“Un cristiano su sette subisce oggi persecuzioni”, ha dichiarato il nunzio apostolico monsignor Fortunatus Nwachukwu, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, alla 52ª Sessione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite.

L’arcivescovo ha ricordato le parole del Papa: “La pace richiede anche il riconoscimento universale della libertà religiosa. È preoccupante che le persone vengano perseguitate solo perché professano pubblicamente la loro fede. In molti Paesi la libertà religiosa è limitata. Circa un terzo della popolazione mondiale vive in queste condizioni”. Continua

La guerra in Ucraina ha irreversibilmente cambiato la situazione geopolitica del mondo e ha avuto un effetto dirompente anche sulla Chiesa. Nel decimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco, dopo un anno di conflitto, dobbiamo constatare l’impressionante solitudine del Pontefice. Continua

Si ritiene che in Italia ci siano circa 95 mila chiese, di cui almeno 85 mila sarebbero beni culturali. Non sono soltanto luoghi di culto, ma anche scrigni di bellezza, di spiritualità e di memoria, che raccontano secoli di vita delle comunità delle nostre città e dei nostri paesi. Sono di proprietà della Chiesa, ma anche dello Stato, degli enti locali e di privati cittadini. Continua

Stiamo facendo l’abitudine a tutto? O certi eventi inducono a riflettere sulla nostra condizione di mortali, sul nostro futuro comune e sulle minacce che incombono su di noi?

Nell’arco di pochi mesi abbiamo vissuto una pandemia planetaria che ha sconvolto il mondo facendo milioni di vittime. Poi è scoppiata una guerra nel cuore d’Europa che – oltre a sommarsi a tanti altri conflitti dimenticati, sanguinosi e tragici – potrebbe allargarsi diventando una terza guerra mondiale e addirittura un conflitto nucleare, come ha prospettato questa settimana, nell’indifferenza generale, il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Sembra di vivere un tempo apocalittico. Dovremmo esserne molto preoccupati. Continua

Forse le diatribe ecclesiastiche di cui parlano i giornali interessano soltanto pochi addetti ai lavori (spesso addetti ai “livori”). Il popolo, praticante e non praticante, guarda alla Chiesa con altri occhi. Con altre aspettative.

In genere rivolge lo sguardo verso la Chiesa alla ricerca di un padre. L’affetto manifestato dalla gente in questi giorni verso Benedetto XVI va letto in questo orizzonte. Continua

È un santo. È un uomo di alta vita spirituale. Lo visito spesso e vengo edificato dal suo sguardo trasparente. Vive in contemplazione… Ammiro la sua lucidità. È un grande uomo”.

Così due settimane fa, prima del peggioramento della salute del papa emerito, Francesco, in una intervista, parlava del predecessore. In effetti il temperamento mite e la bontà di Joseph Ratzinger facevano pensare a quell’“infanzia evangelica” che caratterizza tanti santi. Come pure l’umiltà che lo ha indotto addirittura alla rinuncia del 2013. Continua

Da dove viene il fascino del Natale? Perché coinvolge tutti, anche i non credenti? Perché ogni anno – tanto più oggi, dopo la pandemia – tutti ci concediamo un sorriso, in qualche modo in nome del bambino di Betlemme, se non altro mettendo luci o addobbi o facendo l’albero o il presepe o un gesto di solidarietà o scambiandoci doni e auguri? Perché questa sorta di tregua? Perché il Natale produce questa atmosfera? Continua

Ieri si è tornati a parlare di rinuncia del Papa. Cosa è successo? Due giornalisti del quotidiano spagnolo ABC hanno chiesto a Francesco “cosa succede se un pontefice resta improvvisamente impedito da problemi di salute o da un incidente”. E lui ha risposto tranquillamente: Io ho già firmato la mia rinuncia. Era quando Tarcisio Bertone era segretario di Stato”. Continua

Il “fattore tempo” in politica è determinante. Non solo per scegliere il momento giusto di un’iniziativa o una dichiarazione. Si tratta anzitutto di saper guardare il presente in prospettiva storica, saper valutare gli sviluppi possibili, calibrare l’azione in base agli scenari futuri per influenzarli.

Questa premessa serve a capire uno dei principali messaggi che Giorgia Meloni sta lanciando dal suo insediamento: la premier ripete che questo governo ha davanti a sé cinque anni di lavoro, cioè tutta l’attuale legislatura. Continua