Pubblico questa splendida testimonianza della Dottoressa Donatella Balducci perché, oggi che si torna a parlare di legge sul fine vita, è particolarmente illuminante. Ritengo infatti che non ci sia un’emergenza che richieda una legge del genere, ma c’è semmai un’emergenza che chiede la cura dei malati. La legge è una scorciatoia che evita la fatica e la responsabilità della cura. E rischia di essere la classica offerta che poi produce la domanda (una domanda che oggi non c’è se non in casi molto sporadici). Sappiamo bene infatti che le leggi producono una mentalità.

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Sono un’anestesista e rianimatrice dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Senese (AOUS), da poco in pensione e vorrei dare  testimonianza di quello che ho vissuto nel mio percorso di medico e di persona che si è trovata quotidianamente ad affrontare malati molto gravi e non sempre guaribili.

La prima osservazione che vorrei fare è che ho visto in questi lunghi anni gli ospedali trasformarsi in luoghi sempre più in grado di diagnosticare e guarire malattie (perché la medicina ha fatto passi da gigante ed è in continua evoluzione ) ma gli ospedali non si sono dimostrati altrettanto adeguati ad accompagnare chi, affetto da una patologia ormai inguaribile, ha bisogno di affrontare il cammino finale della sua vita. Continua