ANATEMA SU DANTE

Maurizio Bettini su Repubblica (17/4) ha descritto, senza particolare allarme, l’attacco alla cultura classica, greca e romana, nel mondo accademico statunitense. Alberto Asor Rosa (Repubblica 6/5) critica la “cancel culture”, ma sostiene che la “cultura dell’eliminazione” è nel nostro Dna.

Per esempio? Asor Rosa poteva citare un mostruoso esempio comunista (sia pure asiatico): la “Rivoluzione culturale” di Mao che entusiasmò tanti nostri intellettuali e che (con il solito terrore sanguinario) ebbe proprio l’obiettivo ideologico di fare tabula rasa del passato.

Come riferiva Alberto Pasolini Zanelli nel pamphlet “Il genocidio dimenticato (La Cina da Mao e Deng)”, non solo si ordinò di far “scomparire la vecchia arte” e furono devastati teatri e musei, non solo si fecero “bruciare i libri in contrasto con il pensiero di Mao Zedong”, non solo le guardie rosse si scatenarono contro la cultura borghese arrivando a distruggere pianoforti e violini perché “Beethoven e Mozart erano nemici del popolo, ‘ideologi borghesi’” e furono perfino “messe al bando le lingue straniere”, ma fu proclamata pure la “guerra al confucianesimo” (oggi, del resto, perseguitano Uiguri islamici, buddisti tibetani e cristiani). Continua

D’improvviso la parola “identità” – che da tempo viene evocata con ostilità (se non con disprezzo) ed è considerata sospetta di xenofobia e addirittura di razzismo – torna ad essere buona.

E’ accaduto ieri su “Repubblica”. A pagina 17 si poteva leggere questo titolo: “La rabbia delle famiglie arabe: ‘Non date i nostri figli ai cristiani’ ”. Si parla del problema dell’affido di minori provenienti da famiglie immigrate. A fianco dell’articolo c’è un commento di Chiara Saraceno, grande sacerdotessa del “politically correct”.

In questo caso la Saraceno fa una strenua difesa dell’identità. Spiega che per “un bambino che deve essere allontanato dalla sua famiglia per essere accolto temporaneamente da un’altra”, oltre al trauma e alle questioni connesse alla nuova situazione, si pone anche il problema dell’ “identità del minore coinvolto”.

La Saraceno afferma: “la lingua madre, la cultura del gruppo di appartenenza, la religione fanno parte di questa identità… Prima che di un diritto dei genitori a che il figlio/a non venga collocato in affidamento presso famiglie di etnia e/o religione diversa dalla propria, è un diritto del bambino alla propria continuità identitaria”.

Addirittura parla di “etnia”, cosa che – se evocata per noi italiani – come minimo costa l’accusa di etnocentrismo, se non peggio.

Non entro nel merito del problema degli affidi, ma viene da chiedersi: l’identità, l’etnia e la continuità identitaria sono valori da preservare e difendere solo quando si parla di immigrati? Continua

L’appello lanciato dalle pagine del “Mulino” da tre importanti intellettuali, lo storico Ernesto Galli Della Loggia, il filosofo Roberto Esposito e il letterato Alberto Asor Rosa, meriterebbe una grande discussione. Anche da parte delle élite politiche.

Se non altro per la singolarità di una denuncia-documento che lega insieme personalità così diverse per orientamento culturale e politico. Continua