA CHIESA e, in questo senso, servus servorum. EGLI NON DECIDE SECONDO IL PROPRIO ARBITRIO, ma dà voce alla volontà del Signore, che parla all’uomo nella Scrittura vissuta ed interpretata dalla Tradizione; in altri termini, la episkopè del Primato ha i limiti che procedono dalla legge divina e dall’inviolabile costituzione divina della Chiesa contenuta nella Rivelazione”

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Joseph Ratzinger, Congregazione per la dottrina della fede, “Il primato del successore di Pietro nel mistero della Chiesa” (1998)

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MIO COMMENTO

Dedico queste due splendide e autorevolissime pagine a tutti quei vescovi e cardinali (e sono tanti) che avvertono il deragliamento drammatico costituito dal documento bergogliano, che sta portando la Chiesa fuori strada, mettendo in pericolo tante anime, ma, al contempo, si chiedono se è lecito e opportuno intervenire dissociandosi da esso.

Ebbene, papa Benedetto XVI ha già risposto ripetutamente, affermando chiaramente – in base alla dottrina cattolica – che “dove non esiste né l’unanimità della Chiesa universale né una chiara testimonianza delle fonti” – ed è sicuramente il caso dell’Amoris laetitia – “là non è possibile una decisione impegnante e vincolante; se essa avvenisse formalmente, le mancherebbero le condizioni indispensabili e si dovrebbe perciò sollevare il problema circa la sua legittimità”.

RIPETO: SI DEVE SOLLEVARE IL PROBLEMA CIRCA LA SUA LEGITTIMITA’ ! QUESTO E’ – PER VESCOVI E CARDINALI – NON UNA POSSIBILITA’, MA UN PRECISO DOVERE!

Continua

L’attribuzione del Premio Carlo Magno a papa Bergoglio induce all’ilarità. Sarebbe come attribuire un Premio San Tommaso d’Aquino a Eugenio Scalfari.

Com’era prevedibile il papa argentino – dopo aver cestinato le “radici cristiane dell’Europa” e i “principi non negoziabili” che sono alla base della civiltà europea – ha proclamato il suo unico “principio non negoziabile”: l’immigrazione. E, con essa, l’affondamento dell’Europa.

Del resto – in barba al titolo del premio – la fallimentare Europa tecnocratica e laicista (cioè a guida tedesca e francese) ha, già da tempo, rinnegato Carlo Magno e il Sacro Romano Impero, cioè la cultura cristiana che ha costruito l’Europa dei popoli.

Bergoglio ha invitato a far memoria del passato, ma lui è a digiuno di storia. Infatti ha ripetuto la solita solfa sul dovere di “costruire ponti e abbattere muri”, ignorando che l’Europa è nata letteralmente dalla costruzione di solide mura di confine, difese per millenni con la spada. Continua

Sui giornali conformisti e nei salotti Tv imperversano sempre gli adulatori del papa argentino, ma nel mondo del pensiero (sia cattolico che laico) si stanno alzando ora voci sconcertate: sia per la demolizione bergogliana del cattolicesimo, sia per la devastante ideologia politica del papa peronista e noglobal (l’Economist lo ha assimilato addirittura a Lenin per la sua idea della guerra mondiale come prodotto di capitalismo e imperialismo).

Dirompente in questi giorni è stato il più importante filosofo cattolico vivente, Robert Spaemann, amico personale di Joseph Ratzinger e docente di filosofia all’università di Monaco di Baviera.

FUORI DALL’ORTODOSSIA

Spaemann, a Catholic News Agency, ha dichiarato che, nell’Amoris laetitia di Bergoglio, c’è una rottura rispetto a tutto il magistero della Chiesa: “Che si tratti di una rottura è qualcosa che risulta evidente a qualunque persona capace di pensare che legga i testi in questione”. Continua

A tre anni dall’elezione di papa Bergoglio, sia i suoi sfegatati sostenitori, sia i suoi critici, sono d’accordo su un punto: egli rappresenta una rottura nella millenaria storia della Chiesa. Su questo c’è unanimità.

Molti però ignorano che la Chiesa – per la sua divina costituzione – non può avere rotture nella sua tradizione magisteriale. Deve restare sempre fedele al “depositum fidei” ricevuto da Gesù Cristo e contenuto nella Sacra Scrittura: il Papa è servo della verità rivelata, non padrone. Non può mutarla o disporne a suo arbitrio, altrimenti decade dal papato. O sarebbe l’apostasia e la fine stessa della Chiesa Cattolica.

E’ proprio in mezzo a questo vertiginoso guado – fra una rottura radicale, che pare continuamente vagheggiata, e la paura di compiere lo strappo ufficiale – che sembra trovarsi oggi il pontificato di Bergoglio. Continua