E’ un terremoto (per ora) sotterraneo quello che scuote “Comunione e liberazione” dopo la turbolenta udienza con papa Bergoglio di sabato scorso, ma potrebbe (e forse dovrebbe) portare anche alle dimissioni di don Julian Carron, responsabile pro tempore del movimento.

UN POPOLO NON AMATO

Il più autorevole e libero osservatore delle cose della Chiesa, Sandro Magister, ha colto in tutta la sua portata l’anomalia dell’evento.

Infatti ha scritto: “Con i carismatici (il papa) va a mille, siano o no cattolici. Con i  focolarini altrettanto, li ha incitati a proseguire nel solco della fondatrice Chiara Lubich e nel dialogo ecumenico e interreligioso. Persino con i neocatecumenali è ora più caloroso che mai… È con Comunione e liberazione, invece, l’ultimo dei movimenti a cui ha dato udienza, che papa Francesco si è mostrato freddo e burbero”.

La “bastonata” è stata riferita da tutti i media ed appare ancor più clamorosa se – come ha invitato a fare Robi Ronza, una personalità storica di CL – si va a confrontare la reprimenda di sabato scorso, con le espressioni di elogio e stima pronunciate dallo stesso papa, nelle altre udienze, verso tutti gli altri movimenti.

Colpisce il fatto – rileva giustamente Ronza – che non una sola parola di apprezzamento sia stata spesa verso la vasta e radicata presenza cristiana di Comunione e liberazione nel mondo, una presenza che, fra l’altro, riempiva festosamente piazza San Pietro (erano circa centomila).

Ronza, collaboratore di lunga data di don Giussani, ha scritto: “almeno tecnicamente, quello che il Papa ha fatto a CL è in sostanza un discorso di ammonimento… non si rileva in tutto il discorso alcun cenno positivo, anzi alcun cenno in assoluto, alla realtà attuale del Movimento e alla sua antica e rilevante presenza in quelle periferie del mondo che tanto stanno a cuore a Papa Francesco (…). Il Papa ne sarà di certo informato, ma non ne ha fatto parola nella circostanza”.

VISIONI

C’è ora, da parte di don Carron, responsabile pro tempore di CL, una corsa a minimizzare l’accaduto e addirittura a trasformare la bastonata in una “carezza” di plauso, ma si tratta di un tentativo un po’ patetico di “raccontarsela”.

Un tentativo lontano dalla realtà dei fatti, che sottovaluta la capacità di giudizio dei ciellini.

Carron, nel comunicato successivo all’udienza, arriva arrampicarsi su nuvole misticheggianti, proclamando di aver visto Gesù in piazza san Pietro, “lo abbiamo visto davanti ai nostri occhi”, “lo stesso sguardo che duemila anni fa ha conquistato Matteo, ma oggi!”.

Ma papa Bergoglio, nella sua profondissima umiltà che notoriamente rifugge da qualunque lode, non è uno che si fa confondere da simili espressioni misticheggianti. Preferisce essere ascoltato.

Resta dunque – come rileva anche Magister – “il duro rimbrotto papale” con cui CL – e solo CL fra tutti i movimenti – si trova a fare i conti. Un duro rimbrotto che il movimento di don Giussani non può ignorare o minimizzare o nascondere facendo finta di aver ricevuto un segno di approvazione.

Certo, è un dolore per tantissimi ciellini che generosamente testimoniano Cristo da decenni nelle periferie del mondo e da cinquant’anni mostrano fedeltà alla Chiesa e a Pietro, sentirsi bastonare da quello stesso papa Bergoglio che, per esempio, ha avuto sperticate parole di elogio per certi gruppi protestanti, andando lui stesso a trovarli e intrattenendosi amabilmente con loro (cosa che sabato è stata limitata a qualche saluto e qualche foto, senza “incontrare” davvero i centomila di CL che lo aspettavano).

Tuttavia – se si tratta di Pietro – bisogna prendersi la bastonata e capirla. A cosa è riferita e perché? E perché questo cambiamento nelle parole del Magistero verso CL ?

ELOGI FINO AL 2005

Riassumiamo: fino al 2005, anno della morte di don Giussani, dopo la quale fu don Carron ad assumere la guida del movimento, le parole del papa verso CL erano sempre state di elogio e di grandissima stima.

