Al tempo di Stalin, negli anni Trenta, il Terrore prese di mira anche interi gruppi etnici come i “tedeschi del Volga”. Quasi due milioni di loro furono deportati in Siberia.

Don Paolo Pezzi, nel suo  libro “La piccola Chiesa nella grande Russia” (Ares), racconta: “La maggior parte morì durante il viaggio, poiché questi spostamenti venivano effettuati in inverno e in alcuni casi i treni venivano aperti e i deportati fatti scendere nel nulla, con il villaggio più vicino magari ad alcune decine di chilometri”.

I pochi che sopravvissero costruirono baracche e villaggi che in certi casi divennero vere città. Questa popolazione in parte cattolica ha vissuto decenni senza vedere sacerdoti. Crollato il comunismo, nei primi anni Novanta, alcuni giovani della Fraternità sacerdotale San Carlo Borromeo, vicino a Comunione e Liberazione, partono per quelle terre dove, in inverno, la temperatura giunge anche a meno 35 sotto zero. Continua