L’estate è un tempo metafisico non solo per chi sceglie come meta la bellezza solitaria delle montagne o il silenzio degli eremi (sempre più ricercati) o la tranquillità degli agriturismi.

E’ un tempo metafisico perché è la stagione del viaggio, del sogno, dell’altrove, dell’uscita dal tempo e dallo spazio consueti. Perciò è anche il tempo della fuga, di una parvenza di liberazione dalle catene e dai pesi del quotidiano. O magari – in tempi di ristrettezze economiche – è (quantomeno) la fantasia della fuga (che non costa niente). Continua

“Il silenzio è la cosa più straordinaria che esista in natura. Lo si può interpretare in chiave filosofica e artistica, ma alla fine è costituito semplicemente dall’assenza di rompicoglioni nelle vicinanze”.

Forse questo pensiero – tratto da un libro di Marco Presta – è un po’ da misantropi, ma coloro che rompono (il silenzio) sono “più numerosi delle stelle del cielo”, specie in estate.

Perché questa è la stagione in cui i nemici giurati della quiete mettono fuori le loro esuberanti testoline dalle tane e si organizzano, si scatenano, si motorizzano, si associano, si esibiscono a far gazzarra in ogni dove e nelle modalità le più diverse e sguaiate. Continua

C’è qualcosa di strano, di metafisico in queste città d’agosto, abbacinate dal sole. E ancor più in questo affollarsi di corpi sulle rive del mare. Tutti ben inquadrati, in reggimenti, come tanti soldati in fila. Davanti all’infinito del mare e alla potenza del sole che entra nella carne. Continua