Un miliardo di vite innocenti soppresse dall’aborto legalizzato nel mondo è un orrore su cui riflettere o una statistica da liquidare con indifferenza facendo spallucce?
E i 4 milioni e 200 mila aborti realizzati legalmente negli ospedali italiani dall’introduzione della legge fino al 1 febbraio 2004 sono un fatto di cui rallegrarsi o una dolorosa tragedia che ci spinge a fare qualcosa?
Le donne, che sono le prime vittime di questa situazione, sanno bene qual è la risposta. Infatti non c’è una sola donna che si sia convinta a rifiutare l’aborto e poi se ne sia pentita. Mentre tantissime fra coloro che hanno abortito si portano addosso per anni un immenso carico di sofferenza, di rimorso e anche traumi fisici pesantissimi, vere vittime, come i loro figli.

Le donne dunque sanno bene, sulla propria pelle, che l’aborto è un male e sarebbe meglio non trovarsi a viverlo.
Nessuna ha mai detto che è un bene. Per questo – che è il “vissuto” della donne – anche il cosiddetto fronte abortista ripete sempre, continuamente, che “l’aborto è un dramma”, che non c’è nessun “movimento per la morte” e che nessuno è “per” l’aborto, ma solo “per la libertà di scelta”. Continua

Rilancio questo straordinario documento che Fausto Carioti ha lanciato nel suo sito. Prima la sua presentazione e poi il documento sconvolgente…

Non solo Guantanamo: lettera di un cristiano dalle carceri di Castro Continua

Il calcolo complessivo delle vittime dell’aborto supera il miliardo di vite umane…Non si dovrebbe fermarsi un attimo e riflettere?

Ieri l’Unità riportava in prima pagina questo titolo: “La fame uccide sei milioni di bambini ma a noi non importa nulla”. Credo anche io che sia una tragedia immane che si consuma ogni anno e che non dovrebbe farci dormire tranquilli. Giustamente Walter Veltroni scrive che “dovrebbe essere la notizia principale per tutti i giornali del mondo”. Continua

I cristiani sono perseguitati e massacrati in tutto il mondo (vedi l’annuale Rapporto sulla libertà religiosa) e nelle stesse ore in cui tre ragazze cristiane vengono sequestrate, sgozzate e decapitate in odio alla loro fede, in Italia il settimanale cattolico “Famiglia cristiana” fa notizia per un fondoschiena femminile e la tv si occupa dell’ “Isola dei famosi”… Continua

Ho ricevuto questo appello a pregare per la vita e lo faccio mio rilanciandolo a voi. Insieme a un appellodi Asianews per aiutare i cristiani pakistani e tutte le vittime del terremoto

DUE MINUTI PER LA VITA Continua

Il “caro estinto” è sempre più caro. Come il caffè e le zucchine.
Questo – più o meno – il contenuto dei servizi dei tiggì nel giorno della commemorazione dei morti, il 2 novembre.

La superficialità sembra un comandamento: meglio buttarla in vacca (è colpa del governo anche il morire), se no qualcuno potrebbe addirittura riflettere sul senso della vita. Non sia mai.
Il piccolo schermo decisamente non aiuta a capire l’evento che pure coinvolge, intimamente, milioni di italiani. Non che la tv non si occupi della morte. Se ne occupa fin troppo, ossessivamente, ogni giorno ci rovescia in casa una valanga di morti ammazzati e varie scene di macelleria. Addirittura con punte di horror, perfino negli spot pubblicitari. Ma è la morte simulata, la dose omeopatica di morte che ci viene somministrata per aiutarci ad addomesticarla, a censurarla, a neutralizzarla (illusoriamente).
Secondo le statistiche ogni bambino italiano, prima di aver terminato la scuola elementare, vede in media in televisione 8.000 omicidi (ripeto: ottomila) e circa 100.000 atti di violenza (centomila!).
Ma lo stesso bambino verrà accuratamente preservato da ogni contatto con la morte naturale, cosa che invece era del tutto normale nella famiglia patriarcale contadina che – solo fino a quarant’anni fa – era la più diffusa in Italia. Dove la nascita e la morte erano liturgie grandi e vissute da tutti. Insieme.
Neanche la morte era uno spettacolo scioccante. Continua