Ciò che avevamo visto avrebbe cambiato radicalmente noi, le nostre famiglie e milioni di persone nel mondo, ma al contempo provocato l’ira del regime jugoslavo. Temendo che la mia testimonianza fosse un pericolo per il loro potere, i comunisti mi considerarono ufficialmente un nemico dello stato, all’età di appena 16 anni. Forse i loro timori erano giustificati, perché avevo vissuto una cosa più grande del regime comunista – più grande, infatti, di qualsiasi cosa sulla terra… Avevo fatto l’esperienza dell’amore di Dio”.

Così Mirjana Soldo, una dei sei veggenti di Medjugorje, racconta, nel suo libro Il mio Cuore trionferà (Dominus Production Edizioni), le apparizioni della Madonna che lì iniziarono il 24 giugno 1981 Lei è anche la depositaria dei “dieci segreti” relativi al futuro del mondo e della Chiesa: riguardano eventi che saranno rivelati a tutti tre giorni prima del loro accadere. Continua

Non si è mai vista una tale ondata di anti americanismo sui media, sotto forma di anti trumpismo, che tracima, in questi giorni, nelle pagine dei quotidiani. Il clima è reso incandescente anche dalle reazioni di certe aristocrazie che vedono traballare vecchie posizioni di potere.

In particolare, a proposito della guerra in Ucraina e della strategia di pacificazione della nuova amministrazione americana, accade un fatto surreale: si dipingono gli Stati Uniti di Trump (addirittura) come una minaccia per l’Occidente i cui valori sarebbero invece rappresentati e difesi dall’Unione europea contro l’America. Verrebbe da sorridere di tali assurdità se non fossero espresse anche da personalità importanti come se fossero realtà. Continua

Fin dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, papa Francesco ha cercato in tutti i modi far tacere le armi e scongiurare l’esplodere un terzo conflitto mondiale. In questi giorni è in corso una missione della Santa Sede e ieri il presidente ucraino Zelensky ha incontrato il Papa a Roma. Hanno parlato di iniziative umanitarie che forse sono un passo verso la pace.

Ma, al di là degli aspetti diplomatici e geopolitici, nell’evento di ieri c’è un dettaglio che incuriosisce: la data. Lo ha sottolineato il Papa stesso, prima di incontrare Zelensky, con questo tweet: “La Madonna di Fatima, Madre di Gesù e nostra, ci aiuti a costruire vie di incontro e sentieri di dialogo verso la pace, e ci dia il coraggio di intraprenderli senza indugio. Preghiamo insieme”. Continua

Un tempo la Sinistra riconosceva di soffrire della “sindrome di Tafazzi” (dal nome del comico dedito a una pratica masochista). Oggi è passata al suicidio (politico) assistito: fa harakiri davanti a milioni di italiani.

Sebbene i media evitino di infierire, come invece farebbero con il centrodestra, la situazione è grave (ma non seria). Dopo l’autoaffondamento elettorale del 25 settembre, è arrivata la replica con le manifestazioni “per la pace” del 5 novembre.

Pure un intellettuale d’area come Michele Serra ha riconosciuto il caso tragicomico: “A giudicare dalla piccola sparatoria verbale fra Conte e Calenda, lo scopo recondito della grande manifestazione pacifistaromana e di quella più piccola di Milano era farsi la guerra fra loro”. Continua

È un classico e come tale, “Lo scontro delle civiltà” di Samuel Huntington, è molto citato e poco letto. Infatti tanti credono vi si teorizzi, con favore, tale “scontro”, mentre è vero l’esatto contrario. L’analisi geopolitica dello studioso americano è di un’attualità straordinariasebbene risalga al 1996.

Anzitutto mette in discussione “la certezza occidentale e americana in particolare” secondo cui “i popoli di tutto il mondo dovrebbero abbracciare cultura, valori e istituzioni occidentali perché essi rappresentano la forma di pensiero più alta, più illuminata, più liberale, più razionale, più moderna e più civile di tutta l’umanità”. Continua

“L’impressione è che l’intera umanità si stia recando a una sorta di appuntamento planetario con la propria violenza”.

Leggendo le cronache belliche di questi giorni, tornano in mentre queste profetiche parole di René Girard, che furono pubblicate due decenni fa nel suo libro “La pietra dello scandalo” (Adelphi).

