Se c’è una cosa che unisce la Sinistra e le tecnocrazie (amate dal grande capitale) è l’ostilità verso il ceto medio e il bisogno di punirlo con tasse, balzelli e gabelle di ogni tipo. Naturalmente in nome della giustizia sociale e con la parola d’ordine: “chi ha di più, deve pagare di più”.

Per esempio, ieri su “Repubblica”, Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera, ha dichiarato che ci vuole “un fisco più equo, che pesi meno sui ceti medio-bassi” e “sia ancor più progressivo”.

Delrio vorrebbe dare a intendere che oggi il fisco è iniquo perché non è abbastanza “progressivo” e pagano troppo “i poveri”, mentre dovrebbero pagare di più “i ricchi” (quelli che il Pd ritiene i ricchi, ovvero il ceto medio). Questa è la narrazione della Sinistra, di solito rilanciata dai media. Continua

La cronaca di queste ore propone tre notizie: la stangata fiscale del governo  (da qualcuno definita “tasse e manette”), la manifestazione del centrodestra  a Roma (“Orgoglio italiano: una Patria da amare e difendere”) e la Leopolda  di Matteo Renzi a Firenze che ha a tema Matteo Renzi.

Il protagonista vero – che permette di capire tutti e tre gli eventi – è però il ceto medio. È la spina dorsale  del nostro Paese, anche economicamente, ed è attorno a questa Italia profonda  che si combatte la vera battaglia.

Alcuni spunti di riflessione molto preziosi – per capire cosa è successo e cosa sta accadendo oggi – li fornisce Marco Gervasoni  nel libro “La rivoluzione sovranista”. In breve. Il ceto medio nasce nel dopoguerra : “con il piano Marshall, il welfare state e la quasi piena occupazione, il gioco è fatto” (Gervasoni). Continua