I giornali celebrano i 100 anni di Henry Kissinger (27 maggio) elencando i suoi meriti e gli aspetti critici del suo lavoro per l’amministrazione Usa. Spesso una discussione sul passato. Ma Kissinger continua a proporre tuttora concrete riflessioni sul presente (per esempio la guerra in Ucraina). Sempre con il pragmatismo che lo ha connotato, distante dal furore ideologico sia dei liberal che dei neocon. Continua
IL PARTITO ANTI-ITALIANO C’E’ E GRAVA SU DI NOI. ECCO COSA PUO’ ESSERE IL PARTITO ITALIANO CHE FA RINASCERE IL PAESE
È stato Henry Kissinger a esprimere un pensiero che oggi – potremmo dire – unisce quanti si oppongono alla deriva ideologica nichilista in America e in Europa.
Dovrebbe essere meditato da tutti, ma temo che non otterrebbe applausi da Sinistra. Mentre potrebbe quasi venire adottato dai tre partiti del centrodestra come loro carta d’identità ideale
Dunque Kissinger ha scritto: “Un popolo non deve mai perdere la fede in se stesso; coloro che sguazzano felici nelle imperfezioni della loro società o le trasformano in una scusa per abbandonarsi a un’orgia nichilistica finiscono in genere col corrodere tutti i vincoli sociali e morali; e a lunga scadenza, con il loro attacco spietato a tutte le credenze, non fanno altro che moltiplicare le sofferenze”.
È un pensiero che vale anche oggi. Pure per noi, nell’Italia che si prepara alle elezioni politiche. Non vediamo forse da anni diffondersi un’ideologia nichilista che corrode “tutti i vincoli sociali e morali” e attacca duramente “tutte le credenze” e i valori del nostro popolo su cui l’Italia ha basato la sua ricostruzione, il suo miracolo economico e il superamento di tutte le crisi?
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PUTIN, DOSTOEVSKIJ E GLI ALTRI… C’E’ UN’EUROPA CHE PUO’ ATTRARRE LA RUSSIA E IMPEDIRLE DI TORNARE AL DISPOTISMO ASIATICO?
Nella famosa intervista a “The Atlantic” del 10 novembre 2016, Henry Kissinger disse:
“Per capire Putin bisogna leggere Dostoevskij, non il Mein Kampf. Egli sa che la Russia è molto più debole di quanto non fosse una volta, anzi molto più debole degli Stati Uniti. È il capo di uno stato definito per secoli dalla sua grandezza imperiale, ma che poi ha perso 300 anni di storia imperiale con il crollo dell’Unione Sovietica. La Russia è strategicamente minacciata su ciascuno dei suoi confini: a oriente dall’incubo demografico della Cina; dall’incubo ideologico dell’Islam radicale lungo il suo confine meridionale; e, a Occidente, dall’Europa, che Mosca considera una sfida storica. La Russia cerca il riconoscimento come grande potenza, come pari e non come supplice in un sistema progettato dagli americani”.
In realtà, sebbene la Russia abbia subìto dall’Europa due micidiali invasioni (di Napoleone prima e di Hitler poi), è proprio all’Europa che la sua cultura appartiene ed è con l’Europa che deve ritrovare l’unità. Sa di doverlo fare. A tratti lo vuole, ma è una sorta di amore odio. Continua
RUSSIA/UCRAINA: SE L’OCCIDENTE AVESSE ASCOLTATO SOLZENICYN (E KISSINGER)…
L’analisi più intelligente e realista, per capire la tragedia in corso fra Russia e Ucraina è uno straordinario articolo di Henry Kissinger, To settle the Ukraine crisis, start at the end, pubblicato sul Washington Post il 5 marzo del 2014 (eccolo QUI tradotto dal blog di Massimo Borghesi). Alla luce degli ultimi eventi questa analisi è ancora più attuale. E non a caso lo stesso Kissinger cita positivamente il pensiero di Solzenicyn, sulla vicenda Russia/Ucraina.
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Oggi tutti siamo sconcertati dalla drammatica scelta bellica della Russia e ci chiediamo cos’ha in mente Putin. Eppure, quando arrivò al potere, nel 1999, tese la mano all’Occidente, ipotizzando perfino l’adesione alla Nato. Ci fu l’accordo di Pratica di Mare con Bush, propiziato da Berlusconi, nel 2002, e l’ingresso della Russia nel G7.
Ma subito dopo gli Usa chiusero quella porta e capovolsero l’atteggiamento verso la Russia. Perché?
Anche una personalità di grande statura morale come il Premio Nobel Aleksandr Solzenicyn (1918-2008), provò a farci capire il tragico errore dell’Occidente. Basta leggere il suo libro “Ritorno in Russia. Discorsi e conversazioni 1994-2008” (Marsilio). Continua