Il filosofo francese proseguiva così il suo ragionamento: “Quando la globalizzazione si faceva ancora aspettare tutti la invocavano. L’unificazione del pianeta era uno dei grandi temi del modernismo trionfante, e in suo onore si moltiplicavano le ‘esposizioni universali’. Ma, adesso che si è realizzata, suscita più angoscia che orgoglio. Forse la cancellazione delle differenze non è quella riconciliazione universale che si dava per certa”. Continua

Il “sistema” è composto di tanti partiti, da quello dei giornali al Pd, dal partito degli intellettuali a quello di una certa finanza, dal partito dei cantanti al “partito straniero”. Tutti professano la stessa ideologia e hanno la stessa intollerante pretesa di rappresentare l’unico pensiero ammesso e rispettabile.

Papa Francesco è sempre più indigesto a questo establishment (che un tempo lo adulava). Infatti la sua voce oggi è sempre più silenziata o ignorata. Sul conflitto in Ucraina è evidente che il Papa è l’unica voce dissonante rispetto al “partito della guerra” (dell’Est e dell’Ovest). Continua

Forse è l’atmosfera bellica che induce a riscrivere fantasiosamente la storia, come nelle celebrazioni del centenario di Enrico Berlinguer che lo hanno trasformato in un liberale, antisovietico e sostenitore della Nato.

Fra l’altro sorprende anche l’editoriale che Ezio Mauro, già direttore di “Repubblica”, ha firmato sulla prima pagina di questo giornale, il 6 giugno, sotto il titolo: “L’Europa senza mappa”.

AUTOGOL

Vi si legge che quella in corso è “una guerra che mette in gioco la geografia intera dell’Europa così come l’abbiamo ereditata dal tracciato di pace del febbraio 1945 a Jalta. Quell’accordo di spartizione dell’Europa” sostiene testualmente Mauro “è saltato con l’invasione russa dell’Ucraina, perché si basava su una ridefinizione della mappa storica e politica accettata e condivisa da tutte le parti in causa: strappando l’angolo ucraino, l’intera mappa viene messa in discussione e perde la sua funzione di garanzia dell’insieme, lasciando l’Europa senza fondamenta riconosciute e benedette dalla politica”.

E’ stupefacente che Mauro sostenga una tesi del genere perché sono casomai i russi che avrebbero (avuto) interesse ad invocare la conservazione dei patti di Jalta. Continua

Vincere. È la maledetta legge della guerra. Ma ieri il Papa ha posto a tutti una domanda: che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?”

Chi potrà cantare vittoria con migliaia di morti e devastazioni immani? Di sicuro non cantano vittoria i popoli, la carne da macello sulla cui pelle i potenti decidono le loro strategie di potere. L’unica guerra che i popoli vincono è quella che si scongiura o si ferma.

Il Papa è addolorato da questa follia che rischia di trascinare il mondo intero in una catastrofe. Il suo grido – “fermatevi!” – si leva di continuo: è la voce stessa di Dio davanti al quale tutti dovranno comparire in giudizio.

Ieri il Pontefice all’Angelus ha sottolineato che l’unica vittoria che vale la pena cercare è quella che celebriamo nei prossimi giorni, la Pasqua cioè “la vittoria del Signore Gesù Cristo sul peccato e sulla morte. Sul peccato e sulla morte, non su qualcuno e contro qualcun altro. Ma oggi” ha ripreso il papa “c’è la guerra. Perché si vuole vincere così, alla maniera del mondo? Così si perde soltanto. Perché non lasciare che vinca Lui?Cristo ha portato la croce per liberarci dal dominio del male. È morto perché regnino la vita, l’amore, la pace”. Continua

Davanti all’atroce spettacolo quotidiano di morti e distruzioni, tutti – a cominciare dal presidente ucraino Zelensky – dovremmo chiederci: era evitabile questa catastrofe?

L’interesse supremo dell’Ucraina era quello di scongiurare in tutti i modi una guerra sul suo territorio con una superpotenza nucleare come la Russia. Il fatto che il regime di Putin sia regredito a un brutale dispotismo aggressivo doveva indurre Zelensky a considerare l’invasione come il male peggiore. Doveva far di tutto per evitarla, avendo una grande inferiorità militare.

Nel Vangelo c’è un insegnamento di grande realismo per chi governa: “quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace” (Lc 14, 31-32).

Zelenskij poteva evitare così questa tragedia al suo Paese? Forse sì. Sappiamo infatti, dal Wall Street journal, che il 19 febbraio scorso (quando già le truppe russe erano ammassate ai confini), il cancelliere tedesco Scholz ha proposto a Zelensky la possibilità di una de-escalation: la condizione era “rinunciare all’adesione alla Nato” e “dichiarare la neutralità come parte di un più ampio accordo europeo di sicurezza tra l’Occidente e la Russia”. Continua