Una delle chiavi per il Duemila? Risposta: “imparare delle poesie a memoria, molte poesie: da bambini, da giovani, anche da vecchi. Perché fanno compagnia: uno se le ripete mentalmente. Inoltre, lo sviluppo della memoria è molto importante”.

A chi appartiene questa frase? Al ministro dell’Istruzione Valditara che è sotto attacco da sinistra proprio perché vuole tornare a insegnare a scuola le poesie a memoria? No. Sono parole di Italo Calvino che non è stato solo un importante scrittoreitaliano, ma anche uno dei maggiori intellettuali di sinistra del dopoguerra.

Fra l’altro è sempre più importante abituare la mente a “trattenere” ed elaborare parole e concetti oggi che, con la rete e i cellulari, è sottoposta a un vero bombardamento di stimoli e notizie che passano senza lasciar traccia. Oltretutto le parole della poesia creano pensiero. Continua

E’ già successo in Gran Bretagna per la Brexit e negli Stati Uniti per l’elezione di Trump. Anche da noi le élite usano lo sbrigativo anatema del “populismo” per delegittimare e silenziare il malessere del popolo. Quel popolo a cui l’articolo 1 della Costituzione attribuisce “la sovranità” che gli hanno in gran parte sottratto.

Il disagio sociale che dilaga in Italia (il Censis lo ha chiamato “rancore” per il declassamento sociale subito) è lo stesso che, negli Stati Uniti, ha portato Donald Trump a vincere. Le élite puntavano sulla candidata “progressista” Hillary Clinton, mentre Trump ha dato voce ai “dimenticati”, al ceto medio massacrato dalla globalizzazione e dalla crisi, ai lavoratori senza più lavoro, scomparsi dai radar di Obama e della Clinton

Da noi il “massacro sociale” della globalizzazione ha assunto la forma dell’Euro e dell’Unione Europea (che poi è una Super Germania).

E’ incredibile che ci si ostini a non vedere il disastro di questi venti anni “europei” tanto acclamati dalle nostre élite: la media annua della crescita economica dal 2000 ad oggi è zero, la produzione industriale è crollata di circa 20 punti percentuali, migliaia di imprese chiuse, abbiamo il 35 per cento di disoccupazione giovanile, due milioni di italiani che guadagnano meno del minimo salariale e tre milioni a nero; i “poveri assoluti” sono più che raddoppiati, circa 5 milioni, e – se sommati ai poveri relativi – superano i dieci milioni. Sono nuovi poveri: il 25,8 per cento delle famiglie con un reddito da partita Iva – secondo la Cgia di Mestre – è sprofondato sotto il livello di povertà. Continua