Giovanni Paolo II, in una lettera a don Giussani per il 50° anniversario della nascita del movimento, nel 2004, parlava così di CL: “La Provvidenza divina ha realizzato, in questo mezzo secolo, un’opera che, diffondendosi rapidamente in Italia e nel mondo, ha recato abbondanti frutti di bene per la Chiesa e per la società.
Essa è oggi presente in settanta Paesi, e propone un’esperienza di fede capace di attecchire nelle culture più diverse; un’esperienza che cambia in profondità la vita delle persone, perché spinge ad un incontro personale con Cristo. ‘Comunione e Liberazione’ è un Movimento che può essere giustamente considerato, insieme ad una grande varietà di altre Associazioni e nuove Comunità, come uno dei germogli della promettente ‘primavera’ suscitata dallo Spirito Santo negli ultimi cinquant’anni”.

E il cardinale Ratzinger, inviato da papa Wojtyla a celebrare i funerali di Giussani, nel febbraio 2005, alla vigilia della sua elezione a papa, così ricordava gli anni difficili del ‘68 nei quali Giussani fu tra i pochi, nel mondo cattolico, a non arrendersi alle ideologie:

Monsignor Giussani, con la sua fede imperterrita e immancabile, ha saputo, che, anche in questa situazione, Cristo e l’incontro con Lui rimane centrale, perché chi non dà Dio, dà troppo poco e chi non dà Dio, chi non fa trovare Dio nel volto di Cristo, non costruisce, ma distrugge, perché fa perdere l’azione umana in dogmatismi ideologici e falsi. Don Giussani ha conservato la centralità di Cristo e proprio così ha aiutato con le opere sociali, con il servizio necessario l’umanità in questo mondo difficile”.

Anche Ratzinger, come Giovanni Paolo II, identificava don Giussani con il popolo che da lui era nato:

“Con le sue fondazioni (Giussani) ha anche interpretato di nuovo il mistero della Chiesa. Comunione e Liberazione ci fa subito pensare a questa scoperta propria dell’epoca moderna, la libertà, e ci fa pensare anche alla parola di sant’Ambrogio ‘Ubi fides est libertas’Il Cardinale Biffi ha attirato la nostra attenzione sulla quasi coincidenza di questa parola di sant’Ambrogio con la fondazione di Comunione e Liberazione. Mettendo in rilievo così la libertà come dono proprio della fede, ci ha anche detto che la libertà, per essere una vera libertà umana, una libertà nella verità, ha bisogno della comunione. Una libertà isolata, una libertà solo per l’Io, sarebbe una menzogna e dovrebbe distruggere la comunione umana. La libertà per essere vera, e quindi per essere anche efficiente, ha bisogno della comunione, e non di qualunque comunione, ma ultimamente della comunione con la verità stessa, con l’amore stesso, con Cristo, col Dio trinitario. Così si costruisce comunità che crea libertà e dona gioia”.

BOCCIATA L’EPOCA CARRON

Oggi invece, dopo dieci anni di “gestione” Carron (che per volontà di Giussani doveva restare in carica tre anni) abbiamo un pronunciamento del Papa che suona come una sonora bocciatura di CL, senza una parola di plauso.

Egli bastona in particolare l’incapacità di “uscire” in missione nel mondo (autoreferenzialità), perché in effetti con Carron si è verificato un ripiegamento intimistico che ha fatto sparire la presenza pubblica di CL da tutti gli ambienti sociali in cui per decenni è stata vivissima e missionaria.

Si tratta dunque non di una bocciatura del Movimento di don Giussani, ma della sua attuale leadership. Che purtroppo cerca di sostenersi spesso con una dura critica del passato.

Però questa propensione era stata già fulminata, in anticipo, dallo stesso don Giussani con una meravigliosa citazione di Antonio Gramsci: “Un periodo storico può essere giudicato dal suo stesso modo di giudicare il periodo da cui è stato preceduto. Una generazione che deprime la generazione precedente, che non riesce a vederne le grandezze e il significato necessario, non può che essere meschina e senza fiducia in se stessa… Nella svalutazione del passato è implicita una giustificazione della nullità del presente”.

Cosa accadrà ora dentro CL ?

 

Antonio Socci

 

Da “Libero”, 12 marzo 2015

Facebook: “Antonio Socci pagina ufficiale”

(nella foto: don Julian Carron)

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