Primo Levi, nell’inferno del lager nazista, trovò nella poesia di Dante (per la precisione il Canto di Ulisse, che aveva imparato a scuola) uno spiraglio di luce e di bellezza per non soffocare sotto il peso di quell’orrore bestiale.
Lo stesso accadde ad Osip Mandel’stam nel Gulag sovietico (dove morì). Quando il grande poeta russo cominciò a capire che anch’egli, come gli altri, sarebbe stato arrestato si procurò un’edizione tascabile della Divina Commedia perché non sopportava l’idea di dover subire anni di detenzione senza poter avere con sé il Poema sacro. Continua