L’Italia è un bersaglio dichiarato del terrorismo islamico. Sapendo che le “bombette” di Londra, in fin dei conti, sono ancora poca cosa rispetto a ciò che quei criminali potranno fare con il nucleare sporco o le armi biologiche, diventa importante sapere cosa dice Prodi. I sondaggi infatti annunciano che potrebbe vincere le elezioni del 2006 e dunque è decisivo capire bene in che mani mettiamo noi, i nostri figli, le nostre città, il nostro Paese.

Prodi, che ha governato fra il 1996 e il 1998, non si è mai cimentato con questo fenomeno criminale planetario. E allora vediamo che posizioni ha preso in questi giorni. Titolo del Corriere della sera: “Prodi: non servono leggi speciali. Iraq, rimane il no”. Si capisce bene ciò a cui Prodi – a nome del centrosinistra – dice no: no a leggi speciali antiterrorismo, no a un giro di vite sull’immigrazione clandestina, no al contrasto all’islamismo in Iraq, no, no, no… Però non si capisce a cosa Prodi dica sì. Se oggi fosse lui al governo, cosa farebbe concretamente per proteggere la vita minacciata di 50 milioni di italiani? Continua

Mentre il cinico Occidente di “crociati ed ebrei” – al G8 di Gleneagles – decideva di stanziare 50 miliardi di dollari di aiuti in più (si aggiungono ai 79) per soccorrere l’Africa e 3 miliardi di dollari all’anno per i territori palestinesi, alcuni “bravi” figli dell’Islam seminavano strage fra la popolazione civile di Londra. Ai califfi del Terrore, grassi di profitti e speculazioni, non importa un fico secco dei poveri del mondo. Impiegano i loro capitali per massacrare gli innocenti abitanti del perfido Occidente.

Il movimento noglobal che aveva duramente manifestato contro il G8, alla vigilia del vertice, aveva una preziosa occasione per dimostrare la sua buona fede: manifestare oggi in difesa di quell’Occidente che – pur con i difetti e gli errori che possiamo imputargli – risponde con la solidarietà alle stragi. Ma dove sono quelle manifestazioni “pro Occidente”? Continua

Prendendo spunto dall’ennesimo arresto di un vescovo, in Cina (notizia del 5 luglio di Asianews), aderiamo all’appello lanciato dalla stessa agenzia Asianews per la liberazione di vescovi e sacerdoti cinesi arrestati dal regime comunista. Facciamolo conoscere.
Il cristianesimo è il futuro della Cina, il comunismo è il suo (orribile, criminale e nefasto) passato. La rinascita cristiana della Cina, sebbene ostacolata in ogni modo dal potere, è imponente. Aiutiamola. Sarà un grande segno per tutto il mondo. La Cina è vicinissima. Continua

Oggi vi segnalo una splendida testimonianza arrivata dalla Cina e pubblicata dall’agenzia Asianews (www.asianews.it). E’ interessante leggerla insieme al messaggio che la Madonna ha dato sabato scorso, 24°anniversario delle apparizioni, a Medjugorje. Accostare le due cose è illuminante.
(Nei prossimi giorni pubblicherò nelle news le vostre risposte alla precedente newsletter)

Messaggio di Medjugorje
25 Giugno 2005
maotung
Cari figli,
oggi vi ringrazio per ogni vostro sacrificio che avete offerto per le mie intenzioni. Vi invito, figlioli, ad essere miei apostoli di pace e d’amore nelle vostre famiglie e nel mondo. Pregate che lo Spirito Santo vi illumini e vi guidi sulla via della santità. Io sono con voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna
Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”

Qui sotto il sito in cui potete ascoltare il commento di padre Livio Fanzaga:
http://www.radiomaria.it/nonsolot/istituz/audiopliviocomm.htm

24 Giugno 2005
CINA
Da militante comunista a sacerdote della Chiesa sotterranea
di Bao YuanjinA
Pechino (AsiaNews) – In Cina crescono le conversioni al cristianesimo e nascono anche vocazioni consacrate. Pur nella mancanza di libertà religiosa e nella propaganda ateista martellante, vi sono molti giovani che si avvicinano al cristianesimo per curiosità e a volte diventano cattolici. Un’inchiesta dell’Accademia delle scienze sociali di Pechino ha scoperto che nelle università di Pechino e Shanghai oltre il 60% degli studenti sono interessati al cristianesimo.

