Sta naufragando rovinosamente il sogno di Giuseppe Conte e dei suoi strateghi: usare l’emergenza Covid-19 per dare, allo sconosciuto avvocato foggiano, un’aura da statista attorno alla quale costruire un nuovo partitodi centrosinista e (pseudo)cattolico.
Anzitutto perché da domenica sera è cambiata l’atmosfera: dilagano il malcontento e la rabbia. Si assiste a una sollevazione generale per l’incompetenza del governo che non ha visione, non ha un piano e, invece di varare la Fase 2, sprofonda nelle sabbie mobili di norme assurde. I danni economici e sociali sono giganteschi e ogni giorno si aggravano.
Ma, in secondo luogo, perché Conte, con il pesante schiaffo dato ai cattolici(ancora niente messe, ma solo funerali e con meno di 15 persone, possibilmente all’aperto), è riuscito a inimicarsi perfino l’unico vero sponsor di cui aveva l’appoggio: la gerarchia cattolica e vaticana (da non confondere col popolo cattolico che vota come vuole e – com’è noto – all’opposto di Bergoglio e della Cei).
Eppure da sempre la Cei – su ordine del papa argentino, mosso dalla precisa intenzione di attaccare la Lega di Salvini – era stata più che collaborativa: servile. Continua