Ieri il caso (o meglio il “casino”) del giorno è stato il post pubblicato dal blog delle Stelle, la voce del M5S, dove testualmente si leggeva: “Il Governo, la Manovra del Popolo. La Democrazia è sotto attacco. E’ in corso una delle più violente offensive nei confronti della volontà popolare perpetrata in 70 anni di storia repubblicana”.

Che stava accadendo? Un golpe militare? Un’invasione aliena? Un’offensiva dell’Isis? Niente di tutto questo. Ce l’avevano con i partiti di opposizione che, com’è ovvio, in Parlamento si oppongono alla manovra economica del governo. Normale dialettica democratica. Infattil’assurdo postè stato subito rimosso e il grillino presidente della Camera, Fico, ha attestato che“la democrazia non è sotto attacco” e che è “diritto”delle minoranze “opporsi alla legge di Bilancio” (chi l’avrebbe mai detto?).

Questo scivolone è il segno del nervosismo del M5Sche qualcuno ritiene vicino all’implosione (con sondaggi in discesa). 

Oltretutto proprio il governo è criticato perché ha fatto approvare al Parlamento la legge di bilancio senza rispettare le modalità di discussione e di approvazione previste dalla Costituzione. Dunque se straparlano, proprio dalla maggioranza, di “attacco alla democrazia” fanno autogol.

Un altro autogol è stato anche l’ennesimo attacco alla stampa (a cui peraltro sono stati tagliati i fondi per l’editoria).

Se a giugno si poteva parlare di “pregiudizio universale” da parte dei media che sparavano a zero contro un governo che era appena nato, oggi, di fronte alla manovra economica dell’esecutivo, i giornali hanno tutto il diritto di esprimere le loro critiche.

L’insofferenzaa tali critiche, l’essere impermeabili alle osservazioni anche costruttivedell’opposizione e la disinvoltura nel ridurre le prerogative del Parlamento, francamente preoccupanopure chi non ha mai avuto pregiudizi verso questo governo e anzi ne ha difeso le ragioni.

E’ vero che giornali e sindacati per anni hanno taciuto (o addirittura applaudito) di fronte ai disastri dei governi precedenti(è la memoria di questi disastri che per ora sostiene nei sondaggi questo esecutivo).

Tuttavia anche l’attuale manovra economica si presta a molte e fondate contestazioni. Le preoccupazioni per il futuro dell’economia(manifestate anche da imprenditori del Nord vicini alla Lega) sono serie ed è soprattutto da Matteo Salviniche ci si aspettano delle risposte.

Perché è lui che ha mostrato più di tutti capacità di leadershipnel governo, avendo di fatto risolto in poche settimane un problema drammatico, come l’arrembaggio migratorio, che per anni era stato fatto subire passivamente all’Italia dai governi precedenti che anzi lo avevano dichiarato irrisolvibile.

Le domandeche anche i suoi estimatori si pongono sono tante. Era proprio necessario pagare un notevole costo economicoper fare oggi una manovra che tre mesi fa avremmo potuto fare gratis e senza doverci umiliare davanti alla Ue, che ne è uscita vincitrice?

Ci possiamo permettere una manovra che non rilancia la crescita, che fa salire la pressione fiscale invece di abbatterla, che dà mance assistenziali ad alcuni e punisce altri senza motivo, in un momento di stagnazione economica e con la prossima fine del QE?

Non si rischia, sbagliando manovra, di riconsegnare l’Italia nelle mani dei governi tecnici“lacrime e sangue” e di far crescere – per rimbalzo disperato – la fiducia verso la fallimentare Ue?

Quale futurodell’Italia si vuole e come si ritiene di costruirlo? Per esempio, i possibili aumenti dell’Iva previsti per il 2020 (per 23 miliardi) e nel 2021 (per circa 29 miliardi) come clausole di garanzia verso la UE, quale governo – e quale Italia – può permettersele senza precipitare?

Certo, ci sono anche cose buone nella manovra, ma nel suo insieme sembra comprometterela già delicata situazione della nostra economia. 

Soprattutto colpisce la mancanza di visione del futurodel Paese. Il governo sembra voler coltivare consensi in vista delle europee, ma non spiega dove sta andando.

Allora va ricordata a Salvini – su cui (come mostrano i sondaggi) si appuntano le speranze di molti – la frase di De Gasperiche proprio lui ha citato nella recente manifestazione di Piazza del popolo, a Roma:“Un politico politicante pensa alle prossime elezioni, uno statista pensa alle prossime generazioni”

Ci servono statisti.

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Antonio Socci

Da “Libero”, 31 dicembre 2018

Il Giornale Unico Nazionale (Gun, che casualmente in inglese significa “pistola”) fa fuoco e fiamme contro il Def del Governo: un bombardamento a tappeto mai visto prima.

Ma – assodato che in ogni manovra economica si possono discutere sempre tante cose – com’è possibile che solo su questa tutti sparino a zero senza trovarvi nulla di buono? Non sarà il solito pregiudizio universale che da mesi ha fatto dei media il vero partito di opposizione al governo Lega-M5S?

L’ostilità ideologica preconcetta mi pare evidente. Prendiamo “l’eresia” per cui tutti si stracciano le vesti: la previsione del deficit al 2,4% sul Pil. E’ davvero un programma così devastante?

Ricordiamo cosa è accaduto finora. I precedenti governi Pd, con Padoan all’Economia, nei loro Def avevano previsto il deficit (in rapporto al Pil) all’1,4% nel 2016 e nella realtà si è attestato invece al 2,5. Lo avevano previsto all’1,8% nel 2017 e poi si è attestato al 2,3%. Continua