Ovidio ci fa un baffo. Il tempo delle metamorfosi – veloci e continue – è il nostro. Specialmente nel mondo che si definisce progressista (qualunque cosa voglia dire). Ormai tutti possono diventare tutto, in una transizione senza fine e senza approdi solidi.

Il testacoda identitario più surreale, quasi tragicomico, lo ha segnalato nei giorni scorsi Leonardo Panetta, giornalista di Mediaset, che ha illustrato, con un tweet e un video, un fenomeno stupefacente: “Alla Università della California, occupata dai manifestanti pro-Palestina, studenti progressisti fino all’altro ieri atei-gender fluid e così via si uniscono alla preghiera dei compagni di religione islamica. Nemmeno Houellebecq in Sottomissione aveva immaginato una scena così”. Continua

“Nel periodo in cui viviamo la folla ha completamente perso la bussola. In pubblico e in privato, online e offline, la gente si comporta in maniera sempre più irrazionale, nevrotica, animata da uno spirito di gregge e, a dirla tutta, in modi sgradevoli. Se ne vedono le conseguenze nel susseguirsi delle notizie nell’arco di una giornata. Se però vediamo ovunque i sintomi, le cause rimangono oscure”.

Iniziava così nel 2019 un libro che fu definito dal Times il “libro dell’anno”. Fu tradotto da Neri Pozza nel 2020 con il titolo: La pazzia delle folle. Gender, razza e identità. L’autore, Douglas Murray, noto intellettuale conservatore britannico (è stato consigliere del premier David Cameron), secondo Bernard-Henri Lévy è “uno dei più importanti intellettuali del nostro tempo”. Continua