Il 5 maggio, a Parigi, è morto Philippe Sollers e forse lui – sempre irregolare e ironico – avrebbe riso per aver occupato una data che in Francia è così clamorosamente napoleonica.

Se non mi è sfuggito qualcosa, sulla stampa italiana non è uscito nemmeno un articolo su Sollers. Eppure è stato uno degli intellettuali più interessanti della cultura d’oltralpe, anche se pochi testi suoi sono stati tradotti da noi. Soprattutto è stato uno dei protagonisti (forse il primo) della “scoperta” di Dante in Francia nella seconda metà del XX secolo. Continua

La condizione iniziale del protagonista della Commedia stupisce. È così moderna, così immediata per noi: l’angoscia, lo smarrimento, la solitudine, il sentirsi “gettati” nel mondo, il buio, la paura, la disperazione, il fallimento, il sentirsi braccati.

Ma sorprende ancor di più quella che Dante indica come la sua personale via di salvezza da questa disperazione, da questo fallimento, individuale e collettivo: un volto di ragazza. Beatrice. Il suo primo, grande amore giovanile.

Com’è possibile che un semplice incontro fra adolescenti sul Lungarno di Firenze, uno sguardo furtivo, uno struggersi del cuore, sia così importante e significativo? Continua