La storia che presentiamo è significativa perché è la storia della conversione di un militante del Partito comunista in un’università del nord del Paese. In Cina è in atto una crisi di identità del Partito e in pochi ormai credono ancora agli ideali maoisti o comunisti. Ma quello che pochi mettono in luce è che molti membri del Partito – anche segretamente – si avvicinano alla religione e alla fede cristiana. Non è per nulla infrequente che nei weekend membri e alti funzionari vadano a trovare il loro direttore spirituale, a fare silenzio in un monastero buddista; a partecipare a qualche celebrazione in una chiesa o in un tempio. A dimostrazione, come dice il nostro sacerdote, che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani. (N.B.: nella testimonianza abbiamo lasciato indicazione generiche di nomi e luoghi geografici, per motivi di sicurezza)

Mi chiamo Bao e sono un sacerdote della Cina del nord. Sono divenuto prete alcuni anni fa. E ho ricevuto il battesimo solo 11 anni fa. Prima ero ateo, anzi un militante del Partito comunista cinese. All’università ero il capo dei giovani comunisti nella mia facoltà. Nel mio cuore avevo tanti progetti e programmi per il futuro, ma tutti distanti da Dio, che per me non esisteva nemmeno. Nella mia famiglia, solo mia nonna era protestante. Quando ero piccolo una volta l’ho sentita parlare di Gesù: diceva che Gesù era Dio. Ma a me non ha mai interessato nessuna religione. In Cina, dalla scuola elementare fino all’università è obbligatoria l’educazione all’ateismo. La mia mente era piena di teorie atee e pensavo che credere in Dio è una cosa fanciullesca, forse un po’ stupida.

Militante del Partito comunista cinese

Al quarto anno di università ho preso la tessera del Partito. In Cina ci si iscrive al Partito un po’ per convinzione, ma soprattutto perché ci si fa degli “amici” che poi ti aiutano a trovare lavoro, ti sostengono se hai dei guai.
La mia vita nella cellula comunista non era né buona, né cattiva. Eravamo studenti buoni con tutti, bravi nello studio, nell’organizzare tante attività. Ma quello che mi colpiva è che nel Partito tutte queste cose, anche buone, erano fatte non per il bene degli altri, ma per sé, per far carriera. E poi fra noi dominava la menzogna: tutti raccontavano bugie e tutti sapevano che erano bugie, ma si andava avanti lo stesso.

Un esempio: ad ogni incontro della cellula c’è sempre il momento della confessione e dell’autocritica (il nome preciso è: “criticare gli altri e criticare se stesso”. In realtà, nessuno davvero critica se stesso e nessuno davvero critica gli altri. Si instaura una comunicazione formale, che può perfino diventare lusinga o adulazione. Ad esempio uno dice al rettore: “Rettore, io devo criticare una cosa che non hai fatto bene. Tu hai lavorato troppo per noi. Sì, il lavoro è importante, ma la salute è anche importante. Devi averne cura perchè tu possa lavorare ancora meglio per la comunità…”. In momenti come questi una voce dal cuore mi diceva: È una bugia, è una bugia!”. Ma anch’io dovevo fare così.

Dopo un po’ di tempo mi sono ammalato. Avevo spesso degli incubi che mi svegliavo perfino di notte. Una notte ho sognato di aver trovato un pacco; l’ho aperto e dentro vi era un libro. Era una Bibbia, tutta luminosa e splendente. Mi sono svegliato e ho pensato che solo mia nonna mi aveva parlato della Bibbia. Mi sono ricordato che lei diceva che Gesù è onnipotente. Allora ho concluso: forse, se Gesù è onnipotente, mi potrà guarire da questa malattia! E così ho cercato una chiesa lì attorno e ho trovato una chiesa protestante. Ma per un comunista, credere in una religione è proibito. Per questo andavo all’incontro coi protestanti di nascosto e in segreto.

La paura e i miracoli

Appena finiti gli studi, dopo la laurea, grazie agli appoggi nel Partito, ho trovato subito un buon lavoro in una grande città. Prima di iniziare a lavorare, la ditta mi ha dato il permesso di andare per un mese a salutare i miei che vivono in un’altra regione. Quasi alla fine del mio mese di vacanza, un mio amico – che ho scoperto poi essere cattolico – mi ha regalato 10 cassette su cui erano registrate delle prediche di un sacerdote cinese. Dopo aver ascoltato quelle cassette, è cominciata una grande battaglia nel mio cuore: pensavo che forse Dio esiste veramente; forse davvero la religione cattolica è quella vera… Ma nello stesso tempo mi venivano in mente tutte le teorie sull’ateismo studiate a scuola e all’università. Sono caduto nell’angoscia, anche perché avevo paura che accettando la fede cattolica, rischiavo di perdere il mio lavoro.

