Che fine hanno fatto i cattolici del Pd? La domanda s’impone ora che – protagonista di tutte le battaglie più laiciste – il Pd è entrato in guerra aperta contro il Vaticano e soprattutto contro il Vaticano di papa Francesco.

Cioè contro quel Papa che Letta diceva di considerare un punto di riferimento e che – in fondo – oggi chiede solo correzioni al Ddl Zan a difesa della libertà di tutti gli italiani. È una situazione nuova per il Pd.

Nel partito che doveva unire due anime opposte, quella comunista del Pci e quella “cattolico democratica” della Sinistra diccì, non c’è più traccia di cultura cattolica. E non si vede al suo interno neanche quella cultura liberale e socialista che rifiuta indottrinamenti, bavagli, dogmi e pedagogie di Stato.

C’è solo quella (post) comunista diventata radical-chic. Tutto il Pd ormai professa l’ideologia soffocante del “politicamente corretto”. Continua

Il fatto che la Santa Sede sia stata costretta a fare un passo diplomatico formale per segnalare al Governo italiano che il disegno di legge Zan, attualmente sotto esame parlamentare, violerebbe il Concordato fra Stato italiano e Chiesa Cattolica sul tema della libertà (attenzione: non si sta parlando di un “privilegio” della Chiesa, ma delle libertà di tutti gli italiani) è un evento eccezionale, che è accaduto raramente e che dovrebbe far suonare un campanello d’allarme.

Infatti in questa occasione la Chiesa non entra nel merito di questa o quell’opinione su omosessualità, genere o famiglia, temi su cui ci sono molte idee diverse (di sicuro sotto l’attuale pontificato non sono mai state intraprese particolari “battaglie culturali” in proposito). Continua

Dopo gli arresti, a Parigi, di alcuni latitanti italiani, si torna parlare degli “Anni di piombo” e di come fare i conti con quella sciagurata stagione.

Ernesto Galli della Loggia, sul Corriere della sera, scrive che è assurdo dibattere così di quell’epoca, 40 anni dopo, perché sarebbe come se nel 1980 si fosse accesa una disputa fra politici e intellettuali sull’entrata in guerra del 1940. In effetti l’Italia di Mussolini non esisteva più. Ma oggi possiamo dire la stessa cosa degli anni Settanta?

Chi ritiene ancora degno di riflessione quel passato è Walter Veltroni che ha scritto un libro su “Il Caso Moro e la Prima Repubblica”. La sua idea è che “Moro fu ucciso dalle BR, ma qualcuno lavorò perché quello fosse l’esito”. Secondo Veltroni “le due grandi potenze”, Usa e Urss, “avevano entrambe nel mirino” il compromesso storico. In sostanza, a suo avviso, avversavano il Pci berlingueriano al governo. Quindi – secondo il titolo di una sua intervista a Repubblica – “il terrorismo fu usato dai poteri marci. Si può dare clemenza solo in cambio della verità”.

Invece Gianni Oliva sulla Stampa osserva che per “fare i conti” con quel passato “non basta chiarire le dinamiche di un attentato o di un omicidio”, ma “bisogna risalire alle derive” di quegli anni.

Oliva nota che, finito il terrorismo, si passò oltre, rimuovendo tutto. Uno dei fondatori delle BR, Alberto Franceschini, un giorno dichiarò: “Noi, allora, eravamo quelli che facevano ciò che tanti altri dicevano si dovesse fare”. Continua

C’è chi – anche in Vaticano – si pone con inquietudine una domanda: perfino il Papa, domani, potrebbe essere “inquisito” – in via di principio – in base alla legge, appena presentata in Parlamento, sull’omotransfobia? O potrebbero esserlo vescovi, preti e fedeli che ne riportano il magistero?

I promotori della legge sostengono che la libertà di parola non viene toccata (bontà loro), tuttavia gli oppositori sostengono che non è così. Secondo il sen. Quagliariello “quel Ddl prevede un reato di opinione… chi esprime un’opinione senza usare violenza e offendere può essere incriminato”. E il card. Ruini concorda con lui: “Questo è un tipico esempio di dittatura del relativismo”.

In effetti la fattispecie dei reati, in questo Ddl, è così generica che la critica – per esempio – al matrimonio omosessuale o alla teoria del genere o ad altre richieste Lgbt, potrebbe domani essere impugnata e giudicata come “discriminazione” o “istigazione all’odio”. Continua