Ieri il Papa, che essendo ricoverato non ha potuto leggere il suo messaggio all’Angelus, ha scritto: “Anch’io prego per voi e prego soprattutto per la pace. Da qui la guerra appare ancora più assurda. Preghiamo per la martoriata Ucraina, per Palestina, Israele, Libano, Myanmar, Sudan, Kivu”.

Il Pontefice in questi anni ha continuato a implorare pace come la biblica voce che grida nel deserto. Probabilmente oggi, da malato, in ospedale, offre anche le sue sofferenze per questo. E proprio nei giorni di dolore del Pontefice si sta faticosamente mettendo in moto quel cammino della pace che egli ha invocato per anni. Continua

La fragilità, la precarietà della nostra vita, il dolore, la malattia sono l’esperienza universale di tutti noi mortali. In tutte le epoche, le condizioni sociali e le età della vita.

Tanto è vero che basta sfiorare questa corda – anche con una semplice canzone in un contesto pure mondano come Sanremo (lo abbiamo visto nei giorni scorsi) – che subito risuona potentemente nel profondo di ciascuno e accende emozioni forti, perfino discussioni e polemiche, per le ferite che tutti abbiamo.

Perché siamo creature ferite e malate nei corpi e nelle anime e abbiamo lividi che possono farci saltare appena sfiorati. Infatti di solito cerchiamo “anestetici” che ci evitino di pensare. Ma forse avremmo bisogno del contrario, di una consapevolezza della vita più profonda e meditata. Di una pietà, nelle nostre giornate, che ci manca. Di una preghiera che poi s’impone quando noi stessi, o le persone che amiamo, sono provate dalla sofferenza. Continua

Venti anni (oggi) dalla morte di don Luigi Giussani. Ne colsero lo straordinario carisma uomini come Augusto Del Noce, Giovanni Testori e Hans Urs von Balthasar, ma in particolare Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger che ne valorizzarono l’opera per la Chiesa (adesso è in corso il processo di beatificazione).

In passato qualche sociologo studiò l’impatto culturale, sociale e politico della sua azione. Ma in questi vent’anni di sonnambulismo conformista, dei media e della cultura, quasi nessuno ha analizzato e compreso l’influenza che egli ha avuto nella storia italiana del secondo Novecento. La Chiesa invece l’ha capita. Continua

                                                                                 “Perciò egli sarà in pace, per quanto gli è possibile, con ogni uomo  nella pace degli uomini, che è l’ordinata concordia… Anzitutto quindi l’uomo deve avere cura dei suoi… Al riguardo l’Apostolo dice: ‘Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato al fede ed è peggio di un infedele’ (cfr. 1 Tm. 5, 8)”.

S. Agostino, La Città di Dio [XIX, 14]

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“Dovete essere patrioti, amare la vostra Patria e proteggerla”. Chi ha pronunciato questa esortazione così controcorrente, nei giorni scorsi, rivolgendosi ad alcuni giovani? Qualche leader politico di quelli che vengono sprezzantemente definiti “sovranisti”? No, Papa Francesco. Ma è passata inosservata. Continua

Non bastava aver fatto parlare di Roma per i cinghiali, le buche, i cantieri infiniti e la monnezza. Ci mancava la surreale polemica fra il sindaco Gualtieri e Tony Effe sul Concerto di capodanno proprio mentre Roma è sotto i riflettori del mondo per l’inizio del Giubileo.

Ci vorrebbe rispetto non solo per la sua grande storia passata, ma anche per l’Anno Santo che inizia il 24 dicembre. Roma sarà al centro del mondo cristiano, di un “impero” spirituale ancora più vasto di quello antico, sia nel tempo che nello spazio: l’impero della Misericordia divina. Lo è da duemila anni e per sempre. Continua

Dovunque macerie, tutto grida salvezza. L’umanità ha un gran bisogno della compassione divina. Nasce così la nuova enciclica di papa Francesco, Dilexit nos, che è stata pubblicata ieri ed è dedicata al Sacro Cuore di Gesù. È bellissima perfino sul piano letterario: commuove e fa riflettere.

Il Pontefice spiega che per “Cuore” si intende tutta la persona di Cristo. Ne coglie i battiti, i sussulti e le emozioni negli episodi evangelici: quando Gesù parla con la Samaritana o quando “vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite” o quando perdona l’adultera o pranza con i peccatori e non si scandalizza di loro, quando si commuove per la madre che piange suo figlio a Naim e glielo risuscita o quando “al cieco sulla strada dice con affetto: ‘Che cosa vuoi che io faccia per te?’ (Mc 10,51). Cristo mostra che Dio è vicinanza, compassione e tenerezza”. Continua

Ieri anche papa Francesco ha espresso la sua soddisfazione per il vertice del G7 in Umbria sulla disabilità. Ricevendo i partecipanti lo ha definito “un segno concreto della volontà di costruire un mondo più giusto e un mondo più inclusivo, dove ogni persona, con le proprie capacità, possa vivere pienamente e contribuire alla crescita della società”.

Al vertice, che era stato annunciato in giugno a Borgo Egnazia ed è stato voluto e organizzato con determinazione dal governo italiano, hanno partecipato i ministri del G7 che si occupano di disabilità, la UE e altri Paesi invitati: il risultato è la Carta di Solfagnano che secondo Alessandra Locatelli, ministra italiana per la Disabilità, rappresenta “una vera svolta epocale” perché segna “il passaggio dal mero assistenzialismo alla valorizzazione delle persone”. Continua

Dopo tante riflessioni sul male, nei giornali di queste settimane, non ha avuto rilievo mediatico il discorso di mercoledì in cui Papa Francesco ha parlato dell’azione di Satana nel mondo. Forse è ritenuto un contenuto “tradizionale” o “conservatore” e non ha il gradimento dei media.

Francesco ha apertamente criticato la visione progressista che ha eliminato questa figura: “a un certo livello culturale, si ritiene che semplicemente (il diavolo) non esista. Sarebbe un simbolo dell’inconscio collettivo o dell’alienazione, insomma una metafora. Ma ‘la più grande astuzia del demonio è far credere che non esiste’, come ha scritto Charles Baudelaire…e così domina tutto”. Continua

Il card. Matteo Zuppi si è dimenticato quel nome come il prete aperto e progressista del film “Un sacco bello” di Carlo Verdone. In quella scena don Alfio dice: “mi alzo e mi vado a lava’ le mani come quando Pilato si lavò le mani di fronte a… a…”. Mario Brega tuona: “A nostro Signore! Santa Madonna, manco le basi del mestiere te ricordi! Ma che cz, Arfio!!!

Il vescovo di Bologna di sicuro conosce “le basi del mestiere”, ma pure lui si è dimenticato di nominare Gesù Cristo nella sua intervista-fiume di due pagine uscita sull’Avvenire di ieri. Mai rammentato. Continua