Il “saccheggio napoleonico” delle opere d’arte in Italia fu gigantesco. L’Imperatore francese pretendeva di essere il “liberatore” della Penisola e la spogliò dei suoi tesori artistici, oltre a infliggerle guerra e devastazioni.

Alessandro Marzo Magno nel libro “Missione Grande Bellezza. Gli eroi e le eroine che salvarono i capolavori italiani saccheggiati da Napoleone e da Hitler” (Garzanti) ha ricostruito questo scempio che oggi sembra rimosso da tutti.

Però Marzo Magno ricorda anche coloro che, in modo geniale, riuscirono a riportare in Italia alcuni dei tesori saccheggiati. Eroi non celebrati quanto meriterebbero.

Uno di loro fu un grande scultore di cui proprio in questi giorni si ricorda il bicentenario della morte: Antonio Canova, “il quale, guarda caso, è pure l’artista più famoso dell’epoca, un divo conteso dai sovrani di tutta Europa, uno che” ricorda Marzo Magno “lo stesso Napoleone aveva coccolato e vezzeggiato”.

Ecco perché il Papa incaricò proprio lui di andare a Parigi per tentare la disperata impresa di farsi restituire, dalla restaurata monarchia, ciò che Napoleone aveva portato via a Roma e allo Stato Pontificio. Continua