Non sapevo cosa fare. Quel giorno dovevo ritornare in città a iniziare il mio impiego. Avevo già il biglietto del pullman. Per la prima volta nella mia vita mi sono rivolto alla Madonna: “Santa Maria – le ho detto – se tu veramente esisti, se la fede cattolica è vera, se vuoi che io diventi cattolico, dammi un segno: domani, durante il viaggio fa’ succedere qualcosa di importante, magari un incidente, in cui io sopravviva, e così crederò”. Adesso penso che sono stato molto stupido sfidare o tentare Dio. Ma a quel tempo è stata l’unica preghiera che mi è venuta in mente.

Il giorno dopo è successo davvero un incidente: il pullman su cui viaggiavo, mentre percorreva la strada ad alta velocità, ha bucato la ruota anteriore destra. Il pullman è uscito fuori strada e si è capovolto. Tutti ci siamo salvati, ma abbiamo dovuto faticare a uscire dai finestrini e dai rottami. Io sono rimasto scosso, ma non ho dato molto retta a questo segno.

Dopo ore ed ore di attesa, la società dei pullman ne ha mandato un altro in sostituzione e abbiamo continuato il viaggio. Ma l’incidente ci aveva fatto perdere tempo. Quando siamo arrivati alla stazione ferroviaria – dovevo ancora prendere il treno – era molto tardi e i biglietti per il mio treno erano esauriti. Allo sportello vi era una lunga coda e tutti ci dicevano che avremmo trovato biglietti solo per un treno dopo 3 giorni. Ero sfinito e in angoscia: mi sarei dovuto presentare con enorme ritardo al mio primo impiego e al mio primo giorno di lavoro. Mi è venuto in mente di pregare ancora la Madonna: “Aiutami a comprare un biglietto del treno. Se questa volta mi aiuti, ti giuro che ti seguirò!”.

Stando in coda nella lunga fila, avevo perso la speranza. A un tratto, un uomo arriva gridando: “Questo biglietto è per la città di….. . È per oggi. Chi lo vuol comprare?”. Era la mia destinazione. L’ho comprato subito. L’uomo mi ha detto che aveva preso il biglietto per un suo amico, il quale gli aveva telefonato in quel momento per dirgli che non riusciva ad arrivare in tempo. Gli ha chiesto di restituire il biglietto, ma siccome mancavano 40 minuti alla partenza del treno, il biglietto non si poteva rimborsare, e allora ha domandato in giro, cercando di venderlo a qualcuno.

Era un segno piccolissimo, ma è stato l’inizio, il primo passo della mia conversione.

Dopo aver cominciato a lavorare, sono andato in cerca di una chiesa cattolica e lì frequentavo la messa, ma sempre in segreto. Pian piano ho compreso di più cos’è la fede cattolica e alla fine mi sono deciso a chiedere il battesimo.

Diventare cattolico e trovare la pace

Trovando la fede cattolica, ho scoperto una comunità piena di gente semplice e buona, dove non ci si raccontava più bugie. Avevo trovato degli amici veri. Per me è stata una liberazione: non avevo più bisogno di mentire. Nella comunità si criticava davvero se stessi e si criticava perfino il sacerdote. Incominciavo a vedere la luce e a capire che avevo trovato il senso della vita.

Ma per ricevere il battesimo dovevo superare un grande ostacolo: la mia appartenenza al Partito comunista.

Un comunista è ateo; il cristiano crede in Dio: non è possibile essere cattolici e comunisti nello stesso tempo. Anche il sacerdote che mi istruiva mi ha detto che dovevo uscire dal Partito. Ma io non avevo questo coraggio: temevo che lasciando il Partito avrei subito brutte conseguenze: forse avrei perduto il mio lavoro; sarei andato incontro magari alla persecuzione…Il Partito in Cina governa tutto; mettersi fuori da esso significa in qualche modo togliersi ogni possibilità di tranquillità nella vita, sentirsi come stranieri.

Nel Partito comunista cinese vi è una regola: ogni membro deve dare una certa somma mensile al Partito. Se uno non la consegna per 6 mesi consecutivi, viene punito e talvolta estromesso dal Partito. Siccome non avevo il coraggio di uscire dal Partito in modo pubblico, ho pensato di uscirne in questo modo e così per 6 mesi non ho consegnato la mia quota. Ma non è successo niente: a mia insaputa, il responsabile della cellula, vedendo che io non pagavo, aveva pagato per me!

