Proprio nei giorni in cui tutti – con fiumi di ipocrisia, di amnesia e di autoassoluzione – ricordano il crollo del Muro di Berlino, arrivando a incredibili assurdità (nella più totale dimenticanza di quanto il comunismo qua da noi abbia impregnato i media, la cultura, la scuola e non solo), esce un nuovo libro di Federico Rampini che squaderna davanti ai nostri occhi ciò che negli Stati Uniti è evidente da tempo (e che l’Europa non vede): l’altro comunismo, quello travestito da capitalismo, il comunismo – per così dire – vincente (informazione da dare a chi ripete da anni che il comunismo è defunto, quindi è inutile parlarne).

Vincente proprio sul fronte che vide crollare il comunismo sovietico: l’economia e la tecnologia. Ma restando un sistema totalitario  e comunista come quelli di sempre.

La nuova superpotenza cinese – con un miliardo e 400 milioni di abitanti – ha ormai raggiunto le dimensioni dell’economia americana e adesso s’impone nel mondo come antagonista globale degli Stati Uniti. Ecco perché Rampini titola il suo libro “La seconda guerra fredda”  (Mondadori), descrivendo lo scontro planetario fra Occidente e Oriente comunista, non più nel bipolarismo Washington/Mosca, ma nel confronto Washington/Pechino. Continua