Nell’ultimo scorcio del 2024 sembra sia aumentato il numero dei cosiddetti “atei devoti” (o agnostici devoti). L’esternazione più clamorosa è l’intervista pubblicata dal Corriere della sera, il giorno di Natale, con questo titolo: “Momento tragico, la gente non ascolta più le parole del Vangelo”.

A parlare non è un vescovo, ma Massimo Cacciari: “il Giubileo è una bella notizia che dovrebbe far gridare di gioia, il momento della conversione… E invece…”. Il filosofo spiega che la tragedia è la “scristianizzazione”, ovvero il “fatto che non si ascoltano più le parole di Gesù. Puoi benissimo non credere in Dio, non credere che Gesù sia il Logos che sta presso Dio eccetera, ma… qui non c’entra la ‘morte di Dio’ alla Nietzsche. Sono le parole del Vangelo, le Beatitudini, il Samaritano, che oggi tacciono”. Continua

In questi mesi Antonio Gramsci – molto studiato anche all’estero – è stato evocato spesso nel dibattito pubblico italiano. Eppure sembra che persista un argomento tabù: la sua (controversa) conversione. C’è qualche storico controcorrente come Luigi Nieddu che, indagando i tanti misteri dei suoi ultimi due anni e della sua morte, ne ha parlato, nel 2014, nel suo libro L’ombra di Mosca sulla tomba di Gramsci (Le Lettere), ma fra gli storici di area l’ipotesi è liquidata drasticamente.

Un esempio recente. Lo storico Angelo d’Orsi ha pubblicato, con Feltrinelli, Gramsci. La biografia e alla fine del suo libro racconta gli ultimi tre giorni del leader comunista. Continua

Durante la conferenza stampa aerea di ritorno dal Bangladesh, il 2 dicembre, (vedi QUI e il Post Scriptum di Sandro Magister QUI ) la giornalista francese Etienne Loraillère ha posto questa domanda a Bergoglio: “Qual è la sua priorità: evangelizzare o dialogare per la pace?”.
La risposta di Bergoglio – dopo una sequela di assurdità inconcepibili – alla fine arriva in questi termini inauditi:
“La sua domanda: cosa è prioritario, la pace o la conversione? Ma quando si vive con testimonianza e rispetto, si fa la pace. La pace incomincia a rompersi in questo campo quando incomincia il proselitismo, e ci sono tanti tipi di proselitismo, ma questo non è evangelico”.
In pratica Bergoglio sostiene che annunciare il Vangelo (fare proselitismo) crea divisione e il senso della presenza dei cristiani nel mondo è dialogare, “fare la pace”. MA LA CHIESA NON E’ L’ONU. ESISTE PER ANNUNCIARE GESU’ CRISTO A TUTTI GLI UOMINI.
Come ha osservato Riccardo Cascioli ( QUI ) questa risposta di Bergoglio rende sostanzialmente inutili (se non dannose) le missioni e i missionari e di fatto delegittima i tanti martiri cattolici che ci sono stati nella storia (i quali, evidentemente, hanno fatto l’errore di anteporre l’annuncio di Cristo all’andare d’accordo con tutti)
Una risposta del genere, che poi è perfettamente in linea col comportamento di Bergoglio che di fatto sconsiglia le conversioni, pone una questione molto più grande e grave .
MI CHIEDO SE QUESTA SIA LA RISPOSTA DI UN PAPA… IL MANDATO APOSTOLICO DI GESU’ E’ UN ALTRO ED E’ MOLTO CHIARO:

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Ecco cosa scrive Sandro Magister (nel suo sito www.chiesa) :

Il passaggio dall’anglicanesimo al cattolicesimo non solo di singoli individui ma di intere comunità con preti e vescovi è stato facilitato e regolato nel 2009 da Benedetto XVI con la costituzione apostolica “Anglicanorum cœtibus”. (…)
Ebbene, ecco le testimonianze degli anglicani Venables e Palmer raccolte dal vaticanista inglese Austen Ivereigh nell’eccellente biografia di Bergoglio da lui pubblicata alla fine del 2014:
“Nel 2009, quando papa Benedetto XVI creò una nuova struttura giuridica, l’ordinariato personale, per gli anglicani che diventano cattolici, Bergoglio chiamò il vescovo Gregory Venables, primate anglicano del Cono Sud (in comunione con Canterbury), che risiedeva a Buenos Aires. A colazione, ha ricordato Venables, ‘mi disse molto chiaramente che l’ordinariato era assolutamente superfluo e che la Chiesa ha bisogno di noi come anglicani’. Fu il messaggio di Bergoglio anche a Tony Palmer, che stava considerando l’ordinariato e si chiedeva se andasse bene per lui. ‘Mi disse che abbiamo bisogno di intermediari. Mi consigliò di non fare quel passo, perché sarebbe sembrato che avessi scelto una sponda precisa e in quel caso avrei smesso di essere un intermediario’. Bergoglio era convinto che Palmer dovesse restare anglicano ‘per amore della missione, questa missione di unità’, e gli consigliò di ‘abbandonare l’idea’ di diventare cattolico”.

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