C’è chi – anche in Vaticano – si pone con inquietudine una domanda: perfino il Papa, domani, potrebbe essere “inquisito” – in via di principio – in base alla legge, appena presentata in Parlamento, sull’omotransfobia? O potrebbero esserlo vescovi, preti e fedeli che ne riportano il magistero?

I promotori della legge sostengono che la libertà di parola non viene toccata (bontà loro), tuttavia gli oppositori sostengono che non è così. Secondo il sen. Quagliariello “quel Ddl prevede un reato di opinione… chi esprime un’opinione senza usare violenza e offendere può essere incriminato”. E il card. Ruini concorda con lui: “Questo è un tipico esempio di dittatura del relativismo”.

In effetti la fattispecie dei reati, in questo Ddl, è così generica che la critica – per esempio – al matrimonio omosessuale o alla teoria del genere o ad altre richieste Lgbt, potrebbe domani essere impugnata e giudicata come “discriminazione” o “istigazione all’odio”.

Il relatore Alessandro Zan (Pd) non dissolve affatto i dubbi. Ha dichiarato: “Le polemiche di una parte della destra sulla libertà di espressione sono pretestuose, perché quando questa diventa istigazione all’odio non può essere più un principio assoluto”. Ma proprio qui sta il problema: quando è che la libertà di critica diventa istigazione all’odio? Qualcuno lo deciderà a sua discrezione. Quando è che un giudizio negativo diventa odio o discriminazione? Non sono questioni secondarie essendoci addirittura un rischio penale.

Per la Chiesa cattolica ne va della sua stessa libertà. Come la mettiamo con i testi biblici che non sono teneri con l’omosessualità: si censura la Bibbia? E il Catechismo della Chiesa Cattolica?

Papa Bergoglio, di certo, ha sempre manifestato comprensione e rispetto verso le persone omosessuali, condannando discriminazioni e violenze ai loro danni. Tuttavia sulle questioni relative all’omosessualità e al gender, si è espresso con parole che potrebbero urtare la suscettibilità del mondo Lgbt.

Ad esempio, il 25 maggio 2018, il sito “Vatican Insider” della “Stampa” titolava: “Il Papa: ‘Se c’è il dubbio di omosessualità, meglio non far entrare in seminario’”. Il pontefice – si legge nell’articolo – “ha esplicitamente menzionato i casi di persone omosessuali che desiderano, per vari motivi, entrare in seminario. Quindi ha invitato i vescovi ad un ‘attento discernimento’, aggiungendo: ‘Se avete anche il minimo dubbio, è meglio non farli entrare’”.

Tutto questo potrà domani essere considerato discriminatorio? Sarà sottratto alla Chiesa il diritto di scegliere chi ammettere in seminario?

Ci sono molti altri pronunciamenti del papa. Nell’esortazione post-sinodale “Amoris laetitia” (2016), tanto osannata dal mondo progressista, il papa ha esaltato “la dignità e la missione della famiglia”, sottolineando che “i Padri sinodali hanno osservato che ‘circa i progetti di equiparazione al matrimonio delle unioni tra persone omosessuali, non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia’; ed è inaccettabile ‘che le Chiese locali subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il ‘matrimonio’ fra persone dello stesso sesso’ ”.

Il 1° ottobre 2016, durante il viaggio in Georgia e Azerbaijan, incontrando i sacerdoti, il papa ha messo in guardia da “un grande nemico del matrimonio, oggi: la teoria del gender. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche”.

In quel viaggio tornò su questi argomenti: “Quando si parla del matrimonio come unione dell’uomo e della donna, come li ha fatti Dio, è uomo e donna… Questa è la verità (…). Uomo e donna che sono una sola carne quando si uniscono in matrimonio. Quando si distrugge questo, si ‘sporca’ o si sfigura l’immagine di Dio”.

Poi racconta: “Io ho accompagnato nella mia vita di sacerdote persone con tendenza e con pratiche omosessuali. Le ho accompagnate, le ho avvicinate al Signore… Questo è ciò che va fatto. Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Gesù non gli dirà sicuramente: ‘Vattene via perché sei omosessuale!’, no. Quello che io ho detto riguarda quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del gender. Mi raccontava un papà francese che a tavola parlavano con i figli – cattolico lui, cattolica la moglie, i figli cattolici, all’acqua di rose, ma cattolici – e ha domandato al ragazzo di dieci anni: ‘E tu che cosa voi fare quando diventi grande?’ – ‘La ragazza’. E il papà si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria del gender. E questo è contro le cose naturali”.

Nella stessa “Amoris laetitia” il Papa scrive: Un’altra sfida emerge da varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata gender, che nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo. E’ inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini. Non si deve ignorare che sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare”.

Il 19 gennaio 2015, durante il viaggio nelle Filippine è tornato a tuonare contro “la colonizzazione ideologica”, facendo un esempio “che ho visto io”. Riguardava un Ministro dell’Istruzione Pubblica che aveva ottenuto dei fondi per le scuole di poveri, ma “a condizione che nelle scuole ci fosse un libro per i bambini di un certo livello. Era un libro di scuola, un libro preparato bene didatticamente, dove si insegnava la teoria del gender […]. Questa è la colonizzazione ideologica: entrano in un popolo con un’idea che niente ha da fare col popolo… e colonizzano il popolo con un’idea che cambia o vuol cambiare una mentalità o una struttura. Durante il Sinodo i vescovi africani si lamentavano di questo, che è lo stesso che per certi prestiti (si impongano) certe condizioni […]. Ma non è una novità questa. Lo stesso hanno fatto le dittature del secolo scorso. Sono entrate con la loro dottrina. Pensate ai Balilla, pensate alla Gioventù Hitleriana. Hanno colonizzato il popolo, volevano farlo. Ma quanta sofferenza. I popoli non devono perdere la libertà”.

Si potranno dire ancora queste cose?

 

Antonio Socci

 

Da Libero, 6 luglio 2020