“Il giorno in cui mi fermai ai piedi di un campo di granturco e ascoltai il fruscio dei lunghi steli secchi mossi nell’aria, ricordai qualcosa che da tempo avevo dimenticato. Dietro il campo, una terra in salita, c’era il cielo vuoto. ‘Questo è un luogo da ritornarci’, dissi, e scappai quasi subito, sulla bicicletta, come se dovessi portare la notizia a qualcuno che stesse lontano. Ero io che stavo lontano, lontano da tutti i campi di granturco e da tutti i cieli vuoti”.

“Feria d’agosto” di Cesare Pavese è un libro da leggere. In vacanza o no. Anche perché, come suggerisce questa pagina, oltre a raccontare i ricordi dell’estate in campagna al tempo della civiltà contadina, è una suggestiva esplorazione della memoria, dell’infanzia, del mito, del linguaggio e della poesia. Indaga il mistero dell’essere nostro. Continua

C’è qualcosa di strano, di metafisico in queste città d’agosto, abbacinate dal sole. E ancor più in questo affollarsi di corpi sulle rive del mare. Tutti ben inquadrati, in reggimenti, come tanti soldati in fila. Davanti all’infinito del mare e alla potenza del sole che entra nella carne. Continua