Non so perché lo abbia fatto. Era un tipo normale, né buono, né cattivo. Forse ha pensato a una mia dimenticanza e ha anticipato i soldi aspettando che io glieli restituissi in seguito; forse non voleva che i suoi superiori scoprissero che nella sua cellula c’erano dei tipi “lassi”, perché avrebbe subito delle critiche.

Alla fine mi restava solo la via ufficiale e ho scritto la mia lettera con la richiesta di uscire dal Partito. Ma non avevo il coraggio di consegnarla. Ho deciso tante volte di presentarla, ma poi alla fine mi ritiravo. A un certo punto, ho preso grande coraggio e sono andato dritto dal responsabile del Partito e gli ho consegnato la lettera. Lui è rimasto senza parole: era la prima volta che gli capitava di vedere che uno rifiuta di rimanere nel Pcc. Era in totale confusione.

Finalmente potevo ricevere il battesimo. E con esso ho cominciato a gustare una pace profonda.

Dopo un po’ di tempo, una volta incontro un mio vecchio amico della cellula. Eravamo amici anche prima di entrare insieme nel Partito. Aveva saputo che ero uscito dal partito per diventare cristiano. Mi ha detto che ero molto coraggioso e ha aggiunto che lui non avrebbe mai avuto il mio stesso coraggio.

La vita in un seminario sotterraneo

Dopo essere divenuto cattolico ho continuato a frequentare la messa ogni domenica, ma dentro una comunità sotterranea, non riconosciuta dal governo.

Una volta una suora mi dice: perché non segui Gesù totalmente e diventi prete? Io ho detto subito di no. Nella mia famiglia sono tutti non credenti e diventare prete sarebbe stato difficile. Nella tradizione cinese il figlio primogenito, come sono io, deve sostenere i genitori quando sono vecchi. Entrando in seminario i miei primi nemici sarebbero stati i miei genitori.

Sei mesi dopo ero a pregare nella mia stanza e sento una voce che mi chiama: “Seguimi”. Nella stanza non c’era nessun altro. Nel cuore ho compreso che era Gesù che mi chiamava, ma io ero troppo spaventato: fare il prete – della Chiesa sotterranea – voleva dire abbandonare tutto, lasciare la famiglia, il lavoro, mettersi in una situazione di rischio e di pericoli, abbracciare la croce, la sofferenza, la prigionia. Ho detto di no. Ma con il mio rifiuto, è finita la mia pace perché sono divenuto inquieto e senza gioia. Non volevo seguire Gesù perché avevo un buon lavoro, una vita tranquilla. Ma non potevo resistere alla chiamata del Signore. Così l’ho pregato di poter trovare un altro lavoro, in una città più lontana. In questo modo avrei potuto lasciare l’impiego senza dare troppo nell’occhio e sarei potuto entrare in seminario. Ho lavorato in quest’altra città per quasi due anni, guadagnando e risparmiando su tutto per lasciare dei soldi ai miei genitori e alla fine ho seguito la chiamata di Gesù. Sapevo che ero debole e allora ho pregato: “Gesù, se tu vuoi, puoi rendermi fedele fino in fondo, tuo discepolo per sempre. Questo sarà un grandissimo miracolo”.

Ho passato 5 anni in un seminario della Chiesa sotterranea. La vita era molto faticosa e piena di rischi. La sveglia era alle 5. Dopo mezz’ora di meditazione, celebravamo la messa e poi le lodi. Dopo la colazione facevamo le pulizie e poi cominciava la giornata di studio. Si andava a letto alle 10 di sera. La vita nei seminari sotterranei è un po’ dura: vivevamo in una casa di campagna messa a disposizione da un fedele. Ma quando avevamo il sentore che la polizia ci aveva scoperto, dovevamo fuggire e trasferirci in un altro luogo. In 5 anni abbiamo cambiato casa 3 volte.

Noi seminaristi ci dovevamo occupare della pulizia, ma anche della cucina, preparando da mangiare per tutti. Dal punto di vista materiale, la vita era davvero dura: poco cibo, poca verdura, quasi mai carne; stanze affollate e senza spazio… Ma nel mio cuore sentivo la pace e anche una gioia tutta nuova, diversa da quella che sentivo prima. Fra i seminaristi vi era una forte amicizia e fratellanza. Le difficoltà si superavano in un attimo perché ognuno era pronto ad amare l’altro.

Dopo 5 anni di studio, è venuto il giorno della mia ordinazione sacerdotale. In quel momento nella mia diocesi vi era grande tensione e c’era il rischio che la polizia ci imprigionasse. Così abbiamo celebrato la messa di ordinazione alle 4 del mattino: a quell’ora in Cina dormono tutti, anche i poliziotti.

