Dopo l’approvazione della legge Cirinnà, Matteo Renzi ha dichiarato: “Ha vinto l’amore”. L’amore per le poltrone (ha chiosato qualche maligno, pensando pure ad Alfano e Verdini).
Avrebbe potuto fare un figurone citando Virgilio: “Omnia vincit amor et nos cedamus amori” (“L’amore vince tutto, anche noi cediamo all’amore”). Ma anche questa si prestava alla parodia: come non cedere all’amore della poltrona?
E’ evidente che nel Giglio magico – secondo gli oppositori cattolici, ma anche secondo gli oppositori di Sinistra – si applica la filosofia ispirata a un fiorentino antico, Niccolò Machiavelli, e a uno dei giorni nostri: Denis Verdini, che, per la Sinistra snob, è indigeribile, mentre a Renzi va benone.
Matteo non ha l’intralcio di una cultura politica – e di una Chiesa solida – che invece avevano nella Dc di De Gasperi e Dossetti, di Mattei, Moro e Fanfani. Non ha l’impiccio di grandi principi che possono ostacolare la sua azione e il suo potere. Continua