La Sinistra di (sa)lotto e di governo celebra se stessa, anche al Premio Strega. E infatti – annuncia “Repubblica” – il vincitore Antonio Scurati “esulta col pugno chiuso”.

Oggi quelli che alzano orgogliosamente il pugno chiuso non li trovi più nelle fabbriche metalmeccaniche (dove magari votano Lega), nelle fonderie o fra i braccianti del Sud. Ma c’è chi alza il pugno chiuso al Ninfeo di Villa Giulia, nel “salotto” del Premio Strega. Fra bella gente borghese e illuminata che di lì a poco, signora mia, si destreggia fra tartine e brindisi.

Poi, naturalmente, siccome non siamo più negli anni Settanta e Scurati è un bravo scrittore di ampie vedute, che scrive cose interessanti, ci ha tenuto a precisare che era un gesto sentimental-generazionale, che non richiama il comunismo, ma casomai il mainstream radical-chic.

Perciò a “Repubblica” ha spiegato: “Non era un messaggio politico. Semmai un gesto ereditato dai padri, un gesto che viene dalla mia formazione giovanile. Ho cinquant’anni e anche se sono figlio del riflusso degli anni Ottanta appartengo all’ultima generazione formata sugli ideali dell’antifascismo”.

A dire la verità il pugno chiuso come simbolo politico precede la nascita del fascismo e poi c’è l’antifascismo che non sta a sinistra e non si riconosce nel pugno chiuso. In ogni caso si comprende che Scurati si sente non solo autore di un libro, ma paladino della civiltà. Continua