Anche se la vita di noi cattolici è difficile, la fede ci sta davvero rafforzando. E questo anche grazie alla testimonianza dei sacerdoti che sono in prigione. Un piccolo esempio: nel mio paese natale, nell’83, quando la Cina ha cominciato le grandi riforme economiche, vi erano solo 3 famiglie cattoliche. Adesso, dopo quasi 20 anni, i cattolici sono più di 4 mila. È proprio vero che il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani.

Anche per me, la mia forza è Gesù stesso. Lui ha detto: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Giov. 15,16). Su questa strada io trovo la croce, ma anche la gioia e la pace. Con il suo aiuto, lo seguirò sempre, superando tutte le difficoltà.

Fonte: AntonioSocci.it

C’è una battuta di Wystan H. Auden che è il perfetto ritratto della Sinistra italiana: “siamo tutti sulla Terra per aiutare gli altri; quello che non si capisce è cosa ci stanno a fare gli altri”.

A Sinistra in effetti avvertono l’esistenza degli altri come sospetta. Specialmente quando “gli altri” hanno il difetto di “inceppare” il bel funzionamento della democrazia pretendendo di dire la loro e perfino di votare come loro aggrada.
In tal caso la democrazia mostra (al Progressista) il suo volto ingrato e “reazionario”. Ce n’ è stata una divertente conferma anche in queste ore. Continua

Da anni le tracce dei temi della maturità e le altre prove di esame rappresentano una grande occasione di divertimento e ilarità.
Negli anni di Berlinguer (e dintorni) al Ministero, che ribattezzammo della Pubblica Distruzione, dettero il “meglio” di sé addirittura con qualche errore di ortografia (“dai”, voce del verbo dare, veniva scritto “dà” con l’accento anziché con l’apostrofo) e con una sequela di citazioni sbagliate: da Majakovskij a Newton, da Marinetti a Bobbio (il quale comprensibilmente s’inviperì). Serviva forse a far divertire gli studenti. Perfino il titolo di un film di Chaplin uscì malconcio dagli uffici ministeriali.

Una volta hanno sbagliato a trascrivere un brano (era tratto dalla Guida alla storia contemporanea di Barraclough) che doveva servire ai ragazzi come documento di riflessione. E – per dire – in un’altra traccia dettero la sensazione di ignorare la storia dei governi di Giolitti e della Grande Guerra. Continua

Cosa direbbe don Giussani dopo i fatti degli ultimi tempi? Come aiuterebbe tutta la Chiesa a comprendere il momento presente e il suo compito? A me piacerebbe ascoltare. Perché non parlarne, con libertà e cordialità? Continua

Non basta ammettere a malincuore, come il mio amico Filippo Facci mercoledì sul Giornale, che il referendum è stato stravinto (dalla mia parte di stranicristiani e stranilaici), per poi aggiungere che il quorum è “tecnicamente irraggiungibile” se qualcuno decide di usare l’astensionismo e dunque il 12 giugno non è avvenuto nulla di clamoroso.

Troppo semplicistico (non è neanche vero statisticamente). Dall’intelligenza pungente di Facci mi aspetto un’interpretazione più profonda. Quella che ha pubblicato mercoledì può servire per minimizzare un grande evento storico o per chiudere il discorso senza mettersi in discussione. Io invece voglio capire.
Sono soprattutto le dimensioni del fenomeno che invalidano la tesi di Facci. Una cosa è mancare il quorum di qualche decimale (come avvenne nel 1999, quando il referendum ebbe il 49,6 per cento dei votanti o nel 2000 quando ebbe il 32) perché qualche partito si è schierato per l’astensione. Continua

Signor Berlusconi,
non sapevo che anche lei stava dalla nostra parte (quella astensionista). Sapevo di Casini e di Rutelli e di Pera, che si sono presi il loro bel linciaggio, non di lei. Certo, è stato in fondo un bene che non si sia schierato pubblicamente, altrimenti sarebbe diventato il solito referendum sul Cavaliere. Ma proprio questa sua posizione defilata tenuta fino alla fine, avrebbe dovuto consigliarle, per il dopo, una certa pensosa sobrietà. Avrebbe dimostrato prudenza e lungimiranza facendo i complimenti ai vincitori del referendum che hanno combattuto una battaglia impari e temeraria. Avrebbe dovuto impegnarsi a riflettere sull’evento storico, paragonabile al 18 aprile 1948 (sinceramente non date l’impressione di averlo colto). Continua